Montelparo, 10 maggio 2014 "Sulle orme della Guerra"
Ascoli Piceno | Sabato 10 maggio posso dire di aver visto il dolore negli occhi di un uomo. La violenza inaudita della Seconda Guerra Mondiale e l’oppressione della dittatura avevano lasciato - si vedeva - tracce indelebili nella sua vita.
di Alice Galasso
Sulle orme della Guerra
Quando un nome inciso su una fredda targa placcata in oro prende vita; quando i meandri di un viottolo di paese, una casetta di campagna decrepita, un albero d'ulivo a margine di un sentiero celano tracce di passato; quando dei fogli ingialliti ci raccontano di un tempo lontano; quando, seduti sull‘erba di un prato, ci lasciamo guidare da un bambino, ormai anziano, in una guerra che non abbiamo mai vissuto, sfiorando per un'ora o due quei sentimenti e quelle sofferenze antiche.
Restiamo in silenzio ad ascoltare la Storia e di tanto in tanto ci lasciamo distrarre dal borbottio delle cannonate e degli spari. Queste parole, dono prezioso, si svestiranno per noi del loro abito di obiettività se tenderemo loro le orecchie: ci riveleranno intime verità che un libro di scuola non saprebbe raccontarci.
Un'incrinatura sulla fronte, la profondità di uno sguardo, una smorfia accennata, una lacrima soffocata... Ma cos'è la purezza di un ragazzo di fronte alla maestosa crudeltà della guerra? Cos'è la pienezza di un cuore umano a confronto con il nulla?
Le bombe annientano i corpi, la materia; il totalitarismo le menti, l'anima.
I cadaveri, le macerie, gli affetti mancati, le distanze insormontabili, tutto fa parte di un ciclo infinito di distruzione. Ed è lo smarrimento di fronte a questo grande vuoto che porta gli individui al compimento di azioni estreme, i singoli soldati a un'obbedienza passiva, e l'armata diviene "uno strano capolavoro di combinazioni in cui la forza risulta da una somma enorme d'impotenze". E' matematico, Hugo ce lo dimostra: il risultato dell'addizione tra centinaia, migliaia, centinaia di migliaia di zeri non è che ZERO. Tanta è l'esattezza del numero quanta è l'insensatezza della guerra.
"[...] Così si spiega la guerra, fatta dall'umanità contro l'umanità, nonostante l'umanità [...]" (V. Hugo, Les Misérables). Trovo che con queste poche proposizioni, brevi e concise, l'autore ce ne dia una definizione degna di un Treccani.
Sabato 10 maggio posso dire di aver visto il dolore negli occhi di un uomo.
Noi della classe e l'insegnante di storia e filosofia, accompagnati da un gruppo di inglesi, dopo vari chilometri di camminata per le colline del Fermano, arrivammo nel piccolo borgo di Montelparo, seconda tappa della nostra gita .Insomma era lì, in una modesta saletta nel municipio, che stavamo assistendo alla celebrazione della Resistenza ed era lì che quest'uomo, piuttosto avanti con gli anni, ci stava facendo una breve cronaca di quel periodo: quando lui ed il Regime erano quasi coetanei. Così, mentre leggeva, gli si ruppe la voce.
Il ricordo di quell'infanzia estirpata alla radice prese il sopravvento su di lui. Tra una parola e l'altra, pause interminabili: a stento riprendeva fiato.
La violenza inaudita della Seconda Guerra Mondiale e l'oppressione della dittatura avevano lasciato - si vedeva - tracce indelebili nella sua vita. In quel momento sembrava quasi che anche gli inglesi seguissero con attenzione il discorso: le emozioni non hanno lingua. Il secondo testimone fu, poi, meno concitato: evidentemente il tempo aveva affievolito la sua memoria.
Gli fu affidato, tuttavia, il compito di reggere il tricolore durante la cerimonia in omaggio al soldato George, allora conosciuto in zona come un eroe per il grande sostegno che aveva dato alla comunità, soprattutto in qualità di maestro.
Tutto il peso di una bandiera, sorretto da un uomo solo. Noi spettatori ammiravamo penosamente quel vecchino ricurvo sopportare il sole cocente del primo pomeriggio, immobile come la statua marmorea di un imperatore. Eppure sono convinta che nella sua espressione ci fosse dell'amara ironia: "Che leggerezza!". Quasi l'asticella non si spezzava sotto la sua presa.
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19/05/2014
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