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Calepio si, Calepio no

Montegranaro | Riflessioni attorno al problema

di Giacomo Beverati*

Calepio si Calepio no? Se non fosse in gioco il futuro dell’economia di Montegranaro e, non meno importante, l’integrità ambientale del suo territorio, questo interrogativo potrebbe risuonare comico adagio. Purtroppo però si sta parlando proprio della futura permanenza nella nostra città dell’azienda a cui, un’assai poco oculata classe dirigente ha consegnato il destino economico di Montegranaro.
 
E’ tanto più grave e avvelenato il quesito, visto che i cittadini, imprenditori e lavoratori, ne vengono a conoscenza da un insistente, ronzante, obliquo vociare sulla stampa locale invece di averne la certezza da fonte ufficiale. Tuttavia c’era da attenderselo: smaltita la sbornia elettorale, la sporcizia nascosta sotto il tappeto dei mille cantieri torna, cruda e spietata come sa esserlo la realtà, a far sentire il proprio odoraccio.
 
I fatti: pare che la Calepio-scavi, azienda bergamasca che ha avuto in appalto l’’urbanizzazione e la commercializzazione dei lotti industriali del cosiddetto “Villaggio del lavoro”, voglia fare le valigie lasciando appeso al nulla il futuro dei 130 ettari della nuova zona industriale. Se ciò fosse vero significherebbe che le sirene con cui è stata attratta nel mega affare la grande azienda padana, si sono dimostrate tali; il fatto è che c’era da aspettarselo. Era infatti evidente che in un momento di grave crisi per questo distretto, l’appettibilità dei nuovi lotti industriali fosse messa in seria discussione, tanto più che il costo delle superfici delle nuove aree è tra i più alti dell’area fermano-maceratese.
 
Altro dato non secondario: l’intero progetto (che appunto tale non è) era completamente svincolato da qualsiasi programma industriale che prevedesse la differnziazione produttiva (l’arrivo a Montegranaro di industrie diverse da quelle calzaturiere) o la messa in campo di infrastrutture (interporti, servizi aziendali, rete telematiche a banda larga, ecc.) che rendessero “specialistico” e quindi appetibile, al di là del prezzo, il nostro villaggio.
In verità un programma c’era dietro alla mega operazione “tutto e subito”(il solo valore delle aree, senza cioè i capannoni industriali, si aggira attorno agli 85 milioni di euro!), infatti quei furbacchioni dei nostri amministratori (per la verità solo uno, il sindaco) che ti hanno escogitato: appalto tutto quel popò di ettari (1/20 dell’intero territorio comunale) e con gli oneri di urbanizzazione (ciò che si versa al Comune quando si costruisce) ci faccio piscina e palazzetto; poi se i trecento lotti li vendo in un anno, in dieci o mai pazienza, affari della Calepio e del bel paesggio di Monegranaro!
 
Ora pare che in un solo colpo sia in gioco l’una e l’altra cosa: le zone industriali e con esse buone speranze per il futuro di Montegranaro e lo stesso Palasport.
Pare anche che altre tre aziende vogliano subentrare alla Calepio nella gestione della operazione; ma con quali garanzie se già una grande ditta si è impatanata nei faraonici vaniloqui che si appoggiavano sul nulla. Lo ricordiamo per inciso, la situazione era facilmente prevedibile, sia per l’azienda che per il comune, con la crisi già alle porte e le dimensioni eccessive dell’operazione.
 
Ora da più parti – forze del centro sinistra in testa - si erano prospettate soluzioni di sviluppo produttivo e urbanistico alternativo: consorzio di proprietari e aziende locali cui affidare l’urbanizzazione delle aree, urbanizzazione per comparti (non tutto e subito ma stralci da 30 ettari), utilizzo degli oneri per infrastrutturare le zone con servizi tecnologici all’altezza.
A questo punto i fatti ci danno ragione e non bastano più generiche, ed ora pericolose, assicurazioni spacciate con sufficienti “Vedrete, vedrete”; ora signori bisogna essere precisi e responsabili, è in gioco - oltre al vostro futuro di classe dirigente e amministrativa, ma questo interessa meno – una posta importante per l’economia e il futuro di questa città, delle sue famiglie, delle sue imprese, dei suoi lavoratori formidabili; non si può più rilanciare in una pericolosa partita a carte, con il bluff delle grandi proporzioni. Bisogna accettare un dato di fatto, il fallimento di un’operazione di partenariato con una grande impresa, e ripensare un progetto, ma stavolta impostato su dati e tempi certi e senso del realismo.
 
Ora mi chiedo se ci saranno orecchie attente a queste considerazioni, tra chi nell’attuale amministrazione ha subito -in silenzio c’è da dirlo- questa operazione solitaria; certo il “Villaggio del lavoro” è stato per così dire, lo slogan degli slogan, per tutta la maggioranza, ma voglio pensare che ci siano persone responsabili, soprattutto tra chi è meno compromesso, per età e storia politica (di tutte le storie politiche!), con un sistema di potere che dura da decenni.
 
Vedete la nostra storia recente ricorda delle pagine amare per molte famiglie montegranaresi, ma allora era – si fa per dire - in discussione la dignità di alcune famiglie e il loro diritto alla casa; ora la posta è molto più grossa. E’il benessere economico della nostra città nel suo insieme e anche un possibile futuro sbocco della sua crisi ad essere in discussione, quanto ha di più caro e suo questa comunità: la sua terra, il suo paesaggio, il suo lavoro, ciò che la rende unica.
 
*consigliere comunale e provinciale di RC

29/10/2004





        
  



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