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Made in Italy. Bello e ben fatto: patrimonio nazionale da difendere.

Ascoli Piceno | Convegno “Made in Italy. Bello e ben fatto: patrimonio nazionale da difendere” con un relatore d’eccellenza come il Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Mario Boselli.

di Francesca Romana Rinaldi

 
 
Lo scorso 12 marzo ad Ascoli Piceno si è tenuto il Convegno “Made in Italy. Bello e ben fatto: patrimonio nazionale da difendere” con un relatore d’eccellenza come il Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Mario Boselli.
L’incontro è stato organizzato dai Club dei Lions, delle Soroptimist e da Assindustria di Ascoli in occasione della presentazione del libro di Clelia Traini “Maglia. Creatività e tecnologia”.
 
L’incontro ha riguardato diverse tematiche: prima di tutto la performance attuale del settore moda, gli elementi che differenziano l’Italia dalle altre nazioni protagoniste del settore e le conseguenze della fine dell’Accordo Multifibre.
 
<<Italia e Francia, restano le vere Nazioni della Moda: esse si differenziano per diversi elementi ma principalmente per il fatto che il prodotto italiano è “Bello e ben fatto” mentre quello francese è un prodotto “di lusso”. Per il prodotto italiano preferisco parlare di un prodotto pregevole e ben eseguito, non per forza “di lusso”>>. Così Mario Boselli ha parlato del Made in Italy.
 
Nonostante l’elevato costo del lavoro, dell’energia e delle materie prime l’Italia rimane leader nel prêt à porter: non ha capacità di ricerca di base come i tedeschi e la creatività dei francesi ma è dotata della capacità di armonizzare i due elementi. L’area creativa deriva dalla storia, dalla cultura (quello che Boselli ama definire “Effetto  Rinascimento”); l’area tecnologica è caratterizzata da una completezza nelle fasi a monte della filiera, quelle delle fibre tessili (sviluppo dell’industria meccano-tessile, della ricerca applicata…etc…). La coniugazione dei due elementi è attivata dalla presenza degli “attori”: i grandi gruppi industriali e i distretti (si tratta di circa 900 mila addetti nel settore in circa 9 mila imprese).
 
Dopo l'abolizione delle quote, avvenuta lo scorso 1 gennaio, le esportazioni di prodotti tessili cinesi sono salite del 65,2% negli Stati Uniti e del 46,5% in Europa.
Boselli ha evidenziato che ormai la fascia bassa del mercato è in mano ai prodotti importati e la fascia alta del mercato rappresenta solo la “ punta dell’iceberg” dell’intero mercato: sarà quindi necessario puntare sulla fascia media ed in particolare su quattro fattori:
- il prodotto “Bello e ben fatto”;
- la produzione di lotti medi (i cinesi producono solo in grandi lotti);
- il servizio (per essere vicino al mercato);
- l’ internazionalizzazione (delocalizzazione mirata verso il Centro-Est Europa o il Nord Africa, paesi piuttosto vicini all’Italia per evitare di perdere il controllo sulla progettazione e sulla logistica).

15/03/2005





        
  



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