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Balloni: “il Comune di San Benedetto può vendere solo la sua quota del Centro Agro Alimentare”

San Benedetto del Tronto | Intervento del presidente del CAAP nel dibattito sulla ventilata ipotesi di privatizzazione della struttura

di Avv. Gianni Balloni*

Le notizie apparse sui giornali in merito all’Agro Alimentare mi costringono, per amor di verità, ad intervenire onde chiarire alcuni aspetti degni di maggior attenzione e precisione.
Precisione che ritengo necessaria quando si danno notizie ai lettori.
 
Orbene il Prof. Felicetti erra quando usa termini quali “vendiamo il Centro Agro Alimentare”.
Infatti non è che il Comune possa vendere la struttura sorta su circa 150.000 mq. ma, semmai, le quote di partecipazione al Consorzio che sono pari al 43%.
 
Ed è ovvio che vendere le quote di partecipazione minoritaria è cosa ben diversa dal vendere l’Agro Alimentare, e non ha senso attingere liquidità per la riqualificazione urbanistica togliendola ad uno dei principali settori economici del nostro territorio.
 
Più preoccupazioni destano invece le affermazioni di un Consigliere che, in qualità di Amministratore del CAAP, afferma candidamente di aver sollecitato il Consiglio al fine di mettere in atto tutte le procedure per la privatizzazione.
 
Un amministratore dovrebbe sapere che il Consiglio di Amministrazione di una qualsivoglia società non ha il potere né le capacità di vendere quote dei proprietari, questi ultimi sono ovviamente liberi di disporre come meglio credono delle loro quote, ma nulla vi ha a che fare il C.d.A..
 
Inoltre rimane irrisolto il problema finanziario in quanto la vendita di quote rimpinguerebbe soltanto le casse dei Soci e non del Centro Agro Alimentare.
 
Ma trovo anche ingeneroso ed offensivo parlare delle ditte insediate come genericamente morose.
 
Le cento ditte presenti nel Centro sono per la stragrande maggioranza laboriose, corrette, danno lavoro a circa 400 persone, creando un indotto non indifferente per il nostro territorio.
 
E’ vero che il CAAP ha una situazione finanziaria pesantissima, posizione che il nuovo C.d.A. ha ereditato dalla precedente gestione e frutto sia della sottocapitalizzazione che di scelte gestionali quanto meno opinabili.
 
E’ altrettanto vero però che si è riusciti quasi a pareggiare il conto economico che sarebbe addirittura in attivo se non vi gravassero gli oneri finanziari.
 
Questo dato spero che stimoli gli Enti Pubblici a non sottovalutare una struttura che solo da un punto di vista immobiliare, vale decine di miliardi di vecchie lire.
 
Quanto sopra tenendo altresì presente come sia stato dato incarico, iniziativa accolta positivamente anche dai Soci, ad una società di consulenza di perfezionare un finanziamento a lungo termine di euro 11.000.000,00.
 
Finanziamento che consentirebbe di sistemare in modo definitivo la posizione debitoria del CAAP, eliminare i vincoli di destinazione d’uso gravanti sull’immobile, ed allora sì che potrà parlarsi di “privatizzazione”, il tutto senza gravare i Soci ed i cittadini di oneri economici giacché la struttura è in grado di garantirsi da sé il mutuo alternativo.
 
Ritengo, quale personale opinione, che nonostante i problemi finanziari che attanagliano un pò tutti i 14 Centri Agro Alimentari, essi rimangono pur sempre un insostituibile presidio territoriale da aiutare, sostenere e sviluppare, in particolare nel Piceno ove diverse aziende private del settore vivono un momento di forte crisi anche in considerazione che gli interessi economici spesso non coincidono con quelli territoriali.
 
Non è poi disdicevole ipotizzare la trasformazione di parte del CAAP in un punto fieristico di discreta grandezza ed importanza per il Medio Adriatico ed il Centro Italia.
 
*presidente del Consiglio d’Amministrazione del Centro Agro Alimentare Piceno

25/06/2004





        
  



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