La "nostra"Resistenza vista dal Professor Renato Novelli
San Benedetto del Tronto | "Partigiani veri a san Benedetto ci furono. Lo testimoniano le azioni del tenente Paolini, l'operazione "Nebbia" così detta dal comandante omonimo che trasferì i pescherecci nel Sud controllato dagli alleati".
di Renato Novelli
Renato Novelli
Il 25 Aprile di questo 2012, si festeggia come sempre e come è profondamente giusto. Ma, lo scorrere del tempo mette sempre più in evidenza il significato del recupero della democrazia europea, mentre scivola sempre progressivamente in secondo piano la fine dell'incubo vissuto nella guerra e nell'occupazione tedesca dell'Italia centro settentrionale ed anche la fine degli incubi inquieti del nazismo e del fascismo.
Qualche giorno fa un quotidiano ha scritto "la verità" sulla Resistenza nella nostra città. Si trattò di scontri casuali più che di azioni. Gli eroi si fanno più piccoli. Anche se non si potesse parlare di partigiani veri, non ci sono dubbi che quelle persone uccise da soldati tedeschi furono vittime di una ferocia incontrollata e per questo meritano rispetto. Anche se non furono militanti organizzati.
Ma, in ogni caso, partigiani veri a san Benedetto ci furono. Lo testimoniano le azioni del tenente Paolini, l'operazione "Nebbia" così detta dal comandante omonimo che trasferì i pescherecci nel Sud controllato dagli alleati. Combattenti e vittime sono due esperienze diverse della guerra piombata in casa. Il 25 Aprile li contiene tutti, anche se è giusto storicamente ed eticamente distinguere.
Mi interessano altri aspetti della resistenza. L'opinione pubblica italiana diede il proprio consenso al fascismo per molti anni. Gli orrori della guerra e le sofferenze indicibili, portarono la maggioranza del nostro popolo ad aprire gli occhi. Ma l'anima vera della resistenza furono i soldati abbandonati a se stessi da governi vigliacchi (fascisti ma anche post fascisti) sostenuti da antifascisti organizzati e da un'opinione pubblica diffusa. Questo processo fu un'agire sociale di grande momento che anche qui a San Benedetto va rivendicato.
Vorrei anche dire, però, che non dovremmo dimenticare che nella guerra precedente i soldati italiani, in particolare nella ex Yugoslavia, eseguirono ordini crudeli e furono commessi crimini contro l'umanità anche da parte delle nostre truppe. Come documenta un libro di Gianni Oliva "Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani 1940 - 1943".
In Croazia nelle nostre truppe c'erano molti soldati di questa zona, tutti bravi padri, che però obbedirono ad ordini odiosi. La Resistenza ci ha permesso di cancellare la memoria e una riflessione su quelle vicende. E' giunto il momento di parlarne. Come non va dimenticato che la identificazione di nazisti e tedeschi non è storicamente giusta. Per certo la crudeltà di condotta della guerra delle truppe tedesche fu un dato di fatto. Ma vi furono eccezioni e vittime. Perché non ricordare che gli equipaggi degli U - Boot si rifiutarono in molte occasioni di sterminare gli equipaggi delle navi che avevano affondato. Che a bordo di quei mitici sottomarini c'erano giovani considerati devianti e poco adatti al futuro della grande Germania, che molti di loro erano poco convinti del nazismo.
Non fu solo l'eroico gruppo della Rosa Bianca ad opporsi al Nazismo. Forme di resistenza passiva ci furono. E furono questi tedeschi ad arrivare per primi in Italia per le vacanze. Perché la Resistenza italiana fu un processo profondo ed europeo, più di ogni altra resistenza. Proprio perché fece i conti con il passato fascista del proprio paese. Sempre viva Resistenza
Qualche giorno fa un quotidiano ha scritto "la verità" sulla Resistenza nella nostra città. Si trattò di scontri casuali più che di azioni. Gli eroi si fanno più piccoli. Anche se non si potesse parlare di partigiani veri, non ci sono dubbi che quelle persone uccise da soldati tedeschi furono vittime di una ferocia incontrollata e per questo meritano rispetto. Anche se non furono militanti organizzati.
Ma, in ogni caso, partigiani veri a san Benedetto ci furono. Lo testimoniano le azioni del tenente Paolini, l'operazione "Nebbia" così detta dal comandante omonimo che trasferì i pescherecci nel Sud controllato dagli alleati. Combattenti e vittime sono due esperienze diverse della guerra piombata in casa. Il 25 Aprile li contiene tutti, anche se è giusto storicamente ed eticamente distinguere.
Mi interessano altri aspetti della resistenza. L'opinione pubblica italiana diede il proprio consenso al fascismo per molti anni. Gli orrori della guerra e le sofferenze indicibili, portarono la maggioranza del nostro popolo ad aprire gli occhi. Ma l'anima vera della resistenza furono i soldati abbandonati a se stessi da governi vigliacchi (fascisti ma anche post fascisti) sostenuti da antifascisti organizzati e da un'opinione pubblica diffusa. Questo processo fu un'agire sociale di grande momento che anche qui a San Benedetto va rivendicato.
Vorrei anche dire, però, che non dovremmo dimenticare che nella guerra precedente i soldati italiani, in particolare nella ex Yugoslavia, eseguirono ordini crudeli e furono commessi crimini contro l'umanità anche da parte delle nostre truppe. Come documenta un libro di Gianni Oliva "Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani 1940 - 1943".
In Croazia nelle nostre truppe c'erano molti soldati di questa zona, tutti bravi padri, che però obbedirono ad ordini odiosi. La Resistenza ci ha permesso di cancellare la memoria e una riflessione su quelle vicende. E' giunto il momento di parlarne. Come non va dimenticato che la identificazione di nazisti e tedeschi non è storicamente giusta. Per certo la crudeltà di condotta della guerra delle truppe tedesche fu un dato di fatto. Ma vi furono eccezioni e vittime. Perché non ricordare che gli equipaggi degli U - Boot si rifiutarono in molte occasioni di sterminare gli equipaggi delle navi che avevano affondato. Che a bordo di quei mitici sottomarini c'erano giovani considerati devianti e poco adatti al futuro della grande Germania, che molti di loro erano poco convinti del nazismo.
Non fu solo l'eroico gruppo della Rosa Bianca ad opporsi al Nazismo. Forme di resistenza passiva ci furono. E furono questi tedeschi ad arrivare per primi in Italia per le vacanze. Perché la Resistenza italiana fu un processo profondo ed europeo, più di ogni altra resistenza. Proprio perché fece i conti con il passato fascista del proprio paese. Sempre viva Resistenza
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25/04/2012
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