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Capotosti: “così ho abbandonato il mio euroscetticismo”

San Benedetto del Tronto | Intervista al presidente della Corte Costituzionale: “inimmaginabile allora il cammino sull’integrazione europea percorso dal 1957 ad oggi”

di Giovanni Desideri

il presidente della Corte Costituzionale Piero Alberto Capotosti

Il professor Piero Alberto Capotosti, dal 10 marzo presidente della Corte Costituzionale, è stato ospite sabato 16 aprile dei Lions, presso la sala Smeraldo dell’hotel Calabresi. Sessantatre anni, sambenedettese, Capotosti ha insegnato diritto costituzionale, amministrativo, regionale, infine istituzioni di diritto pubblico, presso le università di Macerata, Siena, Tor Vergata, la Sapienza. È giudice costituzionale dal 1996.
 
Presidente, il processo di integrazione europea porterà un giorno ad un unico ordinamento giudiziario per tutti i paesi?
“È un obiettivo complesso, tutto da vedere. D’altra parte devo riconoscere che in passato ero molto scettico sulla possibilità che si sarebbe davvero arrivati all’euro. Pensavo che la data fissata per l’entrata in vigore della moneta unica sarebbe poi stata rinviata. Invece di fronte all’evidenza dei fatti ho dovuto ricredermi. L’introduzione dell’euro è stato un fatto davvero epocale e non un bluff, come sanno i mercati finanziari. Si tratta della cessione di una parte importante della sovranità degli stati, il “batter moneta”, a favore dell’Europa. E non penso al ritiro della lira, ma di monete forti come il marco o il franco. Non a caso, del resto, l’Inghilterra non ha ancora aderito alla moneta unica. Ma lo farà.”
 
Oggi c’è un’Europa a 25 che sta cercando di darsi una costituzione. Una buona premessa per una più stretta integrazione.
“C’è, è vero, il documento firmato a Roma il 29 ottobre scorso. Ma come ha detto Giuliano Amato, i paesi europei hanno dato alla luce un maschio e non una femmina: un trattato, non una costituzione. Ad ogni modo la direzione è tracciata e a mio giudizio sarà impossibile tornare indietro, dire “abbiamo scherzato”. Al massimo potranno esserci rallentamenti.”
 
Fatta l’Europa resteranno da fare gli europei?
“Questo è un limite del trattato: il fatto che sia frutto di un accordo tra politici, senza coinvolgimento di un “demos”, di un popolo europeo. Ma anche del parlamento europeo. Quanto all’Italia, la ratifica è stata data dal parlamento anche perché per un referendum su questa materia ci sarebbe stato bisogno di una modifica costituzionale. E questo avrebbe allungato i tempi. Credo tuttavia che oggi gli italiani avrebbero dato un voto favorevole. Né bisogna dimenticare che dal 1957, quando sei paesi decisero di dar vita alla Comunità europea, è stato percorso un lungo cammino sulla via dell’integrazione. Inimmaginabile allora.”
 
Chirac sembra avere difficoltà a convincere i suoi compatrioti in vista del referendum del 29 maggio.
“È vero che oggi i veri “euroentusiasti” sono i paesi dell’est europeo, che oggi realizzano un sogno di libertà: l’uscita dai regimi che li hanno oppressi così a lungo e l’ingresso in Europa. All’ovest siamo invece un po’ più scettici, ma ripeto che complessivamente l’esito è segnato. Sarà impossibile una inversione a centottanta gradi della direzione presa. Ci sarebbero contraccolpi troppo forti.”
 
La costituzione italiana intanto sta cambiando. In meglio o in peggio?
“Delle modifiche in corso non parlo. Da giurista mi attengo ai fatti, sicché darò una valutazione solo dopo l’approvazione definitiva di un nuovo testo. La nostra attuale costituzione ha il pregio di essere “a maglia larga”, di essere composta di formule onnicomprensive, nelle quali c’entra tutto.”
 
Il suo legame con San Benedetto sembra ancora molto intenso.
“È così. Sono grato agli amici che mi hanno dato la possibilità di tornarci in questa occasione. Del resto ho vissuto qui fino a quando non sono andato all’università, a diciott’anni. Ma anche in seguito sono tornato per periodi più o meno lunghi.”

17/04/2005





        
  



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il presidente Capotosti con il fotografo Giorgio Sgattoni
il presidente Capotosti con il vescovo Gestori

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