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Facili guadagni: 3 bambini al prezzo di 2

| Al caro-vita il mondo risponde con una svendita speciale. Ce né per tutti i gusti, da 20 a 100 dollari. Il guadagno? Nella rivendita.

di Adamo Campanelli

Le operazioni per questo facile guadagno sono semplici.

Basta procacciarsi i bambini all’interno del mercato delle adozioni. Il mercato più fiorente: la Cambogia.

Ci si rivolge alle donne povere incoraggiandole ad affidare i figli “temporaneamente” a centri di assistenza per l’infanzia, per loro la promessa di grandi somme di denaro e un lavoro ben retribuito.

Un neonato costa 30 dollari e un bambino dai 20 ai 100 dollari. Essi vengono poi rivenduti a coppie straniere per somme tra i 5 mila e i 20 mila dollari.

Se la madre in tutto questo processo oppone resistenza i bambini vengono rapiti con la forza.

Il bambino generalmente una volta venduto ha diverse destinazione: Lavoro minorile, prostituzione, pedofilia, morte.

E’ una questione di fortuna.

Bambini usati, violati sfruttati, uccisi in un’età in cui dovrebbero soltanto giocare.

Per il lavoro minorile li chiamano i piccoli schiavi. Secondo le ultime stime sono 250 milioni in tutto il mondo che dai cinque ai quattordici anni, lavorano in condizioni assolutamente inumane. Un fenomeno tristemente noto soprattutto nel nord-est asiatico.  

Ma la situazione è allarmante. Sarebbero infatti fra i 300 e i 500 mila addirittura i bambini costretti a lavorare in Italia a causa di situazioni di miseria.
Questi 300.000 bambini sono concentrati nelle aziende commerciali e nelle aziende artigiane dove i controlli sono scarsi.

La prostituzione infantile. Puri Quisymbing, consigliere regionale dell'UNICEF ha definito questo fenomeno "Un crimine contro l'umanità".

Eppure questo crimine, dalle ultime statistiche, viene praticato in ogni parte del mondo in maniera sempre crescente.

Dal Brasile, alla Russia all'Asia ogni anno vengono coinvolti un milione di nuovi bambini in un affare di cinque miliardi di dollari.
Sono soprattutto le bambine tra gli otto e i sedici anni, ma in alcuni casi la media si abbassa fino ai quattro.

Nel Nordest brasiliano e in zone della Thailandia settentrionale ci sono villaggi privi di adolescenti, trasferitisi tutti nelle periferie delle grandi città e coinvolti nel giro della prostituzione.
In molti casi si può parlare di vera e propria schiavitù. La bambina, che finisce in un bordello, è costretta a pagare un vero e proprio riscatto. Il debito viene imposto dal tenutario e il conto si allunga con la spesa dei nuovi vestiti, degli alimenti e nel caso di malattie di medicine fornite dallo stesso proprietario. È facile comprendere come per molte di loro spesso non ci sia via d'uscita.

La prostituzione minorile è strettamente legata al turismo sessuale, una delle maggiori industrie in espansione nei paesi del Terzo mondo. Se da un lato l'offerta, per le terribili condizioni di vita, è in crescita, dall'altro è in forte aumento la domanda.

Così la prostituzione minorile diventa per i governi uno strumento per procurarsi valuta straniera e ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti.

Dalla Cambogia all’Italia la differenza sta solo nel guadagno, lasciamo perdere i valori, quelli non ci sono in entrambe le situazioni. Forse meglio vendere che sfruttare?

Bisogna chiedersi cosa spinge le persone a comprare un bambino.

Un figlio è un dono, ma sempre più spesso viene considerato un diritto e quindi qualcosa che può essere comprato ed "utilizzato".

27/10/2004





        
  



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