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Magdi Allam, l’Europa e i kamikaze

San Benedetto del Tronto | Il vicedirettore del “Corriere della Sera” ha presentato il suo ultimo libro alla Palazzina Azzurra

di Giovanni Desideri

Il pubblico lo ascolta e gli pone delle domande, qualcuno ha l’impressione che qualcosa non quadri nel suo racconto della guerra in Iraq. Ma la discussione è sempre civile, un pubblico che sembra proprio quello del Corriere della Sera, giornale di cui è “vicedirettore ad personam” da meno di un anno. Magdi Allam ha presentato ieri sera alla Palazzina Azzurra di San Benedetto il suo ultimo libro, Kamikaze Made in Europe. Riuscirà l’Occidente a sconfiggere i terroristi islamici? (Mondadori 2004), introdotto da Massimo Teodori, che a sua volta presenterà il suo ultimo libro martedì 10 agosto sempre alla Palazzina (L’Europa non è l’America, Mondadori 2004) e dall’organizzatore degli “Incontri con l’autore” Mimmo Minuto della libreria “la Bibliofila”.
 
La serata è stata seguita da un pubblico numerosissimo, in parte rimasto in piedi. Al termine Magdi Allam ha visitato la mostra su Michelangelo (“Grafia e biografia”) presso la stessa Palazzina.
 
Teodori ha parlato del libro di Allam come di “un atto di accusa verso l’Europa e l’Italia, per quello che non hanno fatto o non hanno capito rispetto al terrorismo. L’occidente scambia gli estremisti per perseguitati politici in arrivo dai rispettivi paesi. L’Italia non ha una politica di integrazione degli immigrati o una strategia internazionale di contrasto del terrorismo islamico. Continuiamo a pensare che ci siano alternative per non combattere contro il terrorismo. Opposizione e governo non hanno le idee chiare su questo. Ma il pacifismo è solo un vuoto di politica.”
 
Prendendo la parola, Magdi Allam ha sfumato appena un po’ il giudizio di Teodori, toccando poi diversi argomenti, alcuni su sollecitazione del pubblico: “vorrei esprimere innanzitutto la mia solidarietà ai soldati italiani, che in queste ore respingono bande armate sciite, minoritarie in Iraq. Oggi la posizione di chi condivide la reazione degli USA dopo l’11 settembre è minoritaria in Italia. Si tende a credere che il terrorismo non sia un fenomeno concreto, ma quasi una fiction, persino dopo l’11 marzo in Spagna.”
 
“Ciò non toglie, ha aggiunto, che di tutti i musulmani si sia fatto un potenziale nemico, generalizzando il comportamento di alcuni di essi. Ma se è vero che dalle moschee di Cremona e Brescia sono partiti kamikaze che si sono fatti esplodere in Iraq, è anche vero che appena il 5% del totale dei musulmani italiani frequenta le moschee. I musulmani sono qui per lavorare e migliorare le proprie condizioni di vita, integrarsi, prendere la cittadinanza italiana. Repressione del terrorismo e integrazione dei musulmani sono due facce della stessa medaglia.”
 
Molte le domande dal pubblico. Sul suo passaggio dalla Repubblica al Corriere: “l’offerta dell’allora neodirettore del Corriere Stefano Folli era impossibile da rifiutare. Non per altro ho lasciato la Repubblica, dove ho lavorato per 24 anni. Ultimamente le mie idee sull’Iraq erano diverse dalla linea del giornale, ma non è stato questo il motivo determinante. Detto questo, il Corriere è un giornale più ponderato, in cui si trovano più posizioni diverse.”
 
Il periodo successivo alla deposizione di Saddam Hussein? “La storia giudicherà positivo il processo di pace. Sul piano dell’economia come su quello dei valori. È importante sostenere questo processo, nell’interesse dei popoli musulmani e di tutto l’Occidente.” Non era possibile catturare Bin Laden? Risposta: “Bin Laden ha creato una rete che può sopravvivere alla sua cattura. Anche in Italia ci sono mafiosi latitanti da 30 anni.”
 
Intervenendo brevemente, Teodori ha riportato l’attenzione sull’opinione pubblica italiana: “la tradizione cattolica e comunista non ha consentito una reazione chiara sul terrorismo come quella di Tony Blair. In Italia centrodestra e centrosinistra sono inadeguati di fronte al terrorismo.”
 
“Recuperare” gli iracheni: “il 60% degli iracheni, ha detto Allam, vive sotto la soglia di povertà, nonostante si tratti di un paese che galleggia sul greggio. È necessario creare un fronte comune con tutte quelle persone che non sono state “spersonalizzate” dal regime. La maggior parte degli iracheni può essere “recuperata” rispetto al passato.”

07/08/2004





        
  



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