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Giornalismo, calcio e Samb: un'intervista con Maurizio Compagnoni

San Benedetto del Tronto | Abbiamo intervistato il noto giornalista di Sky Maurizio Compagnoni, toccando vari temi come le prospettive della Sambenedettese, i suoi inizi giornalistici e l'immancabile domanda su Cristiano Ronaldo

di Kevin Gjergji

Sei nato a San Benedetto, una città con un certo fermento culturale ma comunque piccola se messa a paragone con le grandi città dove si sviluppa il giornalismo nazionale. Com'è nata l'idea di fare telecronaca?                        Più che telecronaca, fare il giornalista mi è sempre piaciuto sin da bambino, da piccolo avevo il pallino e la passione di commentare le partite: che fossero in radio o in televisione; anzi probabilmente inizialmente più in radio.                                       San Benedetto è ovviamente piccola rispetto ad altre grandi città ma ha anche il vantaggio di rendere più semplice iniziare, chiaro che ad un certo punto bisogna spostarsi, ma cominciare in una realtà come questa penso sia l'ideale.

Com'è stato invece il primo approccio con il giornalismo, anche data la laurea in giurisprudenza?
Diciamo che avevo già iniziato con il giornalismo sin dalle superiori, attraverso radio, quotidiani e tv locali; poi mi sono iscritto all'università perché non sai mai se riuscirai a fare questo lavoro ad un certo livello e a farlo diventare la tua professione principale.
Perciò mentre lavoravo continuavo a studiare.

Gli inizi sono stati nella radiocronaca più che nella telecronaca, come cambia l'approccio quando lo spettatore ha le immagini davanti rispetto a quando devi descrivere tutto ciò che succede?
C'è da sempre questo falso mito secondo cui la radiocronaca sia più difficile della telecronaca, quando in realtà è il contrario.
Nella radiocronaca non hai vincoli, segui quello che accade e parli, parli a raffica mentre in televisione questo non puoi permettertelo, innanzitutto perché devi essere molto attento a ciò che dici perché il telespettatore guarda e può subito confutare, e poi perché non puoi inondarlo di parole come accade nella radiocronaca dove più parli e più sei bravo, nella telecronaca rischi di diventare fastidioso; perciò quest'ultima risulta molto più complicata, perché ha paletti e vincoli da rispettare.

Rimanendo nell'ambito della telecronaca, come avviene la gestione dei tempi tra il telecronista principale e il commentatore tecnico? Ci sono dei meccanismi già studiati o viene tutto naturale?
Tendenzialmente la seconda voce interviene sui replay o nei momenti in cui il gioco è fermo; chiaramente non ci sono dei vincoli prestabiliti, molto dipende dall'affiatamento tra i due e dalla sensibilità della seconda voce che deve sapere quando è il momento di intervenire; si deve creare intesa e poi si va quasi in automatico infatti solitamente lavoro sempre con gli stessi con cui ho grande feeling.
Sempre riguardo ai meccanismi di telecronaca, quanto studio c'è prima di una partita?
Un bel po', ovviamente dipende anche dal tipo di partita.
Una partita di calcio internazionale, come ad esempio un Galles-Arabia Saudita ai mondiali richiede un lavoro molto lungo mentre per Juve-Milan basta un aggiornamento su ciò che è accaduto negli ultimi giorni.
Comunque adesso è molto più facile prepararle perché con internet trovi tutto invece agli inizi, soprattutto quando lavoravo a TELE+, bisognava utilizzare faldoni in archivio e pacchi di giornali: un lavoro infinito che oggi è diventato nettamente più veloce.

Pensi che l'utilizzo di internet abbia ampliato le conoscenze dei tifosi e degli appassionati e li abbia resi più esigenti?
Senza dubbio oggi lo spettatore ha più conoscenze rispetto a prima, cosa che ci obbliga ad essere sempre più preparati, altrimenti ti "sgamano" subito insomma.
Quelli della mia generazione hanno sempre avuto il pallino di avere una certa preparazione dietro, ma oggi è diventato un obbligo perché lo spettatore conosce tantissimo.

Abbiamo parlato dei primi approcci con il giornalismo, invece com'è stato il passo da una medio-piccola emittente a SKY?
Io mi sono spostato a Milano per lavorare con TELE+, poi quando Murdoch l'ha acquistata il mio passaggio a SKY è stato automatico.
A Milano sono arrivato grazie ad un'intuizione di Rino Tommasi, allora direttore di TELE+ che penso possa essere considerato uno dei più grandi giornalisti al mondo riguardo boxe e tennis; il quale aveva avuto mie notizie tramite suoi amici dato che da ragazzo aveva vissuto alcuni anni a San Benedetto.

Non sei l'unico giurista ad essersi dedicato al giornalismo sportivo, penso ad esempio a Federico Buffa (SKY), c'è qualche correlazione tra le due cose o pensi sia una coincidenza?
Nono è una coincidenza, Federico è proprio avvocato, quando l'ho conosciuto era un potente manager di cestisti e allenatori di basket; comunque ripeto è una coincidenza anche perché la laurea in giurisprudenza è quanto di più lontano ci possa essere dal giornalismo sportivo.

Proprio Buffa ha raccontato in uno speciale che i telecronisti di un tempo, e nello specifico si parlava di Victor Hugo Morales (famoso per la cronaca del ‘Gol del Siglo' di Maradona a Messico '86), tendevano a fumare molto per dare alla voce una tonalità più profonda e roca, tu hai qualche trucco per la voce?
Ho letto anche io questa cosa, ma in verità io non fumo; devo solo stare attento nei giorni che precedono una partita a non urlare, e quindi magari evitare di andare allo stadio o di gridare davanti alla televisione.

Dato l'aggancio parliamo di tifo, è risaputo che la squadra del tuo cuore è la Sambenedettese; cosa ne pensi degli ultimi anni e credi che sia sostenibile la Serie B per questa società alla luce anche dei numerosi fallimenti che si susseguono?
Innanzitutto penso che proprio di fronte a questi numerosi fallimenti non avere alcun tipo di problema di iscrizione sia già una svolta epocale per tutto quello che la Samb ha passato negli ultimi anni.
La B credo sia sostenibilissima, il problema è arrivarci; quando ho iniziato a seguire la Samb da ragazzino si è stati un paio di volte vicini alla Serie A e si diceva "non ci vogliono andare perché sarebbe un disastro economico" e all'epoca era vero, adesso è il contrario: più sali di categoria e più hai benefici economici perciò la Samb non avrebbe problemi a sostenere la Serie B, il problema è costruire una squadra che possa guadagnarsi la promozione perché porta un impegno economico notevole, però ci sono anche stagioni in cui senza un eccessivo esborso azzecchi quei due o tre acquisti che fanno la differenza e riesci ad andare in B senza svenarti.

Tornando ad esperienze di telecronaca, c'è stata una o più occasioni in cui ti sei trovato in difficoltà per le condizioni ambientali come la scarsa attrezzatura presente o anche per il clima che aleggiava intorno alla partita?
No, riguardo l'attrezzatura no perché ormai le partite di cui mi occupo sono tutte in stadi superconfortevoli perciò da quel punto di vista assolutamente no, ci sono stati magari problemi di freddo: ricordo uno Shaktar-Milan a Donetsk di Champions in cui faceva un freddo boia e nel secondo tempo risultava difficile parlare, oppure un Napoli-Chelsea dove il comportamento dei tifosi del Chelsea che erano proprio sotto la nostra postazione non fu proprio esemplare e ad un certo punto di misero a litigare con il mio partner in telecronaca che era Massimo Mauro.
Principalmente quindi problemi legati al freddo, anche perché facendo solitamente partite di sera la temperatura può risultare problematica; ricordo una volta una partita a San Siro a meno cinque, credo fosse Inter-Cagliari, a -5° fai veramente fatica ad articolare le parole.

Focalizzandoci sul VAR, la grande innovazione dell'ultima stagione: qual è il bilancio complessivo e come ha inficiato sul lavoro di telecronaca? Ha creato difficoltà o comunque richiesto uno studio preliminare?
No difficoltà no, ovviamente ha necessitato di uno studio preliminare, con Rosetti e Rizzoli che sono stati molto disponibili e con cui tra l'altro c'è un confronto continuo in caso di bisogno.
Il VAR ha aiutato molto il nostro lavoro e l'ha semplificato perché elimina un sacco di errori e soprattutto di polemiche che ne derivano; credo che il bilancio sia ampiamente positivo, è chiaro che c'è qualcosa da cambiare ma del resto questo è un protocollo che andrà sicuramente aggiornato con alcuni cambi che andranno fatti, ma ripeto credo che il bilancio sia addirittura aldilà delle attese.

C'è chi sostiene che il VAR abbia tolto all'arbitro la facoltà di valutare alcune zone grigie del regolamento usando quella che possiamo definire la propria sensibilità, cosa ne pensi?
Sulle zone grigie il VAR non interviene, il regolamento è molto chiaro: sulle zone grigie, quelle che gli arbitri chiamano borderline, il VAR non deve assolutamente intervenire, lì vale la decisione presa sul campo dall'arbitro.

Sempre a proposito di VAR, trovi più adeguato il modello italiano o quello della Bundesliga (con il sistema video non in campo ma in un'altra struttura), applicato poi anche al Mondiale?
Sinceramente non so, andrebbe chiesto agli arbitri; devo dire che al Mondiale tutto sommato il VAR ha funzionato e anche quando ci sono stati degli errori sono stati a prescindere dal suo utilizzo.
Forse così verrebbe a mancare il contatto diretto tra assistente VAR e arbitro ma penso che sia anche questo un modello attuabile.

La vittoria dei mondiali da parte della Francia ha stabilito l'apice di una tendenza di cui il Real Madrid aveva tracciato il solco, e cioè quella che vede il talento individuale e la tattica volta a enfatizzarlo prevalere su squadre che hanno un'identità tattica ben definita, in controtendenza con lo scorso mondiale dove a prevalere fu una squadra dai forti dogmi tattici; cosa ne pensi?
Diciamo che storicamente in Mondiali ed Europei l'organizzazione tattica non ha un peso fondamentale come magari avviene in un campionato o tutto sommato anche in Champions.
Mondiale ed Europeo sono manifestazioni molto particolari dove si gioca su ritmi bassi, dove c'è meno organizzazione e dove effettivamente il talento individuale ha un peso specifico maggiore che ad esempio in campionato dove il talento fa la differenza ma l'organizzazione può annullare un deficit tecnico.
Il Mondiale ripeto, e me ne accorgo anche commentando le partite, ha un ritmo molto più basso dovuto alla minore organizzazione.

Statisticamente la differenza reti tra le squadre di ranking più elevato e quelle di ranking più basso è andato gradualmente diminuendo negli anni; è un sinonimo dell'abbassamento del livello tecnico delle big o dell'innalzamento del livello tattico delle squadre meno forti?
Secondo me c'è un innalzamento nella qualità delle squadre di seconda o terza fascia, quello sicuramente; sia a livello di qualità che soprattutto di organizzazione, in passato si vedevano squadre tatticamente scriteriate mentre adesso tutte hanno una buona base che rende equilibrate le sfide e fa sì che sia difficile travolgere anche le più deboli.

Ci sono stati gol nella tua carriera che hai fatto fatica a commentare per la loro bellezza?
Un po' di gol clamorosi mi è capitato di commentarli; se parliamo di Ronaldo il brasiliano io commentai il suo primo gol, contro il Bologna, in cui fece una finta pazzesca mandando tre difensori del Bologna dall'altra parte; oppure sempre Ronaldo con la maglia del Barcellona quando scartò otto persone contro il Santiago de Compostela, i due gol di Kaka a Manchester, il gol di Messi al Bernabeu in semifinale di Champions contro il Real quando prese palla ed entrò in porta con tutta la palla, un gol di Del Piero al Real Madrid da 30 metri e un gol di Totti a Udine che fu un capolavoro di abilità tecnica.
Ne ho viste e commentate di prodezze, sicuramente ne dimentico qualcuna.

Come cambia il giornalismo sportivo nell'era di internet, in cui nascono ogni giorno pagine riguardo lo sport che non puntano solo a fare semplice cronaca ma mirano sempre più a fare approfondimenti tattici mirati, penso ad esempio all'Ultimo Uomo che sta avendo sempre più seguito?
In generale il mondo di internet si sta sviluppando moltissimo con il proliferare di siti e pagine sportive, peraltro inizialmente alcuni non erano molto attendibili mentre adesso la professionalità e la qualità è cresciuta moltissimo e sono molto utili anche a noi per aggiornarci nel nostro lavoro; c'è un vero proliferare di iniziative, alcune molto molto valide.

Non poteva mancare la domanda sul colpo dell'estate.
Il trasferimento di Ronaldo alla Juventus, cosa rappresenta?

Cosa dire, questo è un grandissimo colpo non solo per la Juve ma per il calcio italiano perché dopo anni in cui all'estero l'immagine della Serie A è andata in forte discesa un colpo così cambia radicalmente le prospettive.
Io che un po' per lavoro un po' per vacanza giro molto il mondo ti dico che ultimamente di magliette di squadre italiane ne vedo pochissime, adesso sono sicuro che oltre alla Juve anche le altre italiane avranno una grossa risalita, e questo non fa che migliorare l'immagine del calcio italiano.
La Serie A veniva, oltre che dopo la Premier League, anche dopo Liga e Bundesliga; non dico che col colpo Ronaldo rimontiamo sul campionato inglese ma sicuramente ci mettiamo alla pari degli altri due campionati, forse anche superando la Bundesliga.

Grazie a Maurizio Compagnoni e buona fortuna per la stagione sportiva appena iniziata.

12/09/2018





        
  



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Kevin Gjergji