Il parto del project-financing riguardante il Palacongressi diventa sempre più difficile. Ma, attenzione, non per l’Ati che, per suo conto, sta in una botte di ferro. Ha deposto un progetto, l’iter ha fatto il suo corso, la documentazione non fa una grinza avendo rispettato tutte e scrupolosamente le richieste di legge. I mal di pancia con susseguente parto cesareo sono tutti politici. Se l’attuale Amministrazione non lo vuole rimangono solo due alternative. O far buon viso a cattiva sorte ed accettarlo o negarlo e pagare una penale di 500 mila euro che si vanno a sommare alle 400 mila già in tasca dell’ingegner Bellagamba per un Prg che non vedrà mai luce se non per una minima parte.

In altri termini, scegliendo la linea dura, l’attuale maggioranza andrebbe a sborsare in tutto quasi un milione di soldi dei contribuenti per quelli che si possono definire “costi di discontinuità politica” con la passata Amministrazione, senza nessun ritorno per la collettività. Troppo per una Giunta che vuole (vorrebbe?) amministrare in modo accorto e lungimirante. Ecco allora che il “diavolo” non è poi così malvagio come sembra. Anche perché lo stesso è in possesso di mezzi finanziari tali e di un progetto che qualsiasi altro comune limitrofo lo accoglierebbe a braccia aperte (Grottammare docet).

“Non vogliamo privare la città di una multisala” sottolinea Gaspari. Beh, meglio tardi che mai, verrebbe da pensare. Che poi la stessa si sposti in un immobile pensato per tutt’altri fini e sul quale lo stesso primo cittadino si era fatto paladino con un’opposizione a suo tempo quasi feroce rientra nella logica del divenire di cui è impregnata la politica ed alla quale, prima o poi, tutti devono fare i conti. Fino ad ora, solo pensare di modificare il Palacongresi, è stato per il centrosinistra come gettare fango nell’acquasanta. Nei quasi quindici anni della sua esistenza è diventato sempre più una cattedrale nel deserto goffa ed ingombrante. Per inciso, se si va a guardare quanti incontri, convegni, congressi e forum si sono tenuti nella struttura e quanti, per esempio, all’hotel Calabresi, il rapporto è di cinque a due in favore di quest’ultimo.

Quando si edifica una sede del genere poi la si deve anche far funzionare. O si sperava che qualche agente di commercio o qualche professionista di passaggio per la sopraelevata vedendo il “panettone” avrebbe pensato “Toh, un palazzo per congressi. Che bello, facciamoci un convegno”?
Ora Gaspari richiama l’associazione albergatori a farsi in quattro per creare un organismo in grado di portare congressisti a San Benedetto.

Le seguenti domande sono d’obbligo. Perché ci sono voluti quindici anni? C’è voluta la “minaccia” di un project-financing per accendere la lampadina? Forse in questo caso, come in quello del Prg di Bellagamba, prima di rinnegare a priori un’opera o un progetto solo perché “partorito” da una diversa Amministrazione ci si dovrebbe chiedere quanto costi al contribuente ed agire di conseguenza. Gaspari se ne sta accorgendo e cerca di correre ai ripari.