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Nel mondo elettronico di Brian Eno e degli Underworld

San Benedetto del Tronto | Eno * Hyde "Someday world"

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Eno * Hyde

"Someday world"

Quanti ricordano una canzoncina di moda negli anni Ottanta che faceva "Doot doot"? Segnò una stagione quel motivetto che restò per il gruppo che lo lanciò, i Freur, un successo da éspace d'un matin. Il responsabile di quel divertissement un po' à la Righeira (quelli erano gli anni, quella era la moda) era Karl Hyde, chitarrista allora ventenne e pieno di speranze che qualche mese dopo fece sparire i Freur per far rinascere dalle ceneri gli Underworld. In realtà si trattava di un semplice cambio di nome per non avere addosso l'etichetta di "neo romantici" troppo legata agli umori generazionali.

Con una base elettronica di spessore e con l'aggiunta di un deejay la formazione degli Underworld esplose con "Born slippy" ridefinendo i codici della dance elettronica e mettendo le basi per un successo di larga portata. Oggi, dopo varie vicende, morti e resurrezioni che hanno trasformato il gruppo in una serie (MK1, MK2, MK3) Karl Hyde regge ancora il nome degli Underworld grazie a spettacolari sonorizzazioni cinematografiche (con Danny Boyle) e non solo (è di Hyde l'intero tappeto sonoro delle superlative notti olimpiche di Londra). E' sembrato quindi naturale che Karl Hyde creasse, strada facendo, un progetto come "Someday world", a fianco di uno dei padri dell'elettronica pop inglese come Brian Eno. Generazionalmente i due non sono lontanissimi. Li separano solo nove anni ma

l'approccio all'elettronico dei due è totalmente diverso per cui il risultato di "Someday world" desta molta curiosità. Eno recupera quella voce e quei motivi apparentemente banali del suo esordio solistico ("Here come the warm jets" del 1974) che anticipava modi e mode musicali e li mescola con i colori densi del mondo Underworld. L'apertura ("The satellites") e la chiusura ("To us all") pescano nel mondo colto di Steve Reich e di Mychael Nyman e giocano con riferimenti di metallico gamelan del mondo balinese sui quali si adagia, caldissimo, il timbro vocale di Brian Eno. E' una rara occasione per Eno quella di collaborare strettamente con un altro artista per un intero lavoto. Era successo con i tedeschi Cluster e con Rick Holland e con lo stesso Hyde era capitato per un brano come "Beebop hurry" degli Underworld per cui l'esperimento che vede la partecipazione ai fiati di Andy McKay dei Roxy Music e di Will Champion dei Coldpaly e Daria, la figlia di Eno, risulta davvero interessante e stimolante. Per Eno "Someday world" sembra un bel ritorno a casa, ai vecchi tempi del post Roxy, per Hyde invece una nuova e ben riuscita scommessa di coinvolgere il maestro in questa avventura proiettata al passato che diventa esaltante nel compendio "Strip it down".

Voto 7/10

29/05/2014





        
  



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