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"Quando si è Qualcuno" con un grande Albertazzi al Ventidio Basso

Ascoli Piceno | Ottima prima rappresentazione dell'amaro dramma pirandelliano ieri sera al teatro Ventidio Basso. Splendide le scene e i costumi.

di Andrea Castelli

“Veramente quando si è qualcuno è bene che al momento giusto si decreti la propria morte, per non rimanere vittima di  se stessi”.

Qui si puo’ racchiudere tutta l’essenza di quella che è andata in scena ieri sera al Ventidio Basso e che è l’opera meno portata  sul palco di Luigi Pirandello, non a caso questa è la prima messa in scena dal 1933, data a cui risalgono le prime ed uniche rappresentazioni.

Sicuramente ciò non fa onore a questo struggente e amaro, ma purtroppo quasi sconosciuto dramma, che risale al 1930, anni in cui l’autore è a Berlino e patisce, poco dopo lo scioglimento del teatro d’arte, i dolori della solitudine e della vecchiaia.

Questa è la storia di Qualcuno, poeta il cui successo è ampiamente riconosciuto, ma che ha la colpa di essere vecchio e non potersi permettere di provare emozioni e sensazioni che appartengono ai giovani.

Non puo’ permettersi neppure di amare Veroccia, quant’è prigioniero in se stesso.
Per farlo, per poter tornare a permettersi il lusso di sentirsi vivo, Qualcuno inventa un alter ego, il “giovane” poeta Delago, presto profeta dei giovani, e subito oggetto dell’amore di Veroccia.

Ma poi in seguito ad uno strano equivoco, torna ad essere Qualcuno, spacciando per burla quella che era stata l’esperienza di Delano, presto smascherato.
Ma è proprio tornando ad esser Qualcuno che diventa un fantoccio, diventa il monumento che viene eretto nel finale.
Lo diventa perché lui sa di non essere amato come tale, perché non è persona, non è vivo come vorrebbe o come crede.

Ma ciò che è intorno, la moglie, i figli superficiali, l’editore, il ministro di stato, è destino inesorabile e rassegnazione a quello che si deve essere.

“L’amore per la giovane Veroccia spinge Qualcuno a reinventarsi in modo clamoroso, come dire che l’amore è capace di vincere sull’età, sui luoghi comuni, sul deja-vu…ha detto Giorgio Albertazzi, il Qualcuno dello spettacolo che vede alla regia Massimo Castri.
Inutile spendere troppe parole su quello che è il talento del più grande attore teatrale italiano vivente, sempre naturale, segnato, in una sola parola, bravissimo.
Attorniato da uno stuolo di giovani e meno giovani attori del Teatro di Roma e del Teatro Biondo Stabile di Palermo.
Tra tutti spiccano per bravura Paola Bacci, Giovanna Di Rauso, Paolo Calabresi.

Semplicemente fantastica nel suo realismo prospettico la scenografia curata insieme ai costumi da Maurizio Balò.

Anche i costumi splendidi, che si vanno ad innestare perfettamente con le scene e soprattutto con quello che i personaggi rappresentano nella vita di Qualcuno. La spensieratezza giocosa dei giovani nipoti in accappatoio blu e giallo e palla fissa tra le braccia, l’innocenza della giovinezza e della adolescenziale beltà di Veroccia in corto accappatoio rosso fuoco, contrapposto al senso di oppressione e di morte i colo ro che rappresentano in completi neri la coscienza e la realtà,ovvero la famiglia dello scrittore e i suoi impegni lavorativi.

Un dramma in tre atti dunque sull’incapacità di essere se  stessi, quelli che ci si sente di essere, e sull’ inesorabilità di ciò che attende tutti noi.
Quando sei qualcuno non puoi fuggire da te stesso e da quello che gli altri credono tu sia.
“Quando si è Qualcuno…Si muore!”.

L’opera rimarrà al Ventidio Basso in replica fino a domenica 23 gennaio, e per chi fosse interessato, sabato 22 si terrà un incontro nella sala del ridotto del teatro con il protagonista Giorgio Albertazzi.

21/01/2005





        
  



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