Caligola il sublime
San Benedetto del Tronto | Lindagine storica del prof. Angelo Filipponi sul personaggio di Caligola ha più di un merito.
di Maria Elisa Redaelli
Inoltre il lettore apprende ad allargare ogni analisi agli accadimenti, agli ambienti in cui essi si svolgono, alle persone, agli eventi storici capaci di influire sul corso della ricerca.La lettura accurata e costante dei fatti , inoltre, si giova del supporto degli storici dell'epoca, ne vaglia la obiettività e pone le basi per gli esatti approfondimenti delle critiche,che si sono riscontrate nei secoli, infine rende ragione solo a quelle scritture che sono del tutto plausibili.
L'autore insegna così al lettore ad aprirsi a plurimi orizzonti, i quali, sistematicamente riferiti, abituano al gioco dello incastro degli avvenimenti e dei ruoli, come per abilitarlo al lavoro, facendolo partecipe, tanto da inserirlo nei fatti e fargli, quasi, rivivere la varie vicende. Riesce così che i primi paragrafi del libro preparino il reticolo dei futuri eventi quasi che lo ineluttabile decorso storico di Caligola sia stato già intessuto e basti, solo, dare l'avvio affinché tutte le vicende prendano corpo e diventino esse stesse le protagoniste.
Si ripropone l'eterno quesito per il quale il destino sembra essere il principale protagonista e gli uomini, implicati nei fatti, marionette guidate con sapiente logica, che non lascia sbocchi. Oppure si pone l'interrogativo che tutto succeda per il volere degli uomini, egemoni del destino umano, che sono signori, divinità, facitori del proprio fato e di quello altrui perché abilissimi manipolatori ed interpreti straordinari.
In questo contesto Tiberio, lo stesso Caligola, Claudio, le donne, Livia, le Agrippine, Ottavia, Antonia e Drusilla sarebbero tutti colpevoli e spietati personaggi per un lato, egemoni e protagonisti per l'altro, vittime della saga composta da uomini e cose, che si muovono per realizzare l'idea di una Roma "Caput mundi " al fine di far prosperare la fortuna della famiglia Giulio-Claudia.
Essi manovrano le fila della vita e della morte altrui, pur di non perdere prestigio, denaro, forma, favori, ricchezze e soprattutto potere. Sembra al prof. Filipponi che Caligola , invece, operi nella consuetudine , sì, giulio-claudia, ma con una visione nuovissima e geniale, che lo riscatta dal giudizio limitativo degli storici della sua epoca ( Dione Cassio, Tacito, Svetonio, Filone Ebreo, Seneca, Falvio Giuseppe , Plutarco) che formularono su di lui, perplessità ed accuse inadeguate ed altrettanto fecero gli scrittori posteriori, insistendo sulla tematica della follia, risibile e devastante, dell'imperatore: il folle che sperperò la sua vita , gli averi, la potenza di Roma con stravaganze, contraddizioni, ed errori madornali, un demone dominato da mitomania, enfasi, latrocini , uccisioni, devinaze orribili e perversioni.
E' indubbio, come sostiene il Filipponi, che l'infanzia di Caligola sia stata costellata da visioni di eccidi, prima di tutto, quello del padre Germenico poi della madre e dei vari membri della sua famiglia, e che le stravaganze morali e sentimentali di Tiberio, il volgersi frenetico delle congiure dei poteri imperiali, oggetto di giochi politici dei senatori dei cavalieri e dei partiti che erano ora pro o contra l'imperatore , abbiano condizionato la sua politica: tutti questi fatti è possibile che abbiano creato in Caligola la propensione alla dissimulazione e al cinismo.
Tuttavia Caligola, secondo il Filipponi, ha saputo crearsi una sua nicchia dalla quale verso il 38 e il 39 d- C. ha inziato ad ideare un disegno politico ingegnoso ed una programmata rivoluzione di idee per la quale si doveva mutare la storia di Roma proiettando l'immagine di Roma per tutto ilo mondo allora conosciuto.
In particolare il principe guarda verso il nord gallico e britannico sulla scia del padre Germanico, morto prematuramente, anche lui iniziatore di questa politica, ma volge la sua attenzione e cura verso Oriente e verso l'Africa , accrescendo l'osservazione attenta e la cura. Attraverso l'amicizia con i giudei, specie con Erode Agrippa, suo maestro, scaltro e abile mediatore tra i romani e i parti, avrebbe potuto formare uno stato nuovo tale da potere assorbire lo stesso Regno di Artabano III e raggiungere i confini dell'India e della Cina.
Caligola tentò così di apparire anche un sovrano orientale nel modo di vestire, nell'uso delle celebrazioni, per i titoli divini che egli stesso si attribuiva, nel desiderio di risiedere ad Alessandria di Egitto, nell'aprire le sue gesta alla esaltazione del popolo di Roma, che doveva esserne il partecipe, in senso democratico, per uscire dalla limitatezza provincialistica della tradizione romana e trasformarla in una espansione verso le multiformi istanze culturali, che lo spirito del nuovo Impero doveva offrire a tutti: Caligola anticipava così ciò che tentarono di fare gli imperatori della casa Giulia, che lo seguirono.
Caligola fu Il sublime perché fu imperatore e Dio, signore del destino di Roma e suo mentore:L egli fu grande uomo di cultura vasta e solida, artista multiforme e geniale, erede della magnificenza di Cesare, di Augusto, Germanico e di Druso suo nonno , legato tuttavia al passato di Roma, senza condividerne i limiti.
Il lavoro critico del Filipponi, ricco e ponderoso, è scritto in lingua concisa essenziale, scorrevole tipica della concinnitas latina.
L'interpretazione etimologica e filologica delle varie attribuzioni date all'augusto imperatore costituiscono la vera ricchezza di questa opera storica dell'autore che esplica le verità storiche, basandosi anche sul significato delle argomentazioni linguistiche e sulla presentazione die fatti che costituiscono un affresco completo ed indimenticabile degli ambienti , dei personaggi e della vita multiforme che si svolgeva sotto il potere di Roma
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15/10/2010
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