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Non aprite quella torta

San Benedetto del Tronto | In estate si legge di più ed emme analizza anche i percorsi delle presentazioni

di emme

E’ l’Estate, che fra le molte diversioni ludiche, offre la maggior messe di libri ‘de poche’,’ de chevet’, ‘  instant’, e. finalmente! ‘de chalet’, i quali ultimi , malgrado tutto, esauriranno la loro funzione sociale di oggetto da spiaggia col declinare del solleone. Tirati in diecimila frettolose copie, passano, spesso per metà intonsi, ma con la copertina bisunta di olii solari, di mano in mano con una velocità di circolazione che, come avviene col danaro, ne moltiplica il numero.

Stimolano la naturale intelligenza dell’Uomo e più ancora la curiosità, madre e matrigna di verità. Inducono giovanette in fregola universitaria, con bagaglio appresso di misteriosi lemmi della critica letteraria con cui tormenteranno, chiamate a docenza, innocenti giovanetti, a dar lezione a mature e timide signore, di quelle che credono di dimagrire marciando da ombrellone a torbida battigia e ritorno.

Si ascoltano con profitto cose straordinarie: l’ultima ‘fatica’ di Umberto Eco, che pochi hanno percorso incolumi fino all’ultima riga, messa  in paragone con Sam Bellow ( chi l’avrebbe mai detto!), per saltare a pié pari, non appena il profumo delle brioche appena sfornate, ( omaggio del Cav. dell’ombrellone a fianco) solletica le sensibili froge, a Marcel Proust, ghiotto di biscottini, e infine il colto, inevitabile richiamo ad ‘ Amarcord’, che non c’entra niente ma, nella recensione, ci sta bene..

E’ la rivincita delle intellettuali casalinghe: non ce n’è una che confessi di non aver letto l’interminabile frutto della paranoia prustiana, trampolino dal quale saltare  agilmente sull’indinenticato Prévert del tempo dei primi amorazzi. Ma dura poco: la futura dottoressa in lettere è pronta a sparare Kerouac  e le casalinghe stramazzano ed alzano bandiera bianca non avendo più munizioni.

Se qualcuna osa ribattere, ecco la botta segreta e mortale: < Qual è la sua chiave di lettura ?>. < La poverina balbetta: < ma, veramente… però quel libro l’ho letto tutto…>. E la futura docente, trionfante : < Lei “crede” di averlo letto! – e ridacchiando con le altre presenti – non ha nessuna ‘chiave di lettura’ e vuol parlare!>. Son figuracce che non si dimenticano e forniscono reclute alle sguarnite Missioni della foresta amazzonica.

Ma il clou sono pur sempre le presentazioni. Pizza e cultura, birra e copia senza sconto con autografo dell’Autrice/Autore. Spifferi di vento sulle 25 sedie approntate per la bisogna e tavolo in stile governativo per : 1) Autore/Autrice, 2) Organizzatore 3) Presentatore 4) Moderatore 5) Politico locale con microfono spianato. Da una parte pila di libri e occhiuta addetta alle vendite.

L’Autore/Autrice, che di mestiere fa la sciampista, o l’impiegata del catasto o l’attrice o il Direttore di un Ente Inutile, vivono felici il loro momento di gloria e spiegano perché, anziché raccontare le loro avventurose vite, hanno scritto un romanzo intimistico. Alla fine rivelano, vincendo ogni pudore, che si, insomma, è anche un po’ autobiografico.

Qualcuno  gongola contando le copie e le pizze vendute. Il Politico vuol parlare sempre lui e si accredita come uomo di gran cultura presso gli onnipresenti cortigiani. Il Moderatore/Moderatrice si domanda  che ci stia a fare.

Finalmente sgomitando ed ignobilmente manomettendo i microfoni altrui, la presentatrice/presentatore, riesce a parlare. Ma non per dire che le intime reazioni e vicende dello scrittore ed i suoi amorazzi possono interessare al più il suo psicanalista e che la Scrittura è una cosa seria e non si possono fare due mestieri insieme e che, per obbligo di verità, senza offesa, per carità, il libro fa schifo ed è meglio non averci a che fare e se uno ha tempo da perdere va a leggersi la piccola posta sulle riviste femminili, che è lo stesso. Al contrario, il fair play presentatorio vuole che dalle labbra “ per se stesse mosse” spruzzino elogi e paragoni da far arrossire chi fece tanto capolavoro che nemmeno Manzoni, Nievo, Verga, D’Annunzio avrebbero saputo far di meglio..

Così un lessico dimezzato diviene il “sapiente uso della semplicità formale” atto a penetrare le più dure cervici, la banalità della trama nasconde insospettati abissi psico-emozionali che, se uno ci casca dentro e non ha la “chiave di lettura” sono guai seri. Il  racconto è “avvolgente”, “coinvolgente”, “paradigmatico”, “metafora della vita” etc.etc. che, se lo sapesse quel fiorentino, Dante mi pare si chiamasse, butterebbe  in Arno la sua Commedia e tornerebbe a Firenze a far pace ed ammenda con ser Cante. Il lettore ne esce “arricchito” ( beato lui!) e traboccante nuove nozioni.

Pensate che l’altra sera, ce n’era uno che credeva – e lo diceva pure! – che Antigone fosse una tragedia scritta da un certo Sofocle. Adesso sta chiuso in casa a vergognarsi e fare ammenda.
Ignorante qual sono, mi domando se sia lecito a noi, sicari dell’effimero, assassini di sogni e di Poesia, edonisti a reddito fisso, consumisti ( non di libri!) senza scrupoli, globalizzatori ad oltranza,  il furto d’uso di Antigone, di Edipo, di Oreste inseguito dalle Furie, ignorando la religiosità liberatoria del mito per giustificare la meschinità del nostro quotidiano. Chissà che ne pensava quel mezzo matto di Federico Nietzche…. Comunque, aspettiamo i prossimi titoli: “Elettra e il Presidente dell’ENEL”,” Clitennestra e il Sindaco di Rivaombrosa”, “Medea e il Re dei Cuochi”… ce n’è di lavoro da fare!

L’Italia, si sa, è un Paese di Scrittori. In genere sono gente saggia e smaliziata, nonché pudibonda, ed il romanzo che hanno scritto lo tengono in fondo ad un cassetto. In quei cassetti c’è sempre un ignorato capolavoro che qualche Editore ricco di intuito scoprirà quando l’Autore sarà da gran tempo morto e sepolto. Del che trarranno gran vantaggio gli ormai lontani eredi. Ve ne sono, tuttavia, di temerari  che escono allo scoperto, Questi  dovrebbero, in certe occasioni, pretendere critiche corrosive, così da far meglio la prossima volta.

E niente paura, che se la stroncatura è ingiusta, il Tempo ne farà giustizia. Se è giusta, beh, un premiuzzo letterario e l’inserimento fra letture consigliate nel programma delle scuole medie inferiori, non si negano a nessuno: in fondo il romanzetto da chalet è come una torta di  panna inacidita. Si mangia la ciliegina e la torta, intatta, si manda in confezione regalo con  autografo ai bambini del Bourkina-Faso con i remainder dell’ultimo “ livre de chalet”.

05/08/2004





        
  



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