Opinione pubblica e democrazia
San Benedetto del Tronto | Se solo qualche decennio fa ci avessero magicamente recapitato dal futuro le pagine della cronaca di oggi, politica e non solo, avremmo pensato ad uno scherzo ben riuscito di qualcuno molto dotato di fantasia e gusto del surreale.
di Maria Teresa Rosini
Non avremmo certamente creduto, dato che talvolta non riusciamo a crederci neppure oggi, all'amalgama indecente cui siamo chiamati ad assistere quotidianamente e che intrappola come in una sorta di sabbie mobili i nostri tentativi di uscirne scrutando un orizzonte purtroppo realistico nella sua desolante assenza di panorami "altri".
Tengono banco vicende private, a volte intime, divenute questioni di stato a causa di una gestione personalistica del potere politico, la autolesionistica rincorsa alla divisione in cui l'incerta identità dell'opposizione non può fare a meno di frantumarsi, le spinte disgreganti antistato con i fascismi e i razzismi "di ritorno" che alimentano a suon di proclami, per trovarvi terreno di consenso, le insicurezze e gli istinti aggressivi di una parte della società civile, priva di riferimenti credibili e di una consapevolezza storica e culturale che funga da bussola.
Al centro anche la questione informazione, da un lato accusata di "parlare troppo" di ciò che qualcuno ritiene debba essere nascosto all'opinione pubblica e per questo criminalizzata ("farabutti"), dall'altro utilizzata per colpire con ogni mezzo (ce ne sono ancora di non leciti?) chi non intenda accodarsi alle fanfare trionfalistiche sul paese delle meraviglie.
Tutto il resto (disoccupazione, crisi economica, sviluppo sostenibile, risorse energetiche e loro utilizzazione, scuola ) sullo sfondo, a contorno, strascico di antiche questioni irrisolte aggravate da un presente per il quale non siamo attrezzati.
Di fronte alla complessità di una situazione economica globale gravissima a cui vecchie e nuove questioni nazionali si intrecciano, non è facile per i cittadini comprendere quali sarebbero davvero le scelte più giuste da compiere, le azioni politiche e i progetti che consentirebbero al paese di andare verso il futuro con maggiori opportunità di progresso, di giustizia sociale, di sviluppo.
Ma se le scelte politiche investono anche valori e principi fondanti dello stato e della democrazia (la libertà e l'etica dell'informazione, il primato della legalità), i cittadini dovrebbero esercitare ogni sforzo per accedere ad una maggiore consapevolezza delle conseguenze implicite in ogni singola azione politica che si compie in sede di governo del paese.
Siamo ben lontani da questo traguardo. Più spesso l'opinione pubblica, sollecitata nelle sue pulsioni più irrazionali e "anestetizzata" da un'informazione in buona parte più disponibile a nascondere e mistificare che a chiarificare e svelare la realtà, è, semplicemente, assente.
Gran parte di essa appare poco propensa a far ascoltare la sua voce, più incline a evitare come un fastidio la consapevolezza della realtà, l'analisi razionale dei problemi e cedevole al contenuto di proclami fuorvianti.
Mutano le forme e gli strumenti della comunicazione politica ma, in realtà, non c'è nulla di nuovo negli esiti, nulla che nel passato non abbiamo già sperimentato: il secondo conflitto mondiale, l'Olocausto furono eventi dovuti anche ad un'opinione pubblica che in gran parte preferì tacere e adeguarsi se non sostenere le scelte scellerate e trionfalistiche dei dittatori, salvo poi pagarne duramente le conseguenze.
Non è una lezione che abbiamo imparato.
In una delle frasi pronunciate da Hitler nel film "La caduta" possiamo rinvenire un'interpretazione illuminante dell'approdo cui giunge un'opinione pubblica poco consapevole e che offre in modo troppo condiscendente e irresponsabile il suo consenso illudendosi di fare, in questo modo, i propri interessi.
Di fronte alle preoccupazioni dei suoi generali circa le sorti del popolo di Berlino nell'imminenza dell'arrivo delle truppe alleate Hitler risponde:
"Non abbiamo forzato il popolo tedesco, ci ha detto sì senza condizioni. Adesso deve offrirsi al taglio della gola."
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29/09/2009
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Betto Liberati