“Pensando al caso Tortora i cittadini chiedono più garanzie per gli imputati.” “Quando una famiglia subisce un furto in casa, i cittadini si indignano se i colpevoli vengono rimessi presto in libertà.” Esempi fatti rispettivamente dall’avv. Francesco Petrelli, già impegnato nel processo Marta Russo, e dal giudice Ettore Picardi del Tribunale di Ascoli Piceno.

 

I due hanno parlato di “Sicurezza del cittadino”, sabato 27 novembre, presso la sala congressi dell’Hotel Calabresi di San Benedetto. Secondo dei tre “Dialoghi dal Piceno” (il primo si era svolto ad Ascoli il 23 ottobre, il prossimo a Colli del Tronto il 5 febbraio), organizzato dal club Lions “Truentum” di San Benedetto (presidente Giuseppe Milazzo) e dai club di Ascoli “Urbs Turrita” (presidente Bruno Formichetti) e “Colli Truentini” (Giovanna De Angelis), con la partecipazione del governatore del distretto 108-a dei Lions Enrico Corsi.

 

Petrelli ha tenuto una relazione su “I sistemi penali tra sicurezza e garanzie”, evocando un aspetto critico del processo in generale: che il suo esito finisca per dipendere più dall’abilità oratoria delle due parti che dall’accertamento della verità, fino a prescinderne. Petrelli ha definito “agonistico” un tale modo di procedere.

 

Rispondendo alle domande del pubblico Petrelli ha poi parlato di un “pendolo” tra garanzie (per l’imputato) e sicurezza (per i cittadini), specie nella considerazione che questi ultimi hanno verso il processo: “in Italia questi argomenti vengono vissuti in maniera troppo emotiva e spettacolarizzata. Anche lo svolgimento di famosi processi è occasione di sensazionalismo più che di diffusione della cultura giuridica. D’altra parte “eccesso di garanzie” è un ossimoro: le garanzie o ci sono o mancano”.

 

Picardi ha invece parlato di “Giustizia, cittadini e sicurezza pubblica”, spostando l’accento sulla sicurezza dei cittadini. Partendo dalle recenti iniziative di protesta di giudici e avvocati, Picardi ha lamentato “l’assoluta impossibilità di celebrare un processo in Italia”, per via di “una serie di enormi problemi organizzativi e ordinamentali. La nostra giustizia penale è ormai un mostro”.

 

“Anche nel caso di un rapinatore colto in flagrante – ha spiegato Picardi – i passaggi per arrivare alla sua condanna definitiva sono una decina, tutti a rischio di errori formali. E dopo la condanna i benefici di legge sono tanti e tali che sono rari i casi in cui una persona condannata sconti effettivamente la pena”. Picardi ha portato l’esempio della guardia giurata Alessandro Silenzi, che il 2 novembre 2001 fu ucciso all’ufficio postale centrale di San Benedetto, da un uomo uscito da meno di un anno dal carcere proprio per benefici di legge.

“Abbiamo problemi ordinamentali, organizzativi e di cattiva o nulla utilizzazione delle nuove tecnologie – ha concluso Picardi – Ma per parte loro i giudici hanno facoltà di non accordare certi benefici o di dare pene più severe”.