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“I sindacati perdono rappresentatività al Conad e dicono solo dei no. Così è cambiata la strategia”

Monsampolo del Tronto | L’azienda risponde dopo la nuova mobilità per 125 lavoratori. I lavoratori: “è falso che andare a San Salvo avvicinerebbe a casa la maggior parte di noi”

di Giovanni Desideri

Mobilità per 125 anziché per 87 lavoratori del Conad Adriatico, per rilanciare la competitività dell’azienda. Ma con il caos sindacale sullo sfondo e l’assenteismo “che tocca punte del 50% della forza lavoro”, ciò che potrebbe indurre l’azienda ad andarsene del tutto da Monsampolo. Dopo la riorganizzazione vi rimarrebbero invece oltre 200 impiegati direttivi, amministrativi e commerciali.
 
È questa la risposta ai sindacati, affidata al responsabile del personale Lino Fioravanti, il giorno dopo l’annuncio dell’apertura di una nuova procedura di mobilità. La precedente era stata avviata il 23 dicembre 2004. Ora, naturalmente, ci sono 45 giorni di tempo, come previsto dalla legge, per arrivare ad un accordo e scongiurare la mobilità.
 
Ai lavoratori viene sempre offerta la possibilità di passare alla cooperativa “Silo” di Milano, che opera in tutta Italia, comprese le zone dalla Vallata del Tronto a Pescara: non più come “dipendenti”, tuttavia, ma come “soci-lavoratori”. Si chiama “terziarizzazione”. Per questo Conad offriva un incentivo di 5 mila euro a chi avessero accettato, comprensivi di “quota associativa”. E il direttore generale di Conad Adriatico Di Ferdinando aveva anche sostenuto che questo avrebbe riavvicinato ai luoghi di residenza molti dei lavoratori attualmente a Monsampolo del Tronto.
 
“Tutto ciò è falso! – ci aveva scritto uno di loro – Il 95% degli interessati risiedono a cavallo delle province di Ascoli e Teramo. Sono bassezze molto simili a quelle che si fanno in campagna elettorale. Attendiamo quanto prima una smentita da parte dell'interessato.” Seguiva una provocazione: “chiederei al sig. Di Ferdinando in ultima analisi che concedesse all’opinione pubblica tramite il Vs. giornale, copia del confronto tra le attuali buste paga dei suoi dipendenti e quelle della cooperativa Tigrai. [gruppo Silo, ndr]”
 
Come mai è cambiata la strategia di Conad? Secondo Fioravanti perché i sindacati hanno detto tre no ad altrettante proposte aziendali, e oltre a questo avrebbero perso rappresentatività all’interno dell’azienda, dove gruppi di lavoratori avrebbero intrapreso cause “in proprio” per contrastare i provvedimenti di mobilità, rivolgendosi ad un avvocato di Macerata e ad uno di Bologna. Fioravanti riassume così la trattativa:
 
“a) nell’assemblea dell’11 ottobre i lavoratori decidono di rompere le trattative dichiarando uno sciopero di 16 ore ed attuando immediatamente il blocco della flessibilità e dello straordinario, peraltro mai sospeso anzi aggravato da atti di vandalismo e danneggiamenti del patrimonio aziendale. Tra le ragioni principali alla base del disaccordo dei lavoratori una su tutte: rifiuto assoluto di lavorare come soci di cooperativa.
 
b) Il 23 novembre 2004, al terzo incontro sindacale presso la sede della Provincia di Ascoli Piceno, il confronto si interrompe con una ufficiale, quanto innaturale, richiesta delle organizzazioni sindacali che, respingendo tutte le proposte dell’azienda, la invitano ad aprire una procedura di mobilità per la generalità dei  lavoratori.
 
c) Il 28 gennaio 2005, nel corso delle consultazioni sindacali previste dalla procedura di mobilità, i lavoratori riuniti in assemblea non approvano l’ipotesi di accordo decidendo per una chiusura della procedura con un verbale di mancato accordo ed esprimendo la volontà di intraprendere un percorso legale per l’impugnazione dei licenziamenti.”
 
Per finire Fioravanti precisa anche che dopo la riorganizzazione già annunciata (quella per gli 87 lavoratori) Conad avrebbe investito nelle province di Ascoli Macerata e Ancona, aprendo nuovi punti vendita, che di riflesso avrebbero riportato i livelli occupazionali nel magazzino di Monsampolo agli attuali livelli: nel giro di due anni.

21/02/2005





        
  



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