Altro appuntamento da non mancare per la stagione musicale della società “Amici della Musica – Guido Michelli” di Ancona: al Teatro Sperimentale si esibirà il “Quartetto di Fiesole”, venerdì 4 febbraio con inizio alle 21.

In programma musiche di Webern (“Langsamer Satz”, circa 9 minuti), Beethoven (“Quartetto per archi n. 16 in fa maggiore, op. 135”, circa 25 minuti), Schubert (“Quartetto in re minore D 810 La morte e la fanciulla”, circa 37 minuti).

Il brano d’apertura è un lavoro giovanile di Anton Webern (1883–1945), in cui si sente tutta l’influenza della grande tradizione romantica, di Wagner e di Brahms, che segnò la produzione dei tutti i tre i rappresentanti della Scuola di Vienna: Schoenberg, Berg, e appunto Webern.

Il Quartetto op. 135 è l’ultimo scritto da Beethoven, nel 1826, ad un anno dalla morte. Questo quartetto fa parte di quel raggruppamento ideale che unisce gli ultimi cinque quartetti (compresa la “Grande Fuga op.133”), come le ultime cinque sonate per pianoforte, la Nona Sinfonia e la Missa Solemnis, che compongono il “grosso” dell’ultima produzione di Beethoven. Gli ultimi cinque quartetti sono stati giudicati a lungo opere di difficile comprensione. Questo quartetto in particolare offre materiale per criptiche riflessioni su sensi misteriosi o filosofici che sempre sono stati avvicinati alla musica di Beethoven. Nell’ultimo movimento il Maestro scrive: “Der Schwer gefasste Entschulss” (La risoluzione presa con difficoltà); e poi in un rigo a parte su cinque battute: “Es muss sein? Muss es sein” (Deve essere? Deve essere!).

Molti si sono interrogati sul significato di queste frasi, tra cui alcuni anni fa, usandole e citandole nei contesti più diversi, come per esempio,  in un suo romanzo molto famoso, Milan Kundera, che  nell’“Insostenibile leggerezza dell’essere”, usa l’irrevocabilità della risposta alla domanda sul dover essere beethoveniano per la sua costruzione narrativa.

Altro lavoro che ha ispirato o è stato variamente citato, è il Quartetto “La morte e la Fanciulla” (omonimo film sulle torture ai “desaparecidos” argentini di Polanski), opera tragica e affascinante scritta da Schubert nel 1824, a quattro anni dalla sua morte precoce, avvenuta nel 1828, l’anno dopo di quella di Beethoven, a soli 31 anni. Il motivo utilizzato per la costruzione è quello di un lied giovanile, nel 1817: “La morte e la fanciulla”, appunto.