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Il Kronos Quartet festeggia 40 anni con le culture musicali del mondo

San Benedetto del Tronto | Kronos Quartet "A thousand thoughts"

di

Kronos Quartet

"A thousand thoughts"

La grandezza e l'importanta di un gruppo, in questo caso un quartetto d'archi che esegue musica contemporanea, non si apprezza solo dallo stile esecutivo che, tra l'altro è spesso determinante e fondamentale, ma anche dalle scelte autonome delle partiture da eseguire. David Harrington, violinista di Portland ha fondato quarant'anni fa il Kronos Quartet che oggi, dopo qualche rimaneggiamento del gruppo, rimane ancora la formazione più eclettica e versatile del panorama d'archi internazionale.

Con "A thousand thoughts" il Kronos espande ulteriormente il suo repertorio verso aree geografiche che per il 98% degli Accademici sono sconosciute se non addirittura tabù. I più illuminati autori occidentali si erano spinti verso l'India, verso l'Africa, verso l'Indonesia e Bali ma l'operazione compiuta da Harrington e dal suo gruppo in questo lavoro abbraccia davvero tutto il medio e l'estremo oriente e il restante mondo confrontandosi con alcune star di vari paesi e ospitandole persino in un incontro davvero stimolante per celebrare quattro decenni di musica ad altissimo livello. Si tratta in realtà di registrazioni effettuate in periodi diversi, tra il 1990 e il 2013. Formidabile è l'apertura "baltica" di "Tusen Tankar", un tradizionale della cultura svedese cui risponde un blues africano ("Dark was the night") composto dal texano Blind Willie Johnson. E' una meravigliosa fotografia dell'universo musicale che si confronta subito dopo col siriano Omar Suleyman ("La Sidounak Sayyada") e con la musica vietnamita di Kim Sihn. Non manca l'Africa colta del sassofonista jazz etiopico Gedatchew Mekurya (bellissima la cadenza di "Aha Gèdawo"). L'occidente celtico della tradizione di "An Buachaillin Ban" si specchia nel Bosforo con la bellissima esecuzione di "Evic Taksim" di Tanburi Cemil Bey cui risponde l'afgano Homayun Sakhi, virtuoso del rubab ospite nell'ipnotica "Rangin Kaman". Nei colori del Pireo affondano le note del celebre "Smyrneiko minore", successo dei primi del Novecento della voce di Marika Papagika.

E' un continuo canto di nostalgia che avvolge anche il più distratto. Dalle voci Bulgare (con solista Dora Hristova) di "Cry of a lady" al bandoneon di Astor Piazzolla nelle sensazioni di tango di "Asleep" passando attraverso le lacrime klezmer di "Sim sholom" che affondano nel raga immenso di "Mera Kucch Saaman" con le sublimi corde vocali di Asha Bhosle e le tablas di Zakir Hussain. A chiudere c'è una magistrale versione di "Danny boy" con una schiera di ospiti che rendono questo disco un viaggio magnificamente interiore nonostante paesi e culture toccati.

Voto 9/10

20/06/2014





        
  



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