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Me'shell Ndegeocello nello spazio siderale

San Benedetto del Tronto | Me'shell Ndegeocello "Comet, come to me"

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Me'Shell Ndegeocello

"Comet, come to me"

A vent'anni di distanza dal magnifico esordio di "Plantation lullabies" (fu lei la prima artista ad essere messa a contratto dalla Maverick, allora neonata etichetta di Madonna) Me'shell Johnson (Ndegeocello in swahili sta per "uccello libero di volare") va verso i 50 anni con un nuovo album che segue lo splendido lavoro dedicato a Nina Simone, "Pour une ame souveraine". E' l'undicesimo di una carriera nella quale non le è mai venuto a mancare l'impegno sociale e quello della ricerca verso strade quasi pioneristiche nell'abbinare tecnologia, raffinatezza esecutiva e un canto originale sempre rigoroso.

"Comet, come to me", gioca tra un classicismo rock mescolato a innovazione e tecnologia intrecciati dal suo stile di bassista ferma e lucida. Il segno del suo basso elettrico è forte sin dall'apertura "Friends" (è la cover di un brano del rapper Whodini vivisezionata e destrutturata) e pervade tutto il disco fino a qualche brano di troppo nel quale il manierismo prende il sopravvento sull'invenzione. Ad accompagnarla ci sono i suoi collaboratori di sempre: Jebin Bruni alle tastiere, Christopher Bruce alla chitarra e Earl Harvin alla batteria. In "Comet, come to me" Me'shell raccoglie un linguaggio fatto di dub/reggae ("Forget my name", "Modern time") e di improvvisazione e di rock (la velvetiana "Continuous performance"), di funk e di spruzzate di rhythm'n'blues quasi spaziale che non trova però una vera e propria focalizzazione. In "Tom" lascia spazio a due amici ospiti come il chitarrista blues Doyle Bramhall e al rocker Jonathan Wilson senza trovare un graffio incisivo che non manca però alla canzone "Good day bad" nella quale i riferimenti di un vecchio e glorioso rock (ci sono echi di Stevie Winwood) si sposano con la sua voce intensa, sensuale e magica che in passato ci ha offerto momenti irresistibili.

Se un merito c'è in questo disco è proprio il lavoro di Me'shell nell'amalgamare i suoni attraverso gli imput musicali più diversi. Un bell'aiuto lo riceve anche alle visioni di Daniel Lanois, produttore di classe che spesso fa emergere colori psichedelici e magnetismi chitarristici quasi spaziali come nella quasi bowiana "Shopping for jazz" dai toni di folksinging moderno da "Space oddity" cui fanno eco anche "Convinction" e "Choices". E' davvero molto vario il linguaggio di questi brani. Dal sincopato e quasi atonale "Folie à deux" alla chiusura di "American rhapsody" che apre a successivi spazi da sviluppare. E' un vero e proprio lavoro di ricerca "Comet, come to me" che vagamente fa venire in mente il mondo di Prince ma non fa urlare al miracolo né per il risultato, né per la forma.

Voto 6,5/10

03/06/2014





        
  



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