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Lucchesi: dall’Aci 10 richieste

| Per modificare il rapporto tra stato e automobilisti.

Un pacchetto di dieci proposte volte a modificare radicalmente il rapporto tra Stato e automobilisti ed orientate allo sviluppo di una mobilità responsabile, rispettosa dell’ambiente, ma che tenga conto del fatto che l’uso dell’auto, per i cittadini, privi di alternative valide al mezzo proprio, non è un capriccio, ma una necessità incomprimibile.

Lo ha lanciato oggi il Presidente dell’Automobile Club d’Italia, Franco Lucchesi, nel suo intervento di apertura della 62esima Conferenza del Traffico e della Circolazione.

Il “decalogo” – ha detto Lucchesi – vuole essere il contributo che l’ACI offre alla riflessione dei Parlamentari, “nella ricerca di soluzioni compatibili e condivise, alternative a quelle finora delineate nella Legge Finanziaria”.

In particolare l’ACI propone:

1.    Riformulazione dell’imposta di proprietà in ragione delle emissioni inquinanti.

2.    Esenzione triennale dalla nuova imposta per l’acquisto di vetture Euro 4 nuove ed Euro 3 e 4 usate, nonché di vetture a metano, GPL, ibride, purché contestuale alla rottamazione di auto Euro 0, 1

3.    Contributo fino a tremila Euro, limitato ad un biennio, per la rottamazione di vetture da Euro 0 ad Euro 2 dietro acquisto di auto Euro 4 o di vetture nuove a metano, a GPL ed ibride, riservato ai possessori di reddito fino a 40mila Euro.

4.      Abolizione dell’imposta di trascrizione sostituita da una quota dell’imposta di proprietà, destinata direttamente alle Province.

5.    Sterilizzazione dell’IVA sulle accise dei carburanti o modulazione delle accise in funzione dell’andamento del prezzo del greggio, con meccanismi rapidi di trasferimento del prezzo alla pompa.

6.    Ristrutturazione del sistema di distribuzione carburanti, anche per consentire la gestione delle stazioni di rifornimento da parte della Grande Distribuzione commerciale.

7.    Introduzione del sistema di risarcimento in forma specifica da parte delle Compagnie di assicurazione.

8.    Aumento delle sanzioni per le frodi assicurative con condanna a risarcimenti importanti da allocare in un fondo destinato a ridurre i premi degli assicurati più meritevoli.

9.    Applicazione dell’art. 7 del Codice della Strada con predeterminazione della quota di proventi da contravvenzioni da destinare ad interventi per la mobilità e sicurezza.

10.   Addizionale sugli importi delle sanzioni nei casi di infrazioni più gravi al Codice della Strada e destinazione delle somme al finanziamento dei programmi previsti dal Piano Nazionale della Sicurezza stradale.

Le proposte formulate da Lucchesi prendono le mosse dai risultati dello studio “Mia carissima automobile”, condotto dalla Fondazione Caracciolo, che costituisce la base di discussione della Conferenza. Dallo studio emerge in sostanza che:

  • Negli ultimi 20 anni, a fronte di un incremento del parco auto del 54%, la tassazione complessiva su questo bene è cresciuta del 74%.
  • La pressione fiscale complessiva calcolata per il 2005 è stata pari a 44 miliardi €.
  • Le sole imposte nel 2005 sono state pari al 3% del PIL.

“Così - ha sottolineato Lucchesi - la spesa annuale sostenuta per un’auto – pur senza spese autostradali, soste, contravvenzioni, road pricing – è di 4.783 € e di quest’importo quasi il 32% è costituito da carico fiscale. Un costo che, per famiglia, significa 7.175 € all’anno.”

“Si tratta di una spesa – ha proseguito Lucchesi - che negli ultimi venti anni è cresciuta di tre volte e che porta oggi quasi una famiglia su dieci a dichiarare di avere difficoltà a continuare a sostenere questi costi. E al Sud, dove pure si trova quasi la metà di quel 25% nazionale di auto non catalizzate che si vorrebbero punire con una tassazione più forte, la percentuale di chi si dichiara in difficoltà con i costi dell’auto sale del 50%”.

Le misure previste finora nella Finanziaria – secondo Lucchesi – finirebbero per aggravare ulteriormente questa situazione di forte disagio. “Sarebbe però riduttivo – ha rilevato il Presidente dell’ACI – limitarci alle critiche dei provvedimenti oggi in Parlamento; il problema è molto più ampio e pone assunti preliminari:

  • esiste una relazione certa fra incremento del tasso di mobilità ed incremento del PIL. Questo è tanto vero che il nuovo libro verde dell’Unione Europea ha cancellato l’indirizzo del Piano precedente che si poneva l’obbiettivo di sganciare sviluppo da mobilità;
  • l’auto è oggi strumento principe di mobilità e quindi di lavoro e ad essa sono addirittura legati interi settori dell’economia;
  • i costi dell’auto ed in particolare la pressione fiscale su di essa hanno già da tempo raggiunto il livello di insopportabilità, tanto che già si avvertono i primi segni di una riduzione di utilizzo, con il rischio che ciò poi si rifletta anche su un più contenuto ritmo di spese e di sviluppo;
  • così, se l’obbiettivo dichiarato del Governo è principalmente quello di riattivare il processo di sviluppo del Paese, le misure di questa Finanziaria che colpiscono l’auto sono in palese contraddizione”.

Il pacchetto di proposte formulate dall’ACI tiene conto, invece, delle criticità evidenziate nello studio e potrebbe costituire – a parere di Lucchesi – “un’occasione di chiarezza verso un quadro più accettabile e condiviso, ovviamente con il punto fermo dell’invarianza del carico fiscale, rispetto alla situazione ante Finanziaria, che era pure già pesante”.

Il “decalogo” proposto – ha concluso il Presidente dell’ACI – porterebbe infine altri benefici in termini di salute, qualità dell’ambiente e sicurezza. “Sono benefici dei quali di rado si tiene conto, ma che esistono e sono consistenti anche in termini economici: basterebbe pensare che l’incidentalità stradale – e si tratta di soldi veri, non virtuali - costa alla collettività ben 30 miliardi di Euro. Una sua riduzione del 10% darebbe quasi 4 volte le risorse del proposto aumento del bollo. E tanto dolore in meno”.

31/10/2006





        
  



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