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Mons. Ravasi e “La natura teocratica della carità”

San Benedetto del Tronto | Nel primo degli Incontri Quaresimali organizzati dalla Diocesi. Ravasi:”Il seme della carità è in noi; essere pronti a dare carezze agli altri".

di Adamo Campanelli

Mons Ravasi e Mons Gestori

Si è svolto ieri sera presso la Sala Conferenze “Hotel Calabresi” il primo dei tre Incontri Quaresimali che la nostra diocesi ha organizzato in vista della S.Pasqua.
 
In oltre 500 tra religiosi e laici hanno affollato la sala per assistere alla relazione di Mons. Gianfranco Ravasi, figura nota nel mondo mediatico e definito “divulgatore della Parola di Dio” per la sua eccellente conoscenza delle Scritture.
 
Tema della serata “La natura teocratica della carità” un tema come ha spiegato lo stesso Ravasi che ricerca il suo significato nell’aggettivo “teocrazia”, duplice perché ha sia una connotazione positiva che negativa.
 
Positiva perché nel suo valore primordiale rappresenta la potenza di Dio, negativa perché prevaricazione della religione sull’orizzonte profano.
 
Tramite due “tavole” positive e negative, appunto, Mons Ravasi con citazioni bibliche, scrittori, santi e filosofi ha sviscerato il tema della carità.
 
Ha spiegato come attraverso la Parola Carità dal latino Caritas il suo primo significato è stato quello di grazia, fino a Caro-Carezza, dove ognuno di noi, che ha questo seme deve essere pronto a dare carezze agli altri.
 
Si è passato a parlare della figura umana, la persona che è immagine di Dio, Dio che vedo attraverso l’immagine del fratello sofferente, dove l’amore per l’altro è il riflesso di Dio in noi.
 
La carità inoltre suppone la giustizia, come quella predicata dal profeta Amos, voce che incide nella realtà umana. E poi il ruolo della preghiera. Senza la preghiera si ha un impegno sociale rispettoso ma non di carità, senza l’impegno sociale si ha una religiosità intimistica e spiritualistica.
 
In questo percorso positivo si arriva anche alla parola Agape (amore) al suo significato di donazione, reciprocità, capacità di scoprire che tra me e l’altro c’è un tessuto comune con una realtà sola, perché “Io non esisto senza l’altro e l’altro non esiste senza me”.
 
L’uomo egoista rinchiuso in se stesso non è vivo, l’altro ti da la parte che ti illumina e completa. (Levitino- Ama il prossimo tuo come te stesso…).

”Bisogna avere la carica dell’utopia della salvezza- spiega Ravasi, concludendo la prima parte- noi abbiamo solo la pratica del minimo e delle strutture fredde per esercitare la carità, il cristianesimo in questo è utopia che rappresenta il più. La carità deve avere una dimensione di trascendenza e amore superiore”

Nella seconda parte, negativa del termine “teocrazia” Ravasi ha detto come questo, sia pericoloso perché può essere prevaricazione della religione sulla profondità, infatti il Sacro è l’orizzonte protetto mentre fuori c’è il mondo profano, considerato con disprezzo; il Sacro isola, cerca di consacrare più che può perché capace di entrare nel mondo profano santificandolo attraverso dei semi di santità.

Affrontati anche diversi temi caldi del momento come la politica e la fede l’etica e l’economia, rapporti che devono sempre avere un ambito ben preciso in cui operare.
 
Aperta la discussione alla fine dell’intervento di Mons. Ravasi si sono approfondite tematiche legati all’umiltà alla carità nel A.T e V.T e al ministero.
 
In conclusione Mons. Gervasio Gestori che all’inizio della serata ha ricordato il Santo Padre, ha sintetizzato il tutto riprendendo delle espressioni di Mons. Ravasi dicendo: ”La carità orizzontale (quella allo stesso livello del proprio fratello) e quella verticale (quella che viene dalla potenza di Dio) sono espressioni di una carità autentica.”

25/02/2005





        
  



5+1=
Il folto pubblico presente in sala
Mons Ravasi durante la serata
Il folto pubblico presente in sala

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