Anche i giudici della città di Ascoli Piceno aderiscono allo sciopero, il terzo contro la riforma dell’ordinamento e il quattordicesimo dal dopoguerra ad oggi.

 

Se al guardasigilli Castelli sono state servite direttamente a domicilio due pesanti faldoni con dentro oltre quattromila firme dei molti magistrati che hanno sottoscritto la lettera d’appello contro la riforma dell’ordinamento giudiziario e contro al ministro della Giustizia ad Ascoli si è visto un abbandono delle aule giudiziarie e degli uffici.

 

In concomitanza dello sciopero delle toghe c’è anche l’astensione degli avvocati penalisti che per la sesta volta vanno contro l’ordinamento da quando è presidente delle camere penali il siciliano Randazzo.

 

Non succedeva dal millenovecentonovanta che le due categorie si fermassero insieme anche se gli ottomila penalisti sono solo il dieci per cento di tutti gli avvocati d’Italia, mentre i novemila della categorie della toghe viaggiano compatti.

 

Il risultato non è stato un blocco totale per la giustizia visto che gli impiegati erano presenti, almeno ad Ascoli, e le udienze di una certa rilevanza continuano ad andare avanti come vanno avanti le udienze per i detenuti carcerari.