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La prima guerra mondiale nell’ambito dell’unità d’Italia

| Il sindaco Gaspari ricorda l’ingresso in guerra del nostro Paese, avvenuto il 23 maggio 1915.

«In questo anno di festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia non possiamo trascurare il ricordo di una data come il 23 maggio 1915, quando il nostro Paese dichiarò guerra all'Austria-Ungheria, entrando in uno dei conflitti più spaventosi della storia, quello che Benedetto XV definì l'"inutile strage". Le perdite umane e materiali per l'Italia furono immani, l'intera nazione fu coinvolta in uno sforzo bellico senza precedenti, fino alla mobilitazione dei famosi "ragazzi del ‘99", per cercare di risollevare le sorti del conflitto.

La partecipazione dell'Italia alla prima guerra mondiale fa parte delle tappe dell'unità del Paese dal momento che per la prima volta ragazzi provenienti da tutte le regioni si trovarono a combattere insieme, al fronte, in trincea, quasi sempre lontano da casa, stabilendo contatti con i propri commilitoni non senza difficoltà, a partire da quelle linguistiche, ma infine arrivando a maturare una forte coscienza dell'unità nazionale, fin lì rimasta flebile, e per lo più riservata all'esigua "classe dirigente".

Se è vero che non si deve ragionare con il senno del poi o proiettare all'indietro conquiste successive, la maturazione della coscienza nazionale ci permette però di apprezzare il valore della pace, e di una società in cui la crescita degli individui e della società nel suo complesso avvenga con altri strumenti ben diversi dal fatto bruto della guerra. Strumenti come la scuola o le "pari opportunità" iscritti nella nostra Costituzione, documento straordinario nato al termine della fase storica iniziata proprio da quel maggio 1915. L'Italia era allora un paese agricolo, e questo carattere rimase prioritario ancora per molti anni a seguire. Eravamo lontani dal suffragio universale ma anche da una scolarizzazione e da una società di massa, in cui si presume, ancora oggi, che la scuola fornisca a tutti, nessuno escluso, quei famosi "strumenti critici" per una piena maturazione e realizzazione individuale e collettiva.

Negli ultimi anni abbiamo celebrato a San Benedetto tutte le principali ricorrenze storiche nazionali, dal 27 gennaio "Giorno della Memoria in ricordo delle vittime della shoah" fino al 4 novembre, che suggella proprio la fine della guerra del '15-'18. E proprio nello scorso mese di novembre abbiamo avuto in sala consiliare lo straordinario intervento di uno storico come Gianni Oliva, che anche di questi fatti ci ha parlato, dai moti per l'unità d'Italia, ai due conflitti mondiali, alla nascita della Costituzione. Dopo la prima guerra si diffusero nel nostro Paese fermenti sociali molto forti che qui non è il caso di ricordare: da quel sentimento della "vittoria mutilata" al "biennio rosso", fino all'avvento del fascismo e oltre.

Conoscere la storia non è soltanto un piacere che i nostri ragazzi dovrebbero avere il diritto di sviluppare, ma anche uno strumento indispensabile per una cittadinanza sempre più consapevole, sia in ambito locale, sia come cittadini di un grande Paese come il nostro. La memoria non è quasi più affidata ai racconti dei nonni e dei reduci, sempre meno numerosi a mano a mano che cresce la distanza temporale da certi fatti, e sempre più allo studio e alla passione per le vicende umane, che è poi l'interesse per le origini dei fenomeni che viviamo ancora oggi. Impariamo dunque a coltivare una giusta prospettiva storica, e ad amare l'Italia praticando l'intelligenza e la legalità a tutti i livelli, come strumenti di civile convivenza e antidoto alla legge del più forte».

25/05/2011





        
  



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