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Considerazioni sul fumo

San Benedetto del Tronto | Taratta - tarara tarattata ’t’ha da adatta’ cosi’, che nel ritornello Mina prendeva a pronunciare sillabe un po’ insensate.

di Tonino Armata

Da lunedì 11 gennaio è vietato fumare in pubblico, per legge. Tra i numerosi commenti che ho letto o sentito è mancata la considerazione principale, sicuramente la più triste: gli esercenti e i titolari dei bar, pub, ristoranti e locali pubblici non contestano la bontà e la validità della legge ma insorgono contro la norma che li obbliga a segnalare i trasgressori. Significa una sola cosa: presumono, sanno, che molti fumatori continueranno ad accendere la sigaretta dove non si può. Questa è la vera tragedia, la mancanza di senso civico (riscontrabile su ogni aereo: gli unici che fumano nelle toilettes sono italiani). Vorrei provare a capire, perché mai solo in Italia accadano queste “guerre di religione”: come noi tutti sappiamo, in gran parte del mondo occidentale ormai è proibito fumare alla presenza d’altre persone.

Senza andare a scomodare gli Stati Uniti (spesso citati come esempio per altre cose, non si capisce perché in questo caso l’esempio non valga più), sarebbe sufficiente far notare come in Irlanda sia stato recentemente vietato il fumo nei pub e nessuno ha fatto una piega. In Gran Bretagna ci sono molti stadi che sono smoke-free e nessuno accende la sigaretta durante la partita. Perché solo noi italiani facciamo tutto questo casino e queste resistenze?
Perché siamo melodrammatici, inclini all’abbandono, facili alle emozioni collettive, restii alla disciplina anche quando, come in questo caso, è suggerita da un’evidente norma di convivenza.
Per rendere obbligatorio il casco ai motociclisti ci sono voluti anni, i costruttori temevano, una flessione del mercato; altri anni per le cinture di sicurezza, anche in quel caso timori e polemiche. Quando si vietò il fumo nei cinema i gestori, si strapparono le vesti e per qualche mese ci fu chi continuò a soffiare la sua spirale azzurrina nel fascio di luce del proiettore tra qualche protesta e qualche complicità.

Quando si cominciarono ad aprire le prime zone pedonali, nelle anticamere dei sindaci ci furono processioni di commercianti che minacciavano serrate, spegnimento delle insegne, evasioni fiscali di massa (questo succedeva, mi dicono, anche nella nostra città). Ogni legge o regolamento che limiti i comportamenti in pubblico è accolto tra cento proteste e rivendicazioni in nome della libertà o del piacere violati.

E’ lo stesso atteggiamento, visto al rovescio, che fa chiudere un occhio all’onestà personale degli uomini politici anche quando sono accusati di reati molto gravi; lo stesso che fa la fortuna dei condoni edilizi: sì ho violato i regolamenti, ora pago una piccola ammenda e ho una casa dove non avrei mai potuto costruirla.
Il divieto di fumo nei locali pubblici risponde ad un’esigenza ovvia: un non fumatore ha il diritto di non essere infastidito dal puzzo di chi gli fuma accanto magari alla presenza di bambini, anziani, persone malate. La legge incontrerà qualche resistenza ma poi andrà; siamo un popolo un po’ bambino ma in fondo non siamo cattivi, dato sfogo al nostro senso del melò, certe cose le capiamo.

Per me/ tu puoi/ fumare la tua pipa quando vuoi/ perché mi piaci molto di più/ e sei/ così romantico!/ Fumo blu/ fumo blu/ una nuvola e dentro tu/ e poi/ e poi/ se un uomo sa di fumo/ ma sì/ ma sì/ è veramente un uomo…”Così, citando a memoria, cantava una Mina giovanissima: e poi, ma sì, ma sì…: che donna! La canzonetta, certamente è un po’ sciocchina, oggi incorre nei rigori della legge antifumo: chissà se le radio l’hanno riscoperta, era molto allegra (“e un bacio vale dieci dato da te!”). Ma ora non ne parliamo per questo. E’ che nel ritornello Mina prendeva a pronunciare sillabe un po’ insensate: “taratta-tarara tarattatà” che assomigliano inesorabilmente al “t’ha da adattà” che il governatore del Lazio ha rivolto al presidente del Consiglio e leader di Forza Italia e della Casa delle Libertà. Devi adattarti: è stato il messaggio che il governatore ha lanciato al leader, molto simile a quello che ogni ristoratore indirizza al cliente renitente alla rinuncia. Se il fumo è simbolo e sintomo d’impazienza, oggi i tipi fumantini non vanno di moda, e anzi sono fuori regola. Tarattatà, t’ha da adattà: come dire: bim bum bam, abbozza; o: hip hip, lascia perdere.

10/02/2005





        
  



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