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Il viaggio della vita di Leon Russell

San Benedetto del Tronto | Leon Russell "Life journey"

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Leon Russell  "Life journey"

Basterebbe l'appartenenza alla Hall of Fame del Rock'n'Roll per incastonare nel mito la figura di Leon Russell. Oggi il "leone" è ultra settantenne e rappresenta una delle grandi stelle dell'Oklahoma e della sua musica. Autore di pagine indimenticabili del rock ("Delta lady", "A song for you", "Superstar", "This masquerade", "Bluebird") dopo anni di silenzio Russell era tornato sulle scene discografiche con un album in coppia con Elton John ("The union", 2010) prima di avere gravi problemi di salute in seguito ad un infarto. Oggi celebra la vita e il passato con la sua lunga chioma di capelli bianchi e con "Life journey", dodici canzoni che mettono in luce il suo pianismo honky tonk e il suo dixieland venato di rock e di country.

Con la voce sempre graffiante e distinguibile Leon Russell, che aveva avuto il suo grande lancio internazionale nel 1970 affiancando Joe Cocker (già interprete della sua "Delta Lady") nel mitico album "Mad dogs & englishmen". Nell'apertura di "Come on in my kitchen" e "Big lips", ma anche nella chiusura di "Down in Dixieland", egli continua a scatenarsi nel dixie che lo ha sempre caratterizzato, prima di passare allo stato di un perfetto crooner che esegue, sulla scia di un indimenticabile Ray Charles, la sua versione di "Georgia on my mind". La voce è aspra, acida, profonda e penetrante e l'orchestra sceglie per lui il miglior jazz à la Count Basie con un risultato eccellente per il vecchio leone ancora ringhiante. E una vera magia la sua voce che, a tratti, ricorda proprio Ray Charles e, con le stesse atmosfere da big band, torna gigantesca anche nella superba versione di "New York state of mind", il classico di Billy Joel. E' una piacevole passeggiata tra magnifiche canzoni quella intrapresa da Leon Russell che abbraccia Duke Ellington in una grande esecuzione a voce spiegata di "I got it bad and that ain't good". Riesegue "Fever" di Otis Blackwell e grande successo di Peggy Lee come fossero di nuovo i tempi di Joe Cocker ma non è da meno nel rendere di nuovo grande "That lucky old sun" di Beasley Smith con le steel guitars del country e del gospel in una ballata senza tempo.

Fa onore ottimamente anche al blues in "Fool's paradise" e non è mai spocchioso Leon Russell. Sa rendere omaggio alla canzone come un Sinatra rauco e nasale o un Dr. John al suo meglio e affronta altri classici come "I'm afraid the masquerade is over" di David Porter o "I really miss you" di Paul Anka con una straordinaria naturalezza di esperto cantante pop con venature di crooner jazz. C'è nostalgia, c'è divertimento, c'è la netta sensazione di un autore che porta grande rispetto alla canzone d'autore americana nonostante i trascorsi del rock e della sregolatezza.

Voto 7/10

01/05/2014





        
  



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