La Quintana di agosto ad Ascoli Piceno era illuminata da un sole cocente e da un cielo nitido e rarefatto, tanta luce faceva risaltare al massimo i colori della rievocazione storica.

L’aria alleggeriva un po’ il caldo delle quindici del pomeriggio, e gli occhi si potevano tranquillamente posare sulle sollecitazioni cromatiche continue.

 

Velluti, nastri, guarnizioni, pellicce, perline, fili d’oro, raso, sete, ogni elemento sembrava vivificarsi sotto la luce nitida di questo sole del primo di agosto.

La cura sartoriale, la sottigliezza delle rifiniture, la varietà dei modelli, dei colori e dei velluti. Ogni accessorio  concludeva ed esaltava l’intera figura, a partire dalla più piccola perlina dell’acconciatura fino al più grande mantello.

 

La regalità di un tessuto come il velluto, dai riflessi setosi, pesante e morbido allo stesso tempo, modellava e rendeva maestose le minuziose linee di taglio degli abiti. I colori, gradazioni decise ed intense, andavano dal giallo al rosso porpora, dal nero morbido all’azzurro, dal delicato rosa cipria al verde senape. Le varie cromie creavano un mare luminoso che ondeggiava al ritmo vibrante e profondo dei tamburi e a quello netto e squillante delle chiarine.

 

Si aveva l’impressione di aprire un libro medievale ricco di miniature che, invece di rimanere statiche e bidimensionali sulle pagine, avevano preso vita muovendosi con passo deciso e continuo.

Capelli raccolti sulla nuca, intrecciati o inframmezzati da nastri e reticelle, realizzate con materiali preziosi. Le damigelle più giovani avevano delle ghirlande di fiori tra i capelli, probabilmente per sottolineare la freschezza dell’età. Le perle che ingioiellavano le nuche illuminavano l’intera figura.

 

La preziosità non si riscontrava soltanto nell’abbigliamento femminile, ma anche gli abiti dei figuranti maschili offrivano preziosi ricami, ricercati copricapo, sontuosi mantelli e luccicanti armature, collane e alte cinture di cuoio. Sembrava quasi che Carlo Crivelli e Pietro Alemanno fossero passati un attimo a rifinire, con i sottili e morbidi crini del pennello quattrocentesco, ogni personaggio di questa lunga sfilata d’altri tempi.

 

Peccato soltanto per le cerniere che probabilmente gli stessi pittori non sarebbero riusciti neanche ad immaginare.