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"La mala educacion"

San Benedetto del Tronto | Il film arrivato da noi con un curioso ritardo di sei mesi, racconta la pedofilia nei collegi spagnoli

di Tonino Armata

Padre Manolo, il salesiano che violenta gli allievi, non somiglia, neppure lontanamente, ai veri salesiani né tanto meno, ai salesiani eroi popolari dello sceneggiato su don Bosco, andato in onda su Rai uno. Al contrario qui è tutto un crescendo bruegheliano sulle imprese maniacali dei salesiani pedofili e omosessuali, vent'anni di stupri, omicidi e ricatti, al punto che, alla fine, in una sarabanda infernale di perversioni maschili, non si capisce più se il film è contro i preti o contro i preti ineluttabilmente omosessuali o, involontariamente, contro gli omosessuali.

Il film-scandalo di Pedro Almodovar, arrivato in Italia con un curioso ritardo di sei mesi, denuncia non l'educazione repressiva dei salesiani, ma la loro presunta ossessione pedofila. E arrivato, questo La mala educacion, in Italia che proprio ai preti affida non solo l'educazione dei bambini, ma anche la soluzione dei principali problemi sociali, economici, etici e politici: dalla lotta alla prostituzione gestita da don Benzi, al recupero dei tossicodipendenti, consegnati a padre Eligio o a don Ciotti o a don Picchi o a don Gallo o a quel don Gelmini che "per amore" si spinse fino a inocularsi il virus dell'Aids. Il film, che è un concentrato di feroce pederastia pretesca, atterra in Italia che ha ispirato la legge sulla fecondazione assistita ai dogmi della Chiesa, un'Italia dove perfino la lotta a quella stessa pedofilia che Almodovar imputa ai preti è stata appaltata dal governo a un prete, don Di Noto.

Nella fiction di Rai uno su don Bosco, seguita da otto milioni di spettatori, i salesiani erano gli educatori appassionati che salvavano i figli del popolo da un destino di violenza e di ignoranza, mentre nel film di Almodovar gestiscono collegi-lager e il direttore del convitto, padre Manolo appunto, piomba furioso, geloso e infoiato, nei gabinetti dove i ragazzini, già naturalmente omosessuali, si appartano di notte in cerca d'amore. Padre Manolo si circonda di assistenti-aguzzini, mentre altri preti, complici laidi e cinici, improntano al più sordido sadomadochismo perfino le partite di calcio e gli sport che pure hanno reso famosi gli oratori.

Con vicende intrecciatissime e ad incastro, che cominciano nella dittatura franchista e continuano fin oltre gli anni Ottanta, il film racconta le imprese maniacali del prete, il quale, pure quando si spreta, nella Spagna liberata, ancora corrompe e uccide e violenta senza mai abiurare la sua feroce pederastia, quale che sia il regime politico. Un film maschile di uomini schiavi del desiderio. E le donne, infatti, sono abolite.

Se si esclude una vecchia madre dolente, le donne non esistono neppure nel ruolo di passanti, proprio come vorrebbe, per inquietante coincidenza, la censura komeinista che vieta il cinema alle donne. Ma soprattutto, con questo nero e terribile Almodovar, la Spagna, che fu il paese dello strapotere della Santa Inquisizione, torna a sede d'elezione dei preti abominevoli che nascondevano il pugnale dietro il sorriso, confessavano con la "garrota", confortavano con la "mordaza", benedivano con la "culla di Giuda". Solo che qui gli strumenti di tortura sono il pene, il ricatto, il danaro, la droga, le smanie del corpo.

Di sicuro il film riprende l'antica vena anarco-anticlericale dei grandi spagnoli, quella di Brunnuel, ma in un mondo, il nostro, che sta conoscendo una sorta di "globalizzazione imamica", con i religiosi a decidere le sorti della politica e della geopolitica, e non solo nei paesi islamici, ma anche in Occidente e soprattutto in Italia dove c'è controversia che implori un passaggio di un parroco, di un cardinale, di un vescovo, di un santo.

Secondo gli interessanti dati diffusi dai radicali, nelle reti televisive nazionali la presenza dei preti nel corso del 2004 ha superato quelle del governo, dell'opposizione e delle forze politiche: qui ci sono i demonologi padre Amorth e don Balducci, lì c'è l'intrattenitore don Mazzi, su un altro canale don Baget Bozzo litiga con il non global don Gallo…E' un'Italia confusa che chiede lumi al cardinale Tonini e dove il film di Almodovar, così truce e surreale, finisce con il legittimare, per effetto paradosso, proprio l'invasività abnorme della clericalità.

Diciamo la verità: i salesiani di Almodovar non somigliano ai preti d'Italia. E' vero che non esistono statistiche italiane su abusi e perversioni sessuali di preti e suore contro i bambini, ma chiunque frequenti una scuola cattolica sa che molti dei nostri preti hanno la stessa faccia dei nostri laici, sono bravi e pessimi, pervertiti e candidi.

E per ogni prete pedofilo ci sono dieci preti antipedofili che scovano i criminali su Internet, e ci sono preti operai e preti antimafia, per ogni zoticone in tonaca ci sono dieci raffinati intellettuali. La chiesa, ha preti adatti a questa nostra strana Italia che è il concentrato di tutte le libertà, di tutti gli azzardi e di tutte le generosità di un paese moderno, laico e responsabile nella vita di tutti i giorni, benché questo spirito laico così diffuso diventi purtroppo minoranza nella rappresentanza politica. Il protagonismo dei nostri preti non proviene da una lunga abitudine al comando, ma da una forte inadeguatezza del personale politico. Altrove, come in Spagna, può esserci stato, e forse può ancora esserci, un fondamentalismo evangelico diffuso, ma in Italia il prete è come il magistrato, supplisce e surroga la politica ogni volta che può.
Per finire, consiglio di andare a vedere il film, perché certamente merita, ma non prendetelo come un manifesto di verità e di liberazione, finirete con il fare il gioco del cardinale Ratzinger, il quale, nella Mala educacion troverà gli omosessuali come sempre li ha pensati e denunziati, calunniati e forse anche sognati: mostri sociali, orrori della natura.

23/10/2004





        
  



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