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Il buon gusto si insegna a scuola? Sul caso “pantaloni a vita bassa"

Ascoli Piceno | Il preside del Liceo Scientifico esprime la sua opinione

di Federico Biondi

Il caso sollevato dagli studenti del Liceo Scientifico Vitruvio Pollione di Avezzano in provincia dell'Aquila, in riferimento al divieto di indossare da parte degli alunni e delle alunne i “pantaloni a vita bassa”, non è un problema che tocca particolarmente il dirigente didattico del liceo scientifico A. Orsini di Ascoli Piceno.
 
Il preside Carlo Silvestri spiega che al liceo scientifico di Ascoli Piceno il problema non si è presentato per il semplice motivo che nessun docente e nessun genitore ha mai sollevato il caso, “i ragazzi usano questi pantaloni alla moda ma è evidentemente che li indossano in modo ortodosso”.
 
Bisogna distinguere tra buon gusto e limitazione della libertà, “ogni ambiente, ogni luogo deve avere un corrispondente comportamento altrimenti si può offendere la sensibilità di altri”.
 
Non è vietato vestirsi in modo originale e i professori sono consapevoli che i ragazzi vanno rispettati per la propria personalità. In una classe ogni studente ha una propria natura, una propria caratteristica a differenza degli abiti che spesso sono tutti uguali.
 
È importante che si rispettino le regole di comportamento scritte nello “ statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria” D.P.R. del 24 giugno 1998 n°249.
 
Questi sono dei principi generali a cui gli studenti si devono attenere per risolvere al meglio il loro percorso formativo. Leggendo tra gli articoli della legge viene riportato che gli studenti devono impegnarsi e studiare, che hanno diritto di associazione all’interno della scuola, che possono utilizzare i locali dell’edificio scolastico ma sono anche “tenuti ad avere nei confronti del capo di istituto , dei docenti, del personale tutto della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto anche formale, che chiedono per se stessi”.
 
In definitiva se uno studente indossa i pantaloni a vita bassa, tanto bassa da mostrare gli slip, non ha commesso nessun reato ma non ha rispettato chi potrebbe vedere in questo una provocazione, in definitiva ci vuole rispetto reciproco tra tutti gli individui che vivono l’istituto scolastico.
 
In Italia non ci sono norme che disciplinano in modo accurato e preciso l’abbigliamento di uno studente, questa è una libertà personale purché non offenda la sensibilità altrui. Il principio vale anche per i comportamenti che toccano altre tematiche come le religioni e le convinzioni.
 
Lo “statuto delle studentesse e degli studenti” può essere coadiuvato da regolamenti di istituto, di conseguenza ogni scuola ha un suo specifico regolamento che è approvato e discusso dal collegio dei docenti e dal consiglio di istituto nel quale sono presenti anche i rappresentanti dei genitori e degli studenti.
 
Sta di fatto che se la sensibilità altrui risulterà offesa, il dirigente scolastico può intervenire sanzionando il “trasgressore”.

16/10/2004





        
  



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