Di solito va così: che per cercare di conoscere quale sia il livello della sanità locale chiediamo e otteniamo udienza da parte dei 'direttori di struttura complessa'. O 'primari', come dicon tutti. 'Medicina', poi, è forse uno dei reparti che più interessano i cittadini: proprio in virtù della sua genericità è probabile che vi sia finita la maggior parte di quanti hanno varcato la soglia dell'ospedale, destinati ahimé ad occuparne un letto.
Bene, allora raggiungiamo telefonicamente il dott. Franco Piccioni, primario (d.s.c.) di 'Medicina'.

Ora, attenzione, alla richiesta di conoscere il suo reparto segue risposta degna di Melville: 'preferirei di no'. Chi non conosce Bartleby lo scrivano?. Dapprima può far piacere sentirlo all'altro capo del telefono: come incontrare Topolino per la strada. Ma poi il dubbio s'avanza, s'insinua: l'ospedale non dà un servizio pubblico? Non è un servizio pubblico? E non è un diritto conoscere come funziona?
Il Piccioni adduce ragioni caratteriali: 'non sono il tipo per queste cose. Meglio una persona più spontanea [sic]'. Così siamo rinviati al dott. Rasetti, giovane dottore presso lo stesso reparto: l''ultimo arrivato', com'egli ci dice. 'Non è il caso, no?'. Non è il caso.

Conclusione: 'medicina' è off-limits. Non è dato sapere come vada o non vada. Quali innovazioni siano state apportate e quali lo saranno. Aggiornamento del personale, macchinari, liste d'attesa: chi l'ha visto?

Sopperisce per quanto può il magnanimo pater familias di tutti i d.s.c.: il dottor Mauro Marabini, commissario straordinario della A.s.l. n. 12. Ci dice che 'medicina', dopo tutto, è un reparto in via d'estinzione, che non sopravviverà ancora a lungo alle diverse specializzazioni: geriatria, ortopedia, cardiologia, nefrologia, gastroenterologia,  e via di seguito.
Di 'medicina' nulla abbiamo saputo.

Invitiamo allora i lettori a raccontare loro eventuali esperienze presso il reparto in questione: giovanni.desideri@inwind.it.                                                            

(4/segue)