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Mobilitazione dei concessionari di spiaggia aderenti alla Confcommercio

San Benedetto del Tronto | L'aumento dei canoni demaniali potrebbe causare la fine del turismo balneare nella città.

"Non pagheremo né oggi, né mai". Questa la decisione dei concessionari di spiaggia aderenti alla Confcommercio della provincia di Ascoli Piceno che, in linea con tutti gli altri colleghi d'Italia del sindacato SIB-FIPE, contestano con veemenza l'aumento del 300% ed oltre dei canoni demaniali marittimi. Se i commi 21, 22 e 23 della Legge. 269/03 in corso di conversione in Parlamento non saranno cancellati, la Confcommercio inviterà i propri iscritti a praticare "l'obiezione fiscale".

Il collegato alla legge finanziaria 2004 rischia infatti di decretare la fine del turismo balneare italiano, un comparto trainante per l'intera economia, di incrementare la disoccupazione ed il degrado ambientale. Il gettito previsto dalla norma di aumento dei canoni demaniali, tra l'altro,  è assolutamente irrilevante per il bilancio dello Stato, mentre rappresenta un colpo micidiale per la metà delle imprese del turismo open air e la totalità delle imprese balneari italiane. 

"Dopo anni, gli operatori del turismo balneare sono stati riconosciuti imprenditori a tutti gli effetti – precisa il direttore Confcommercio Giorgio Fiori - ed hanno investito nelle proprie aziende per potenziare e qualificare l'offerta dei servizi; oggi vengono puniti pesantemente pur contribuendo già significamene alle casse dello Stato con le imposte dirette e quelle indirette che pesano sulla gestione economica delle singole imprese come l'Iva al 20%, (le altre categorie turistiche pagano solo il 10%), l'ICI (malgrado non siano i proprietari dei litorali, ma solo gli affittuari e il caso San Benedetto è davvero eclatante!) la tassa sulla nettezza urbana anche su quelle aree scoperte che non sono idonee a produrre rifiuti, e l'imposta regionale sulle concessioni statali che proprio dall'aumento dei canoni troverà un moltiplicatore all'ennesima potenza".  

"I concessionari aderenti alla Confcommercio della provincia di Ascoli Piceno, non pagheranno dunque – secondo il dott. Fiori -  nessun incremento dei canoni demaniali marittimi, perché in questo caso sarebbero costretti a rivalersi sui turisti con un aumento dei prezzi dei servizi di spiaggia che decreterebbe la fine del turismo balneare Piceno, mettendo fuori mercato le nostre spiagge a favore di quei Paesi: Grecia, Spagna, Croazia, Tunisia, ecc. che, viceversa, credono fermamente nella potenzialità dei propri litorali e che, seppure offrono servizi inferiori ai nostri, si troverebbero avvantaggiate dai prezzi concorrenziali con conseguente incremento dei flussi turistici".

06/11/2003





        
  



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