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Liberate la pace. Ma anche l’informazione

Fermo | Lettera aperta alla stampa di Marco Milozzi su informazione e Iraq.

di Marco Milozzi


Da quando è iniziata la sciagurata guerra contro l’Iraq e le sue famiglie, la sua dignità, i suoi acquedotti, i suoi musei e la depredazione delle spoglie da parte dei nuovi barbari (che saremmo noi, proprio noi cultori della democrazia), assistiamo ad una crescente restrizione degli spazi aperti al dibattito e al confronto. I giornalisti al soldo dei governi, più soldati dei soldati stessi, sono sempre di più mentre le voci libere vengono sottoposte a ricatti più o meno espliciti, quando non vengono addirittura uccisi dalle forze di occupazione alleate.

La polemica in occidente e in Italia in particolare è molto acuta. Da destra dicono: “Perché non ve la prendete con i terroristi invece che con i nostri patriottici portatori di democrazia!”, lasciando intendere che se te le prendi con i tuoi allora stai con i terroristi. La questione a mio avviso è solo di impianto culturale ma non è poco, anzi: è tutto direi. Se io sono cittadino sovrano e votante in un paese occidentale, posso e devo gridare tutto il mio sdegno contro il terrorismo ma devo innanzitutto fare qualsiasi cosa affinché il terrorismo non nasca e non cresca.

E questo qualcosa lo posso e lo devo fare innanzitutto nei confronti di chi è stato designato a governare il mio paese. Sembra ovvio ma è tutto qui: se dico a chi mi governa “non voglio la guerra” vengo tacciato di fiancheggiatore del terrorismo, di comunista (grazie comunque) o di epiteti degni del fascismo. Le guerre sono tutte, comunque sciagurate. Quando il nostro governo D’Alema votò a favore dell’attacco Nato contro Belgrado molti pacifisti, ed io fra essi, denunciammo il Presidente del Consiglio per reati internazionali come strage, devastazione ecc.

Dopo che le grandi mobilitazioni del 2003 sono passate sotto silenzio oggi finalmente abbiamo visto diverse dirette e collegamenti con la grande manifestazione convocata da “il manifesto” per la liberazione di Giuliana, Florence, Hussein e del popolo iracheno.

Mi dispiace che il direttore della CNN si sia dovuto dimettere per aver osato dire che i soldati americani hanno ucciso diversi giornalisti della sua emittente. A fronte di siffatta gravità devo constatare come la stampa italiana sia più embedded di quella americana: basti pensare che LA7, quella che dovrebbe essere il terzo polo (ma terzo fra chi poi, fra Madiaset e RAIset?) ci dà –finalmente- una lunga e circostanziata diretta sulla manifestazione di oggi, e poi controbilancia in modo pesantissimo con ospiti molto inglesi nei modi e molto ipocriti nella sostanza.

Cito tre passaggi:

-         Gustavo Selva è un sottosegretario di questo governo, è di Alleanza Nazionale e durante la trasmissione afferma che sì, tutti vogliamo Giuliana libera ma quelli là in piazza sono solo un centesimo di tutti coloro che lo vorrebbero. Perché non si sottolinea che siamo in missione di peace keeping, dice l’onorevole con molto fair play (e in lingua inglese, tanto per cercare di passare inosservato)?

E sì perché il nostro onorevole ha dichiarato su Libero del 23 gennaio scorso: "Basta con l'ipocrisia dell'intervento umanitario (…). Abbiamo dovuto mascherare Antica Babilonia come operazione umanitaria perché altrimenti dal Colle non sarebbe mai arrivato il via libera". Come cittadino italiano sono stato ingannato e sono indignato per queste affermazioni e per le conseguenti decisioni del Governo; per questo motivo ho scritto al Presidente della Repubblica nella sua qualità di capo delle forze armate.

Ma soprattutto mi chiedo: ma come, voi de LA7 non lo sapevate? Ma non fate i giornalisti? E non c’era nessuno che potesse farglielo notare (con garbo sempre, s’intende)? Ho anche telefonato alla vostra redazione e un vostro giornalista mi fa: “questa è una sua opinione. Selva dimostra di essere democratico venendo qui”. Io ho risposto che la mia opinione è documentata e se Selva fa scrivere “basta ipocrisie” su Libero e poi dice peace keeping in televisione mi sembra che ci sia qualcosa che non quadra.

-         Il corrispondente da Bagdad del Corriere della Sera avvia una piccola polemica affermando che non si può chiedere la pace a una parte sola, in fondo chi vuole la pace sono quei cittadini iracheni che sono appena andati a votare, mentre quelli che vogliono far fallire il “processo democratico” e mettono in pericolo la vita dei giornalisti sono i terroristi islamici. Non si può che dargli ragione. Ma come si fa a credere che lui non sappia degli americani che ammazzano i giornalisti? O che il terrorismo in Iraq è esploso da quando ci siamo noi (barbari) civilizzatori? Di distinguere tra terrorismo e resistenza mi sembra una richiesta eccessiva, ma come fa la sua coscienza professionale a ignorare gli altri aspetti? Non fa il giornalista anche lui?

-         Infine abbiamo il nostro Magdi Allam che non perde occasione per mettere tutti coloro che non la pensano come lui sul carro dei terroristi. Basti pensare che a novembre 2003 diede l’assist alla Fallaci per infangare il nome di diversi imam moderati e disponibili al dialogo, trattandoli come fiancheggiatori del terrorismo. Mi permisi di scrivergli su corriere.it per chiedere la fonte delle sue affermazioni, dopo che il procuratore della Repubblica di Fermo, dott. Baschieri scagionò l’imam di Fermo per la questione dei cosiddetti “Sermoni dell’odio”. Ebbene il democratico Allam non ha mai risposto. Forse non ha mai ricevuto le mie e mail. Chissà. Ma voialtri siete pagati per informare la gente e, dico, coi tempi che corrono la vostra coscienza ce l’ha qualche sussulto?

20/02/2005





        
  



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