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Conad Adriatico, partita la trattativa. L’azienda irremovibile: incentivi e mobilità

Monsampolo del Tronto | Il primo incontro si è svolto venerdì 4 marzo. Il prossimo in programma per l’11. Cassa integrazione per 125. Il caso dei lavoratori ex “Freddoconad”

di Giovanni Desideri

Tutto come preannunciato durante il primo incontro, venerdì 4 marzo, al Conad Adriatico, nell’ambito della procedura di mobilità che riguarda 125 lavoratori del magazzino di Monsampolo del Tronto (una piccola parte dei quali impiegata in realtà nei magazzini presso la piattaforma logistica Marconi e presso il Centro Agroalimentare di Porto d’Ascoli).
 
La riunione si è protratta per tutta la giornata, con le quattro richieste dei sindacati respinte dalla proprietà, che propone invece un incentivo e la cassa integrazione, salvo l’eventualità di un impiego come “soci-lavoratori”, per un massimo di 44 persone, presso lo stesso stabilimento di Monsampolo, ma per la cooperativa CLO, che fa capo alla “Silo Srl” di Milano.
 
Per Conad Adriatico c’era il direttore generale Antonio Di Ferdinando, affiancato da Federico Genitoni, responsabile del settore sindacale e sviluppo risorse umane dell’“Associazione nazionale delle cooperative tra dettaglianti Conad” (Ancd). Per i lavoratori, oltre ai componenti della Rsu, i segretari provinciali Filcams-Cgil Grazia Gabrielli, Fisascat-Cisl Pietro Pizzingrilli, Uiltucs-Uil Alessandro D’Isabella.
 
Oltre all’intenzione di trasferire l’attività del proprio magazzino a San Salvo (Ch), l’azienda aveva parlato nelle scorse settimane di un potenziamento dell’attività al dettaglio anche nelle Marche, specie nelle province di Macerata e Ancona, ciò che di riflesso, nel corso di pochi anni, potrebbe portare i livelli occupazionali del magazzino di Monsampolo ad un massimo di 60-70 unità.
 
Di qui la prima delle quattro richieste dei sindacati: rinviare l’arrivo della CLO, ovvero sospendere la “terziarizzazione” per almeno tre anni, in modo da ridurre l’impatto della ristrutturazione.
 
Le successive proposte prendono invece spunto da precedenti offerte dell’azienda, a cominciare dall'ipotesi di impiegare almeno una parte dei lavoratori presso alcuni dei punti vendita Conad. La terza proposta è quella di valutare se, in base alle zone di residenza, alcuni dei lavoratori a rischio cassa integrazione non potrebbero trovare impiego presso uno degli stabilimenti CLO-Silo tra Ascoli e Pescara.
 
A questo terzo punto i sindacati hanno aggiunto una quarta richiesta: che almeno per i primi 12 mesi i lavoratori possano avere un contratto a termine come “lavoratori dipendenti”, piuttosto che come “soci-lavoratori”. Una specie di periodo di “prova”.
 
La cassa integrazione varia dai 2 ai 4 anni in base all’età anagrafica e all’anzianità di servizio. L’Inps corrisponde il 100% dello stipendio nei primi 12 mesi, l’80% per il periodo residuo (art. 7, comma 2 L. 223/91).
 
Al Conad Adriatico per circa 40 lavoratori che già nel 2003 passarono alle dipendenze di Conad Adriatico (settore “salumi e latticini”) dopo lo scioglimento della società “Freddoconad”, la cassa integrazione potrebbe arrivare ad un massimo di 18 mesi. E anche questa limitazione è stata oggetto di discussione venerdì.
 
Il prossimo incontro tra proprietà e sindacati è già stato fissato per venerdì 11 marzo alle 15. In questi giorni i rappresentanti dei sindacati confederali discutono con i lavoratori la linea da seguire. Ma come detto l’azienda sembra irremovibile: incentivi di alcune migliaia di euro per ogni lavoratore e cassa integrazione.

07/03/2005





        
  



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