Una testimonianza drammatica quella che Francesca Silenzi ha lasciato alla stampa, parlando pubblicamente per la prima volta della sua terrbile esperienza vissuta lo scorso ottobre a Porto San Giorgio, quando nel tentativo di dividere una lite è stata colpita alla testa dalla pallottola di un fucile,

Uno sparo che per fortuna l'ha presa solo marginalmente e non le è costato la vita, pur avendo fortemente turbato tutti i suoi giorni successivi a quell'episodio. "Due uomini litigavano, erano ormai passati alle vie di fatto - racconta lei - Io sono intervenuta ed ho cercato di dividerli... poi uno di loro si è allontanato, è entrato nel garage. Mi sono sporta per vedere cosa stesse facendo e a quel punto ho sentito un colpo. Non capivo più niente, sentivo solo un forte bruciore alla testa, ed ho visto il sangue sulla mia nuca, sulle mani". 

La giovane donna ha scritto una memoria consegnata alla Procura di Fermo. Una memoria in cui, oltre a ripercorrere i momenti del drammatico episodio che l'ha vista protagonista, la donna racconta anche il profondo trauma psicologico che da allora la tormenta e le impedisce di portare avanti una vita serena. Parla di notti insonni, Francesca, di incubi e di una paura che non la abbandona. Ha fatto anche ricorso alle cure di uno psichiatra, ma il malessere non l'ha ancora abbandonata.

Oltre al dramma umano, c'è una vicenda giudiziaria che va avanti. Come spiega l'avvocato Rossano Romagnoli, che assiste Francesca Silenzi, vanno chiariti alcuni punti fondamentali per il prosieguo delle indagini Da capire se Nazzareno Mattei, l'uomo che esplose il colpo, abbia caricato il fucile dopo la lite o lo abbia trovato già carico. Inoltre da stabilire se si sia trattato di uno sparo volontario, oppure arrivato alla persona sbagliata, o di un colpo partito accidentalmente.