Influenza: il ruolo degli animali
| FERMO - Il dottor Nazareno Graziosi della Asl 11 illustra la problematica.
di Diana Marilungo
Nella cronaca, non solo nazionale, si sta dando notevole spazio ai casi di affezioni seminfluenzali che provocano morti ed un grande allarme in tutto il mondo. In una conferenza, tenutasi qualche giorno fa, presso la Asl 11 di Fermo, il dott. Nazareno Graziosi, responsabile del servizio "Sanità animale" della stessa azienda, aveva illustrato anche questo problema. A lui, in seguito abbiamo posto sull'argomento alcune domande:
Ci vuole spiegare quale importanza hanno gli animali nelle affezioni influneali ed in particolare nella genesi de fenomeno patologico che si sta sviluppando in questi giorni?
Non risulta sia stato ancora isolato l'agente causale della malattia, ne tantomeno è stata resa nota la modalità dell'infezione e di diffusione. Pur tuttavia non è certo da escludersi ed è molto probabile che ci si trovi di fronte ad un virus influenzale di tipo "A" con nuovi antigeni "H" o "N". Forse questi nuovi antigeni non erano mai venuti a contatto con l'uomo, il quale perciò risulta senza alcuna difesa immunitaria. Mi spiego. Il virus influenzale di sierotipo "A", può colpire sia l'uomo che gli animali. Sono conosciuti almeno 13 antigeni"H" e 9 "N".
Quali specie animali hanno magggiore importanza nel ciclo dell'influenza?
Sono principalmente i volatili ed i suini. Nei volatili (essenzialmnte oche, anatre, tacchini e polli) sono stati rinvenuti quasi tutti i gruppi antigenci. Nei suini (che raramente presentano sintomi clinici evidenti) sono presenti solo poche associazioni "H" e "N" ed allo stato attuale non sembrano essere particolarmente patogene per l'uomo. Nei maiali si possono rinvenire virus influenzali in ogni periodo dell'anno e perciò potrebbero essere considerati dei serbatoi naturali dei virus".
Il dottor Graziosi ha poi proseguito precisando, tra l'altro: "I servizi preposti sono sempre stati vigili. Il Ministero della Salute ha emanato norme appropriate, i controlli sono aumentati, non so è a conoscenza di alcun fenomeno patologico abnorme negli allevamenti italiani. Un eccesso di allarmismo sembra esagerato: mancano i presupposti. Ci sono solo alcuni fenomeni che fanno comunque aumentare l'allerta".
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23/03/2003
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