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Mario Narcisi: “Città e Territorio non potranno restare senza un Ospedale nuovo completo"

San Benedetto del Tronto | Pubblichiamo integralmente una riflessione dell’ex Direttore del DEA dell’Ospedale di S.Benedetto, che si inserisce nell’alveo del dibattito sulla Sanità Locale; “ma è anche legittima la proposta del Bacino di Utenza di De Vecchis", annota il dottore.

Il dottor Mario Narcisi

"La Bufala dell'Ospedale Unico nuovo del Piceno forse è vera, ma è anche legittima la proposta del Bacino di Utenza di De Vecchis".

Questo l'incipit del dottor Mario Narcisi - Ex Direttore del DEA dell'Ospedale di San Benedetto del Tronto e Rappresentante territoriale dell'AAROI-EMAC (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani e Medici dell'Emergenza Accettazione) - che si produce in una significativa ed ampia riflessione che si inscrive - a buon diritto - nell'alveo del Dibattito inerente alla Questione della Sanità Locale.

«Il ridimensionamento dell'Ospedale di San Benedetto del Tronto, iniziò con l'istituzione dell'Area Vasta e l'adozione dell'Atto Aziendale ( il Piano di Area Vasta 5 ) reso pubblico il 9-6-2012 dal Dir. Stroppa, con il beneplacito dei nostri rappresentanti politici in Regione, nessuno escluso, nonostante le osservazioni e le manifestazioni di dissenso dei Sanitari del "Madonna del Soccorso" in ogni sede. (Secondo il sig. Sindaco Gaspari i Medici si piangevano addosso)», così principia la disamina (che parte da lontano) del Narcisi che entra poi nel merito: «con esso,» - puntualizza il medico - «si perdevano le Strutture Complesse di ortopedia e traumatologia, quella di Laboratorio analisi, di Oculistica e di Otorino, di Cardiologia con l'accorpamento dell'Utic alla Murg. e scompariva la Neurochirurgia (NCH) deliberata e finanziata dalla Regione con la DRG n.271 del 9-2-2010».

"Addio, Ospedale per Acuti" - annota il dottor Narcisi - quell'Ospedale per Acuti "per il quale la Città di San Benedetto si era sempre battuta con gli indimenticabili Prof. Mirko Dardari, il Dr. Gioacchino Bollettini e le precedenti Amministrazioni dell'Ospedale!".
"A tal proposito," - altresì puntualizza l'ex Direttore del Dea dell'Ospedale sambenedettese - "è obbligatorio ricordare ed elencare alcuni eventi che più di tante parole contrassegnarono, in tal senso, il nostro Ospedale".

«Si acquistò la prima TAC in Provincia, nel 1986, con l'aiuto di una colletta popolare alla quale tutti i Sambenedettesi risposero con grande generosità. Si era stanchi di correre a Teramo che era la sede più vicina. Si mise, per primi, il Medico sull'Ambulanza, precorrendo l'odierno servizio nazionale del 118, con la famosa C.O. 781313, che successivamente, il 1-5-2000, fu ceduta, con imposizione, all'Ospedale di Ascoli.
Fin dal 1976, presso la Cardiologia del "Madonna del Soccorso" - con il Primario dr. Bruno Floris, esperto in elettrostimolazioni - si impiantavano i primi pace-maker in Provincia; e, successivamente, da una indagine dell'Age.Na.S. del 2011 - sulla mortalità per Infarto del miocardio a 30 giorni dal ricovero - la Cardiologia di San Benedetto, guidata dal dr.Guglielmo De Curtis, coadiuvata dall'Emodinamica di Ascoli Piceno, risultò la prima dei migliori dieci Ospedali d'Italia.
Infine, fra gli Ospedali di Zona, quello di San Benedetto fu il primo ad effettuare i Prelievi di organi, nelle Marche
».

«Fortunatamente» - prosegue il dottor Narcisi - «il 14 gennaio 2011, fu assunto alla Direzione del Servizio Salute della Regione Marche il dott. Carmine Ruta sotto cui il "Dipartimento Salute e Servizi sociali" si fuse con la "Agenzia regionale sanitaria" per razionalizzare l'attività amministrativa e rafforzare le funzioni di indirizzo. Purtroppo, questo connubio durò poco.
Ebbene, il dott. Ruta si dimostrò subito un valentissimo tecnico e con lui la Regione raggiunse il tanto vantato pareggio di bilancio e, per perseguire l'equilibrio dell'offerta sanitaria nel Territorio, propose l'allineamento dei costi alle strutture più efficienti nazionali e la ridefinizione strutturale dell'attuale Rete dei Presidi Ospedalieri riducendone la frammentazione, adeguando il numero posti letto alla media nazionale e riconvertendo le piccole strutture. Con questo Progetto di Riordino della Sanità regionale, il Dott. Ruta concluse un Accordo di Programma con il Ministero della Salute (Ministro Fazio) che prevedeva, in 3 stralci, il finanziamento, in totale, di 388 milioni di euro, che dovevano servire per la messa a norma di tutti gli Ospedali di rete (112 milioni), per la costruzione dei nuovi Ospedali INRCA-Osimo, "Salesi", Fermo (211 milioni) e Ospedale Unico del Piceno (65 milioni). Successivamente, nell'opera di riordino del Sistema sanitario regionale (SSR) e in adeguamento alle disposizioni contenute nel D.L. n. 95 del 6-7-2012, convertito in Legge n.135 il 7-8-2012, il dott. Ruta fissò i criteri da adottare per gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera individuando 3 aree specifiche di intensità di cure (alta, media e bassa complessità) ridisegnando la Rete ospedaliera della Regione Marche in modo che ogni Area Vasta potesse avere la stessa offerta di cure complete con Ospedali ridistribuiti in reti omogenee territoriali
».

"Questo," - evidenzia la disamina dell'ex Direttore del Dea del Madonna del Soccorso - "significava che tutti gli Ospedali di Rete dovevano essere dotati dei Reparti minimi di Base per potere dare, tutti, la stessa risposta alle acuzie".
Ma «visto che il finanziamento del 3° stralcio dell'Accordo di programma, che interessava l'Ospedale dell'AV 5, del Piceno, venne sospeso per la "spending review nazionale", in ASUR ci si cominciò ad orientare verso "l'Ospedale Unico su due sedi" per l'AV5».
Dunque "mentre la Regione con l'ASUR perseguiva la politica dei tagli lineari nella sanità pubblica innescando il rischio di conflitti di interesse con la sanità privata, il Dipartimento della Salute con il dott. Ruta propendeva per il mantenimento equilibrato della offerta sanitaria pubblica in tutto il territorio, puntando sulla qualità e sulla sicurezza delle prestazioni sanitarie, da perseguire nel pubblico".

"Per tali motivi," - rimarca la Nota e l'ampio excursus del Narcisi - "il Dott. Ruta fu fatto fuori il 27-12-2012 ( con la Legge finanziaria 2013) sfruttando una clausola del contratto regionale che lo legava alla possibilità di modifiche delle competenze e dell'assetto organizzativo delle due Strutture regionali assegnategli, che puntualmente non accettò".

Ma veniamo all'oggi: «Ora, il risultato dell'Ospedale unico su due sedi, progetto "fallimentare" di gestione integrata sperimentale nell'AV5 fra gli Ospedali di Ascoli e San Benedetto, è sotto gli occhi di tutti».
«Oggi,» - evidenzia la Nota a firma dell'ex Direttore del Dea dell'Ospedale sambenedettese - «abbiamo due "mezzi ospedali", due "ospedali monchi", "malati a quattro ruote" costretti a percorsi rocamboleschi e Primari "a cavaliere" con tutti i rischi, anche personali, che questa situazione comporta».
«Purtroppo, la gestione integrata sperimentale dei due Ospedali dell'AV5 (unica realtà in tutta la Regione Marche), tesa a costituire un "Ospedale Unico su due sedi", è saltata quando ci si è resi conto che l'AV5 aveva già designato la centralità dell'Ospedale di Ascoli sul territorio provinciale e aveva posto il capoluogo provinciale al centro della organizzazione sanitaria pubblica dell'Area Vasta. Non a caso, la richiesta alla Regione di uno Ospedale Unico Nuovo del Piceno da parte degli Amministratori della Città di Ascoli Piceno, è stata sempre molto tiepida».
«Questo imbarazzo, si è fatto molto evidente allorquando la Regione Marche emise la DGR n. 1537 del 31-10-2012 "Direttiva vincolante per i Direttori generali degli Enti del SSR, per l'attuazione della Legge 135/2012 concernente disposizioni urgenti per la spending review nazionale" con la quale si ridisegnava la Rete ospedaliera della Regione Marche. Con essa si individuano:

- ospedali di alta complessità (Torrette, INRCA e Az.Osp.Pesaro) eroganti alta specialità;

- ospedali di media complessità (tutti gli ex Ospedali di Zona ) con funzione di integrazione clinica per le acuzie;

- ospedali di bassa complessità (gli ex piccoli Ospedali di Polo) per le post-acuzie, sub acuzie e fragilità, facenti capo all'INRCA

ridistribuendoli in Reti Omogenee Territoriali nell'ambito di Aree Geografiche Omogenee (non più basate su meri confini istituzionali o amministrativi che ricalcavano le Province) in modo che ogni area potesse avere la stessa offerta di cure completa. (In questa ottica, oggi, trova giustificazione, legittimità e consenso la " Proposta del Bacino di Utenza" di Giorgio De Vecchis)».

"Sulla base di questo pacchetto di offerte di cure," - prosegue la Nota a firma del dottor Narcisi - "sono state individuate n.6 aree vaste omogenee, nell'ambito di tutta la Regione, con le seguenti RETI OMOGENEE ASSISTENZIALI :

- la rete omogenea di Marche Nord che comprende l'Az. Osp. Marche Nord di Pesaro-Fano e l'Ospedale di Urbino.

- la rete omogenea dell'Area metropolitana (Az.Osp.di Torrette-Ancona) con trasferimento delle prestazioni di media complessità agli Ospedali di Senigallia e di Jesi.

- la rete omogenea INRCA -Osimo che risponde alle esigenze provinciali di Ancona Sud e a tutte le piccole strutture della cronicità presenti sul territorio marchigiano.

- la rete omogenea del polo tecnologico montano costituita dagli Ospedali di Fabriano, di Camerino, di San Severino Marche supportati dall'Ospedale di Pergola.

- la rete del Centro Marche incentrata sugli Ospedali di Macerata, di Fermo e di Civitanova Marche integrati con l'Ospedale di Amandola.

- la rete omogenea di Marche Sud che integra gli Ospedali di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto ( che sono entrambi due ex ospedali di Zona con funzione di integrazione clinica per le acuzie)".

"Come si vede" - sottolinea l'ex Direttore del Dea dell'Ospedale di S.Benedetto - "nella nostra area di riferimento, rappresentata dalla rete di Marche Sud, manca l'omogeneità assistenziale, in quanto esistono due Ospedali equipotenti e manca l'area socio sanitaria della fragilità.
Nessuno segnalò questa anomalia, neppure l'Assessore per il Piceno
".

"A questo punto," - avviandosi alla conclusione del suo ampio, denso e significativo excursus e ragionamento - "sorge spontanea una domanda", afferma il dottor Narcisi:

«Quale Ospedale della Rete omogenea di Marche Sud avrebbe dovuto svolgere le funzioni per le post-acuzie e fragilità, visto che i piccoli Ospedali di Polo (di Montefiore, Ripatransone e Offida) erano stati chiusi da tempo mentre nella Rete omogenea di Marche Nord gli Ospedali di Polo sono rimasti aperti e per di più con Società private dentro gli Ospedali pubblici ? Ovvia la risposta : "l'Ospedale di S.B.T. !"
Infatti, senza dire niente, in modo subdolo, senza informare la Popolazione sambenedettese, senza intervenire in alcuna sede istituzionale, nonostante le segnalazioni effettuate al sig. Sindaco Gaspari, Presidente dell'Assemblea dei Comuni dell'AV5, l'ASUR cominciò lo smantellamento dell'Ospedale di SBT con la soppressione e l'accorpamento di alcuni Reparti, con modifiche di percorsi assistenziali, con tali e tanti cambiamenti strutturali che ormai hanno fatto perdere al Presidio le caratteristiche di un Ospedale vero e proprio e acquisire quasi quelle di un "Ospedale di Comunità", come oggi viene chiamata la "Casa della Salute".
Di conseguenza, attualmente, l'Ospedale Unico a tutti gli effetti è l'Ospedale di Ascoli Piceno e, così, si sarebbe realizzata l'Area omogenea assistenziale come prevede la DGR n. 1537 del 31-10-2012, con la buona pace di tutti».

«Va bene così? Certamente no ! Questo maldestro tentativo va assolutamente rigettato. Non è pensabile che la Città di San Benedetto del Tronto rinunci alle sue giuste prerogative, per di più suffragate dai numeri e dalle regole che governano la Sanità» chiosa il dottor Narcisi.

Il quale, poi, conclude: «comunque la si voglia girare, la soluzione più logica, più economica, più scientifica, più sicura e, ancora, più forte, dopo la "Proposta del Bacino di Utenza" del Consigliere comunale Giorgio De Vecchis, resta la costruzione in AV5 di un Ospedale Unico nuovo, che tenga conto, per la sua sede, più del criterio della funzionalità che dell'equidistanza».

17/04/2017





        
  



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