Sono pronti a partire, e lo faranno nella notte tra sabato e domenica, le due nuove rondini inviate dal comune di Grottammare ad Itiuba, per portare il proprio contributo nell’insegnamento della pratica di falegnameria.

 

Si tratta di Lorenzo Piergallini, settantenne grottammarese di origini ripane, e di Franco  Massaccesi, di sessant’anni proveniente da Montelparo. I due, accompagnati da Adolfo Vespasiani, faranno scalo a Salvador De Bahia per recuperare i macchinari per la lavorazione del legno inviati dal municipio qualche settimana fa, e fermi alla dogana per problemi burocratici.

 

“Onorati di far parte di questa missione” è il messaggio che i due hanno voluto trasmettere. Una missione che Grottammare ha intrapreso ben 10 anni fa, quando l’allora sindaco del centro amazzonico Sandro Vespasiani, originario di Grottammare, inviò una lettera al Papa, al presidente della Repubblica Scalfaro e a Massimo Rossi, all’epoca primo cittadino della Perla dell’Adriatico.

 

La missiva segnalava i gravissimi problemi che si stavano creando ad Itiuba. La siccità aveva messo in ginocchio l’agricoltura locale ed i venticinque pozzi artesiani perforati concedevano acqua salina. Le piantagioni seccavano insieme a laghi e torrenti provocando un’alta mortalità tra la fauna marina.

 

Immediata fu la risposta del comune grottammarese. Fu costituito un “Comitato Pro Itiuba” e furono attivati un conto corrente bancario ed uno postale nei quali vennero accumulati nell’arco di pochi mesi circa 15 milioni di lire grazie all’aiuto delle comunità parrocchiali e di altre realtà associative.

 

Sandro Vespasiani, recatosi personalmente in riva all’Adriatico per far visita alla sua cittadina d’origine, nel settembre 1995, disegnò un quadro sconvolgente delle precarie condizioni di Itiuba, legate, oltre che alla siccità, anche ad una situazione generale di sottosviluppo.

 

Da qui l’attuazione di un nuovo progetto di solidarietà, programmato per uscir fuori dai canoni tradizionali. Se la solidarietà internazionale era stata fino ad allora intesa come invio di beni materiali, da lì in poi sarebbe diventata più attiva, in grado di rendere il territorio che necessitava l’intervento, capace di creare risorse sufficienti ad affrontare autonomamente le situazioni di necessità.

 

In questo contesto si inquadrano le due missioni attive, la prima effettuata lo scorso anno, la seconda in fase di partenza. Volontari, “rondini” come amano chiamarli gli ideatori del progetto, si recano in Amazzonia per insegnare arti e mestieri che possano portare gli abitanti della zona ad una competenza tale da mettersi a disposizione di tutta la comunità.

 

Così, se lo scorso anno cinque volontari hanno insegnato ai giovani del posto i fondamenti della fotografia, del taglio e cucito, della lavorazione del ferro battuto, e della costruzione edilizia, quest’anno Piergallini e Massaccesi insegneranno l’arte della falegnameria.