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Intervista esclusiva di Claudia Bachetti al dott. Traiano Campanelli

San Benedetto del Tronto | Dagli obiettivin ai rapporti con i " senior" un intervista a 360° al Presidente Regionale dei giovani imprenditori delle Marche

di Claudia Bachetti

Il Dottor Traiano Campanelli  è Presidente Regionale dei giovani imprenditori delle Marche

Cominciamo con il definire quali sono le categorie di attività economiche comprese nei "Giovani imprenditori  Marchigiani":  si intendono incluse ad esempio  l'industria, il terziario, il commercio? E quali sono i numeri dell'Associazione?
A differenza del mondo Confindustria, che risulta suddiviso per categorie, i "Giovani Imprenditori" ricomprendono tutti  coloro (di età compresa fino ai 40 anni) che svolgono attività d'impresa a qualsiasi titolo e in qualsivoglia settore di attività purchè ,ovviamente , rivestano ruoli decisivi e di responsabilità all'interno dell'azienda es. Presidente CDA,  amministratore delegato, direttore generale.

In particolare la carica che attualmente rivesto a livello Regionale mi è stata conferita il 20.05.2004: quindi si possono quasi tirare le somme del primo anno di mandato di complessivi tre con nomina a turno secco. L'associazione conta a livello nazionale  circa n.12.000 iscritti. E' la prima associazione di categoria giovani  in assoluto riconosciuta (conta ben 40 anni di vita a livello nazionale all'interno di Confindustria).
L'attuale Presidente nazionale è Anna Maria Artoni.
 
Quali sono gli obiettivi che si pongono gli aderenti alla vostra Associazione?
Semplicemente continuare a fare gli imprenditori. Penso che ci sia al riguardo una "vocazione innata" nella maggior parte degli iscritti. Da un'analisi del sistema giovanile a livello nazionale, i cui risultati sono stati esposti ad un'Assise Generale a Gubbio,  è emersa una fotografia del movimento nazionale.

Fino a poco tempo fa il giovane imprenditore si identificava semplicemente con il figlio  dell'imprenditore ed il movimento giovanile è stato inteso semplicemente come una "sorta di palestra formativa". Ora, invece, rappresenta un modo per intrattenere relazioni e accrescere la propria professionalità con l'esigenza di essere promotori di un nuovo modo di fare impresa, a volte anche in contestazione con la propria realtà aziendale. 

Quindi il movimento giovani è un movimento di PERSONE, a differenza di Confindustria, che è un'associazione di imprese. Viene intesa come la punta avanzata del sistema nazionale e sicuramente più orientata ad evidenziare elementi di criticità e di discussione con il mondo esterno. Se Confindustria nazionale è normalmente filogovernativa e apolitica il movimento dei giovani imprenditori può permettersi  di essere anche movimento politico… intendiamoci, portando avanti una propria idea. Queste sono quindi le due anime di Confindustria: giovani e senior.

Che rapporto avete con i "senior"? C'è un rapporto interlocutorio…un confronto costante?
A livello nazionale, basti considerare che noi giovani abbiamo quattro componenti nel Consiglio Nazionale Confindustria.  Il primo VicePresidente Confindustria è di diritto il Presidente Giovani: è quindi un ruolo determinante ottenuto con grande impegno. La stessa logica, a caduta, si estende a tutte le realtà territoriali. 

Pertanto rivesto in qualità di Presidente Giovani delle Marche,  la carica di VicePresidente Confindustria delle Marche. Indubbiamente il movimento giovanile si occupa, in particolare, di talune problematiche quali la formazione, l'etica e il bilancio sociale, l'internazionalizzazione.

Quindi le principali tematiche trattate in questo anno di Presidenza?
Sicuramente il "Passaggio generazionale" in azienda e la responsabilità d'impresa, tema quest'ultimo estrema mente dibattuto ma particolarmente a cuore della nostra Associazione. L'anno scorso è stato fatto un Convegno sull'Etica, invitando importanti aziende nazionali con l'obiettivo di mostrare come si può sposare l'etica con l'attività d'impresa . In particolare l'impresa deve  tener conto della società civile, dei collaboratori e dell'ambiente. L'etica può diventare lo strumento per rivitalizzare le imprese.

L'arduo obiettivo è quello di rispettare le esigenze di tutti: da chi abita vicino all'azienda, all'investitore, a chi lavora nell'azienda, integrandosi pienamente con la realtà che la circonda e creando una nuova coscienza nel mondo esterno. L'impresa persegue quindi non solo  il proprio benessere ma la piena realizzazione della realtà che la circonda.

C'è un'esigenza forte di lavorare sul territorio e di coinvolgere i cosiddetti stakeholders in una serie di iniziative: esempio tutela dell'ambiente, sponsorizzazione di associazioni senza scopo di lucro e di volontariato, ricostruzione di un certo edificio di pubblica utilità. E' chiaro che il primario obiettivo dell'impresa deve essere la garanzia del posto di lavoro agli occupati, il profitto ai finanziatori ma il tutto con il PIENO INSERIMENTO nella realtà sociale in cui opera, con comprensione delle problematiche specifiche del territorio.

Quindi per impedire la "delocalizzazione" delle imprese è necessario, a mio parere, portare i problemi economico-finanziari sul territorio: è un modo per stimolare la flessibilità degli operatori al fine di aiutare l'impresa a mantenere il proprio equilibrio. La nostra realtà economica è costituita sostanzialmente da micro-imprese: pertanto la forza di delocalizzare è veramente patrimonio di poche grandi imprese che hanno la forza e la capacità di trasferire l'asset produttivo all'estero. La  soluzione alternativa è puntare sulla massima flessibilità per tutti. Peraltro il territorio marchigiano ha presentato modalità diverse di sviluppo.

La provincia di Ascoli Piceno ha sicuramente beneficiato di uno sviluppo industriale notevole ai tempi della Cassa del Mezzogiorno che ha attirato diversi capitali anche stranieri che non sempre sono interessati alla continuità della vita dell'azienda. Certo è che il tasso di disoccupazione è aumentato (anche se una componente è costituita  dai giovani studenti).

Il Fermano famoso per essere il distretto della calzatura, ha sicuramente risentito dell'incidenza del costo del lavoro. In questo caso la strategia seguita dai giovani è sicuramente quella della valorizzazione del marchio come prodotto fatto interamente in Italia (anche attraverso licenze). Sicuramente i mercati dell'Est rappresentano una grande opportunità per i prodotti di qualità di origine italiana. Però se nel passato molte aziende sono nate e cresciute trascinate dal favorevole andamento economico, oggi la ricerca e l'innovazione di sistema e/o di prodotto  possono essere il vero patrimonio dei giovani.

 Quanto è importante il passaggio generazionale in azienda?
 Innanzitutto proprio nel Convegno fatto di recente sull'argomento in questione si è parlato più ampiamente di valorizzare le risorse umane (manager). Quindi anche si auspica che la continuità aziendale sia rappresentata dalla discendenza del primo imprenditore, questo non può rappresentare l'unica strada di continuità.

Fa parte della responsabilità sociale dell'impresa garantire una continuità, qualunque essa sia. Ci si trova oggi in una sorta di "punto di non ritorno". E' necessaria, per la salvaguardia dell'azienda, una forte azione di managerializzazione.

L'imprenditore fondatore ha fatto la propria strada ed è quindi necessario un'opera di responsabilizzazione delle giovani generazioni anche nelle formazione nelle scuole, già a partire, dalla media superiore. Il compito della nostra Associazione è ad esempio quello di partecipare ad incontri formativi nelle scuole, volti a far capire come si diventa imprenditori o manager, a capire semplicemente quale obiettivo si ha nella vita: si tratta di un vero e proprio  orientamento.

E' chiaro che noi per primi dobbiamo essere motivati. Non ci dimentichiamo, poi, che l'imprenditore deve avere la capacità di saper lavorare insieme agli altri, VALORIZZANDO LE RISORSE UMANE. Il problema dei giovani imprenditori di oggi non è tanto creare ma mantenere ciò che è già stato costruito.  Alcuni  tuttavia riescono ad imporsi sul mercato, pur essendo di prima generazione. Ad esempio nel settore dell'innovazione Tecnologica (informatizzazione, software..).

 Si tratta di circa il 20% del totale degli iscritti: ad esempio abbiamo premiato un giovane imprenditore di macerata che ha creato il programma per l'ordinazione computerizzata
nei ristoranti: attualmente è in costante collegamento con Microsoft!  L'augurio è, quindi, che ci  sia  da parte dei giovani un interesse sempre più forte verso la realtà impresa  non solo come ricerca di un'occupazione ma soprattutto come modalità di realizzazione personale.

19/03/2005





        
  



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