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Crisi del turismo

San Benedetto del Tronto | “Oggi, invece, al di là delle strutture fisiche, perdiamo colpi proprio su questa capacità di mettere il turista a proprio agio”.

di Renato Novelli

La crisi del turismo a San Benedetto, come nel resto d’Italia, non ha solo carattere congiunturale. La stretta economica e la diminuzione dei consumi, ha accentuato tendenze negative iniziate tempo fa. Come ha scritto il Presidente del TCI Ruozzi sul Sole 24 ore di domenica 22 Agosto, un aspetto strutturale della crisi del turismo è legata alla crisi del sistema di ospitalità e riguarda “lo squilibrio permanente che si è innescato fra la domanda e l’offerta dei servizi alberghieri.
 
Duce Ruozzi che l’età media degli alberghi è alta, la dimensione media delle imprese turistiche modesta e frazionata,i costi alti, la gestione difensiva dell’esistente, cioè tesa a pagare meno tasse possibili e a raschiare il fondo del barile delle fasce di clienti già note, le iniziative di cambiamento troppo scarse. Fin qui, siamo una copia del quadro italiano. Aggiungiamo le difficoltà particolari di professionalità e gestione quotidiana.  Un tempo questi furono i punti della nostra forza: all’interno di un modello di spiaggia di massa, la crescita a fungo degli alberghi e dei servizi, era segnata da un personale improvvisato, ma “mobilitato” per il turista.
 
La qualità familiare fu la nostra forza negli hotel, nei bar, negli chalet. I nostri operatori erano professionalmente ospitali e simpaticamente ignoranti. In qualunque albergo al mondo, il titolare appare nella hall a dirigere il lavoro dei dipendenti, nelle nostre pensioni, il proprietario in zoccoli e canottiera usciva dalla cucina o girava con una mano inglese in mano per le piccole riparazioni. Nei locali pubblici, il cameriere era un ragazzo, il ballerino si atteggiava a vitellone. Insomma i protagonisti dei servizi erano una parte del paesaggio turistico. Ovviamente un sistema così non funziona per più di una generazione.
 
Oggi, invece, al di là delle strutture fisiche, perdiamo colpi proprio su questa capacità di mettere il turista a proprio agio. Il gap tra offerta e domanda non riguarda solo gli alberghi. Anche le nuove forme di ospitalità come agriturismo, country house, bed e breakfast dal 2003 sono in piena stagnazione, per lo meno di immagine. Oramai neppure queste formule risultano troppo generiche rispetto alla articolata domanda di servizi e attività espressa dai turisti. Per fare un esempio: cosa si sta facendo per rispondere ala moda diffusa in ogni angolo d’Europa di unire le vacanze alla cura del corpo ? Buttare la colpa sugli albergatori o sui titolari di strutture ricettive non serve. Manca un sistema turistico con un’identità forte. L’organizzazione turistica è una maionese impazzita dove il costo di un caffé può contraddire quello di una notte in albergo, dove un albergatore può non avere informazioni sui ristoranti di qualità, dove si spendono fiumi di parole sull’importanza della collina e dei paesi interni e poi si lascia al turista perfino il problema dell’accesso a quei paesi.
 
Un albergo mediocre inserito in un territorio con attività organizzate, tipicità alimentari e beni culturali facilmente accessibili e di attrazione, riempie le proprie stanze meglio di un ottimo albergo situato in un territorio molto dotato di bellezze, ma senza fremiti e senza eventi
L’azione per riqualificare il nostro turismo non può essere lasciata ad albergatori lasciati soli, ad operatori forse con qualche colpa, ma che sentono il fiato di critiche corrosive dietro il collo mentre si sottopongono ad orari di auto sfruttamento e sottomettono altri ad orari di sfruttamento.
 
Forse. Qualche ristoratore dovrebbe mettersi una mano sul petto e cantare l’Inno di Mameli, mentre scrive i conti dei clienti, e altrettanto dovrebbero fare, però, il commerciante che gli vende e ai turisti vende il pesce, il vignaiolo che vende il vino, l’idraulico che ripara un rubinetto nell’albergo. O si tratta di pochi casi o di un sistema di costi che non va  Possiamo fare la paternale e la maternale a tutti.  Manca un sistema più forte, flessibile che riduca i costi  lungo tutto il percorso del prodotto turistico. E soprattutto un sistema inserito in un marketing fondato su un’identità nitida e vendibile del territorio nel suo complesso.
 
L’autunno per noi di San Benedetto è come la notte: porta consiglio. Pochi giorni fa, Pasquale Bergamaschi ha ragionato sul porto come icona turistica. Finalmente! Di Monte (Eurispes) ha cercato di identificare il turista che è arrivato in questo maledetto 2004. Bene  L’identità turistica va estesa a piccoli passi, ma sapendo dove si vuole arrivare. Nel prossimo Settembre, qualche amico ed io iniziamo una raccolta dati non di superficie sulle tendenze del turismo, per elaborare proposte su un sistema turistico locale a portata nazionale. Chi vuole contattare il piccolo gruppo di volontari aperto e dare una mano o consigli può scrivere un E Mail: novelli.renato@libero.it.
 

26/08/2004





        
  



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