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La crisi del welfare e le difficoltà dei Comuni. Attacco ai Comuni e ai loro beni comuni

Ascoli Piceno | "Terza corsia fino a Pedaso o arretramento da Civitanova Marche? Cosiglio provinciale aperto: confronto dal basso o populismo consultivo?"

di Luigi Meconi

 
1) "La democrazia è procedura, è rispetto delle forme..." "La costituzione materiale è stata delegittimata però c'è ancora, è pur sempre consegnata in un testo. Una situazione molto pericolosa." "... la prima spia di una minaccia autoritaria, non voglio dire anche totalitaria, è lo scarto tra il diritto e il fatto, cioè tra le regole codificate, scritte nei documenti costituzionali e i comportamenti concreti".
 
Queste sopra sono le parole di un costituzionalista, Michele Ainis, in una intervista sul Manifesto di domenica 17 aprile. Era relativa all'attuale grave crisi politica e i comportamenti che sta tenendo la Cdl e la Lega, escluso Follini. Appena lette queste parole il pensiero mi è andato a una serie di altre vicende.
 
Come la guerra in Iraq. Nonostante la nostra Costituzione reciti che l’Italia ripudia la guerra.
 
O la politicizzazione della dirigenza pubblica, in cui lavoro; il c.d. spoil system. Ha un bel dire la nostra Costituzione (art. 98) che i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione o altre recenti vicende come l’istituzione della Provincia di Fermo, sostenuta da destra a Rifondazione; istituita con una legge che viola Costituzione, un legge di principi, il Tuel d. lgs. 267/00, e una legge regionale, la n. 10 del 1995.
 
O altre operazioni come la trasformazione delle Municipalizzare in Spa o Srl, Società di capitali; e il pretendere che i cittadini credano che per il solo fatto che sono a totale capitale pubblico non siano passate al mercato, privatizzate. Con Società di proprietà comande che si mettono a competere, magari con guerre, per ora, di soli prezzi, come nel medio evo.
 
Come nel caso in corso della creazione di una Spa per la gestione del ciclo integrale delle acque: la CIIP Spa, al posto del vecchio Consorzio idrico; per poi voler far credere che i Comuni azionisti possano coordinarne la gestione e dare indirizzi a prescindere dai loro organi sociali come impone il codice civile. Altro discorso per Consorzi, Municipalizzate e Aziende Speciali, loro enti strumentali. Non è un caso che la regolamentazione di questi ultimi è affidata integralmente all’autonomia regolamentare dei Comuni e non al codice civile.
 
O altre ancora nel campo dell’ordinamento pubblico.
 
Come il fenomeno del neocentralismo delle Province che, in violazione di precise norme costituzionali, a partire dall'articolo 114 sull'equiordinazione tra Comuni, Città Metropolitane, Province, Regioni e Stato, stanno mettendo in crisi i Comuni. Anzi, per lo stesso articolo e per il successivo, il 118, i Comuni, per sussidiarietà, sono i primi enti gestori dei servizi al cittadino. Le Province, come sta avvenendo nelle Marche, non si limitano a collaborare con i Comuni, o coordinare, ma entrano sempre più nella gestione di servizi che competono ai Comuni.
 
Da qui, forse, un passaggio del mio documento che ha irritato Rossi. Che ha risposto con una lettera molto irritata, perfino offensiva. Sul neocentralismo delle Province in alcune realtà come le Marche pensano come me molti Sindaci e l’ANCI. Comunque posso dimostrarlo in più atti della nostra Regione. Anche per il lavoro che vi svolgo in rappresentanza dell’ANCI piccoli Comuni con il gruppo tecnico che monitorizza i suoi atti principali.
 
2) Consiglio Provinciale “aperto” di Porto Sant’Elpidio sulla viabilità nel Piceno. “Aperto”, come?
 
Il Presidente della Provincia Rossi mi scrive molto irato; fino all’offesa. Risponde, forse, al documento da me distribuito a Porto Sant’Elpidio e che, per vero ha avuto riconoscimenti anche significativi. Sia sul piano tecnico, che politico. Prima di rispondere ad alcuni passaggi di questa lettera mi va di raccontare un po’ di questo Consiglio Provinciale aperto. Sabato 16 maggio ho seguito il Consiglio Provinciale aperto tenuto a Porto Sant'Elpidio.
 
Mi hanno colpito più cose. Dirò le 2-3 più importanti. A partire dalla folta e positiva presenza di pubblico.
 
Il Presidente Rossi fa il suo intervento. Si apre la discussione.
 
Parlano alcuni tecnici.
 
Parlano, nel merito, un Consigliere Provinciale. Parla il Sindaco di Porto Sant'Elpidio. Parla la Confesercenti. Parlano due esponenti ambientalisti. Parla il Presidente della Carifermo. Parla un Consigliere Comunale di Porto San Giorgio. Parla un cittadino. Parla il Sindaco di Montegranaro. Sono in attesa altri 8 interventi. Oltre ai Consiglieri Provinciali. E' tardi.
 
Il Consiglio viene sospeso e alla ripresa si decide per il suo rinvio. Ci sono ancora molti ad aver chiesto di parlare. Tra cui gli altri Sindaci di più Comuni.
 
Prima del rinvio il capogruppo di maggioranza legge una bozza di mozione e dice che sarà sottoposta, con possibili modifiche, al voto dell’assemblea alla fine dei lavori.
 
Sorpresa. La mozione è dattiloscritta e ricalca le linee dell'intervento del Presidente Rossi. Nessun accenno ai primi interventi dei presenti che miravano a ristabilire un equilibrio tra Nord e Sud della Provincia e all’unico intervento, del Sindaco Basso di Montegranaro, che dice che una infrastruttura come un’autostrada non può interessare solo i Comuni della costa. Né la bozza di mozione sembrava tenere conto del fatto che si stava diciamo a metà del Consiglio aperto.
 
Quale mai partecipazione è questa se quanto nasce dal confronto sembra non avere nessun diritto di ospitalità? E si dattiloscrive addirittura il risultato dello stesso prima che si svolga? Quale mai “confronto e decisione dal basso” è questo? Come mi scrive Massimo Rossi? E ancora, scrive, “mi limito a chiamare a raccolta i soggetti interessati sui vari argomenti”. Vero che quanto si è visto somiglia molto a “una chiamata a raccolta”, tra l’altro molto ricca, ma si è certi che è questo decidere dal basso?
 
Il Vicesindaco del Comune di Campofilone, mi chiede insistentemente come può il Presidente Rossi, che a Grottammare ha fatto un convegno sul Bilancio Partecipativo, portare avanti questo Consiglio Provinciale aperto così poco rispettoso della partecipazione, in particolare, dei Comuni?
 
Che cosa sta succedendo? Il Consigliere provinciale ed ex onorevole Cesetti, esprime tutto il suo disagio per come si sta conducendo questo Consiglio c.d. aperto. E chiede di intervenire senza i limiti dei 5 minuti concordati per il Consiglio aperto.
 
Obiezioni da condividere. I rischi di sminuire la sacralità del massimo organo di governo della Provincia, o di un Comune, sono reali. Non a caso nei non pochi Consigli Comunali seguiti, in caso di interventi del pubblico si annotava nei verbali la temporanea sospensione del consesso.
 
3) Consiglio Provinciale “aperto” o bruttissima copia della Partecipazione intesa come ampliamento dei momenti di democrazia diretta?
 
Altro, Presidente Rossi, è, almeno a mio giudizio e non solo, quello che oggi si chiama “partecipazione diretta del cittadino ai processi decisionali delle istituzioni locali”. Da un esponente della Rete del Nuovo Municipio, a cui aderisce anche chi scrive, Rete promotrice del Bilancio Partecipativo, mi attendevo e mi attendo ben altro.
 
Per Massimo Rossi le mie, come mi scrive, sono “spesso farneticazioni” e “degenerazioni narcisistiche”. Peggio, “piene di elementi errati e non verificati”. Per me sono, all’opposto, attenzione al difficile gioco della democrazia. A partire, come riporto all’inizio, dai principi su cui si fonda la nostra Costituzione democratica. Primo dei quali io colloco l’uguaglianza; uguaglianza che non vedo più.
 
Significativo, almeno per me che sono senza partito, il libro di Giulio Marcon: “Come fare politica senza entrare in un partito”. Commentato su Il Manifesto del 15 aprile. Libro, si legge su Il Manifesto, in cui Marcon descrive lo stato di “partiti che, in Italia come nella maggior parte dei paesi occidentali, si sono arrogati il diritto esclusivo di fare politica, assorbito la maggior parte delle risorse disponibili, lasciato briciole a coloro che fanno politica al di fuori, come movimenti sociali e organizzazioni di volontariato”. Quanto di questo sentirsi superiori sta dentro le recenti note a me scritte da Massimo Rossi e in altre critiche, a volte feroci, di altri esponenti politici di destra come di sinistra?
 
Ma torniamo al Consiglio Provinciale aperto di Porto Sant’Elpidio.
 
Non c’è documento della Rete del Nuovo Municipio in cui non si ripeta la raccomandazione a regolamentare i processi partecipativi. Come sentito anche da dirigenti del partito in cui milita Rossi.
 
4) Bene reinventare la democrazia davanti a una crisi della politica molto grave. Da qui anche le pratiche di Bilancio Partecipativo, o di Agenda 21. Attenzione però a non confonderli con altro.
 
Ecco alcuni passaggi di uno scritto di Tarso Genro, attuale Ministro del Brasile; avvocato e già Sindaco di Porto Alegre; tra gli inventori e promotori del Bilancio Partecipativo (pag. 42 e 43 del libretto curato da Giovanni Allegretti e Salvatore Ricciardi - ed. La Ginestra).
 
"Il processo del Bilancio Partecipativo non urta solo contro la ristrettezza e le limitazioni della democrazia rappresentativa. Esso si differenzia anche dal consiliarismo puro, inteso come processo non regolato, nel quale i più abili e attivi sono avvantaggiati. E si differenzia anche dal populismo tradizionale, meramente consultivo, nel quale la partecipazione popolare è un semplice elemento conoscitivo, attraverso il quale l'Esecutivo prende le decisioni che gli sembrano più convenienti".
 
"Il fatto che il Bilancio Partecipativo sia regolato, prevedibile, e allo stesso tempo aperto crea effettivamente una cultura e una psicologia nelle quali i leader devono conoscere le regole del processo, devono rispettarle e devono anche attivare la partecipazione del maggior numero possibile di persone, per aumentare la propria influenza sui risultati".
 
"Il populismo consultivo spinge verso la passività perché, in ultima istanza, è il leader che ha il potere di decisione. Il consiliarismo tradizionale stimola solo l'abilità politica per vincere nelle assemblee infiammando i partecipanti con discorsi, poiché non ha regole che organizzino in forma democratica le discussioni"
 
"Nel processo del Bilancio Partecipativo la decisione ha un percorso determinato, che necessariamente deve essere articolato e messo in relazione con le richieste di altri Quartieri, i quali hanno anch'essi il loro peso e si fanno rispettare. Il numero dei partecipanti, l'abilità nel dialogare, il rispetto delle regole consensuali e degli altri leader si combinano in uno stesso processo, fino alla decisione finale".
 
Avendo lavorato ad Altidona sul Bilancio Partecipativo seguendo, per quanto possibile, il modello di Porto Alegre, cioè su autogestione e conferimento di poteri non meramente consulti, ma decisionali, alle assemblee di Quartiere e Cittadina, questi Consigli Provinciali aperti suonano molto strani. Una cosa è certa. Ad Altidona, cittadini e Amministrazione, a partire dal suo Sindaco, Talamonti, stanno facendo del tutto per evitare ogni rischio di quello che Tarso Genro chiama “populismo consultivo”.
 
Non pochi Comuni della nostra Provincia, e di altre parti d’Italia, che si sono aperti al Bilancio Partecipativo, sono in difficoltà perché è tutt’altro che una cosa di folclore e forse perché confondono assemblee con meri compiti consultivi con assemblee con poteri decisionali.
 
Non sfugge a nessuno che è impossibile conferire poteri non meramente consultivi, ma decisionali, ad assemblee non adeguatamente disciplinate. Una volta, se non ricordo male, si sono ricordate queste parole di Tarso Genro anche a Massimo Rossi Sindaco.
 
Massima autonomia ai Quartieri nell’autoregolamentare, tra cittadini, le forme di consultazione e di decisione. Ma di regolamento si tratta. Quando poi i Quartieri, e la Città, si interfacciano con gli organi di governo e tecnici del Comune (o della Provincia), scatta la necessità di altro regolamento che interessa, questa volta, il Comune o la Provincia. Fondamentale è seguire, si ripete, procedure “regolate” e “aperte”; come scrive Tarso Genro.
 
5) Autostrada Adriatica, di rilievo UE, ma se ne parla come fosse una  realtà locale, Nazionale Adriatica satura, anche di polveri sottili, ma sembra che interessi molto in parte. Ambientalisti in affanno. San Benedetto del Tronto, basterebbe il solo suo bacino elettorale, non accetterà mai due sole corsie e non rinuncerà mai al superamento dell’imbuto che si chiama: Nazionale Adriatica.
 
Tornando all’autostrada, mi ha non poco colpito la limitatezza della visione del problema del  Sindaco di Porto Sant’Elpidio. Sembrava dire: visto che la società Autostrade Spa mi fa anche il casello (con risparmi, già stanziati, anche per la Provincia), ne sposo il progetto della terza corsia fino a Pedaso. E gli ingorghi e le polveri sottili sulla Nazionale Adriatica che percorre la sua città forse più di altri? 
 
Il Sindaco ha detto che questo mese c’è stato il superamento dei limiti in due soli giorni. Dimenticando di aggiungere che il problema si ha nei soli mesi invernali, da settembre a marzo. E, fatto che, si ripete, mi ha colpito, non ha detto nulla di tutti gli altri Comuni del Piceno con analoghi problemi di traffico e polveri.
 
Estremamente più interessante la posizione degli ambientalisti. E il loro: basta privilegiare strade, scegliamo altre soluzioni: ferrovia e trasporti marittimi. Come detto anche dal Presidente Rossi.
 
Sennonché nessuno, ripeto, nessuno, compresi gli ambientalisti, che dica nulla del progetto regionale ricordato dal suo dirigente sull'arretramento dell'autostrada da Pedaso verso il sud. E del fatto che l’Autostrada Adriatica è un roulette russa anche da Pedaso in giù. Il progetto nel cassetto della Regione Marche sembra voler dire, in più, che le polveri sottili e l’eccesso di traffico sulla Nazionale Adriatica ci sono, come per miracolo, solo da Pedaso verso il sud.
 
Morale degli ambientalisti (e, in parte, anche del Presidente Rossi): non siamo d’accordo né alla terza corsia né al suo arretramento; siamo per soluzioni alternative alla gomma. Peccato, sempre, che i lavori per la terza corsia fino a Pedaso sono partiti e il progetto del suo arretramento da Pedaso sta, si ripete, in un cassetto della Regione.
 
Per tutto questo, la posizione degli ambientalisti, vista la genericità delle soluzioni alternative: metropolitana di superficie, trasporto camion su treni, trasporti via mare, mezzina, strade di penetrazione verso l’interno e altro, si traduce in una buona, ma irrealistica, preghiera.
 
Di cui, però, Presidente Rossi, Provincia e Autostrade si avvalgono non per dare elementi che superino le incertezze che stanno dietro le proposte ambientaliste, ma per sostenere, molto concretamente: 1) terza corsia fino a Pedaso; 2) arretramento autostradale, taciuto, ma non smentito, da Pedaso a San Benedetto del Tronto; 3) generici impegni sulla intermodalità; 4) la divisione della costa picena e delle sue città costiere tra figli e figliastri; 5) l’interno, in grave, e pericoloso declino, che non sembra fare parte della UE.
 
Buono l'intervento della Confesercenti sulla centralità, premesso che quello della terza corsia autostradale fino a S. Benedetto è ovvio (non per gli ambientalisti), del problema della Nazionale Adriatica; un freno all”economia. Il suo promotore, ex Sindaco di San Benedetto del Tronto, Perazzoli, vedendo che un eventuale arretramento a partire da Pedaso sarebbe un chiaro pugno nello stomaco ai Comuni del fermano, propone l'arretramento a partire dal nuovo casello di Porto Sant'Elpidio (perché mai da qui; ben sapendo che da Civitanova parte  la super strada che arriverà fino a Foligno, e il “Quadrilatero”?).
 
Meno comprensibile è il punto costi, anche di Rossi, per l’arretramento. Chi non sa che le infrastrutture costano? Conta la loro utilità. Per quel poco che si sa di keines e per quello che si vede girando l'Italia, sentire Rossi parlare di costi anche per una infrastruttura magari necessaria, è parso molto strano. Tornando alla lettura, a fine Consiglio, della bozza di mozione letta dalla maggioranza era evidente che non affrontava affatto il nodo delle evidenti diversità  tra città del nord e città del sud della Provincia.
 
Forse perché da Pedaso partono le gallerie? Se si, perché non dirlo? Ma non resta una macroscopica  disparità tra città fermane e città ascolane? E, se si arretra l’autostrada, l’ambiente qui non interessa? Un pugno nello stomaco, dunque, a tutto il fermano. Non solo alla mia povera Altidona che il progetto della Regione sventrerebbe insieme a Campofilone. Se, dio non voglia, per arretrare, si fa correre l’autostrada  lungo la Valdaso per alcuni chilometri, a rimetterci è addirittura tutta la valle. La più ricca, per orto-frutta, della Regione.
 
 Bella non è. Il confronto è sempre meglio del nessun confronto. Ma attenti, direbbe Tarso Genro, al “populismo consultivo”; che, “in ultima istanza”, “spinge verso la passività”. Al posto di Consigli aperti, fin tanto che non si struttura un Bilancio Partecipativo, suggerirei, come per Agenda 21, forum, assemblee, action plan. Le offese, infine, a un cittadino che dice, criticando, la sua, sono, ahimè, avvisaglia, non di ricchezza, ma di una democrazia più che in crescita, in declino.

22/04/2005





        
  



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