Ho partecipato con attenzione alla prima giornata del congresso della C.G.I.L. della nuova Provincia di Fermo ed ho avuto modo di apprezzare la relazione del Segretario uscente della C.G.I.L della Provincia di Ascoli Piceno Emidio Celani.

Ci troviamo di fronte ad un quadro economico che suscita gravi motivi di preoccupazione, sia sul versante nazionale che su quello territoriale. I dati territoriali sono eloquenti: oltre 8.000 licenziamenti nell’ultimo quinquennio, 2.500 lavoratori in mobilità nel 2005. La crescita esponenziale della precarietà e dell’insicurezza, derivanti dall’attuazione della Legge 30, in particolare per i giovani laureati e diplomati.

Fuori da ogni retorica intendo innanzitutto esprimere la solidarietà da un lato ai lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, dall’altro ai tanti giovani e meno giovani che oggi sono costretti ad “arrabattarsi” senza una speranza di stabilità e solidità per il futuro.

Ma la solidarietà non basta.

I lavoratori, i precari, le famiglie, di un territorio che vanta una straordinaria tradizione di lavoro e di occupazione, rivendicano, in modo sacrosanto, diritto al lavoro, occupazione, certezze.

Ad aggravare una situazione a dir poco inquietante, abbiamo assistito negli ultimi anni a scelte economiche e legislative del governo centrale che rispondono esclusivamente alla logica di rendere “i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri”, a sostegno delle nuove divinità del capitale finanziario e del mercato globale e a discapito dei produttori, siano essi i lavoratori o le imprese “fondate sul lavoro”.

Come evidenziano anche le ultime vicende della Sgl Carbon e della Sadam, ove il confronto tra le istituzioni (da evidenziare il ruolo dinamico della Provincia di Ascoli Piceno e delle Università) può consentire una strategia di riconversione in grado di favorire una occupazione alternativa ed eco-compatibile, il ruolo delle istituzioni (Regione, Provincia ed Enti Locali), con il concorso delle organizzazioni sindacali e delle imprese responsabili, acquista sempre più rilievo per governare positivamente i processi di deindustrializzazione in atto.

E’ necessario “voler bene” al proprio territorio ed affinché questo sentimento non rimanga una pia intenzione, diventa sempre più indispensabile che tutti i soggetti, politici, economici e sociali, operino un cambiamento culturale incentrato sui temi della sostenibilità, ovvero un ripensamento di parole chiave quali sviluppo, crescita, quantità a favore di altre che sono: qualità, innovazione tecnologica, diritti, tutela dell’ambiente, difesa dei beni comuni, cooperazione, stili di vita, generazioni future.

E’ con questo spirito che credo possibile un’ ampia convergenza tra le tesi ed i programmi congressuali della C.G.I.L per “Riprogettare il paese” e l’operato di quegli enti Locali impegnati per un’estensione della partecipazione dei cittadini, della democrazia e per un ripensamento sui temi dello sviluppo.

*sindaco di Porto Sant'Elpidio