Magari non ha influenzato più di tanto l'esito elettorale, ma quel giornalino diffuso dall'amministrazione comunale precedente, condotto dall'attuale sindaco Giovanni Basso, allora candidato sindaco, la sua parte l'ha fatta.

Un giornalino, pieno zeppo di foto per un totale di poco meno di 90 pagine, con un unico testo "promozionale" del primo cittadino: è questo l'oggetto del contendere.

O meglio, è questo il frutto di un comportamento tenuto in violazione delle regole.

Ciò, infatti, ha deciso il tribunale che ha obbigato il sindaco Giovanni Basso a pagamento di una somma di trecento euro. Una somma non irrisoria se si guarda al valore economico, ma la certificazione di un comportamento tenuto fuori dalle regole.

E che si trattasse di una violazione Aronne Perugini - attuale capogruppo di minoranza e a suo tempo candidato sindaco avversario di Basso - lo aveva detto fin dall’inizio quando, a dieci giorni dalle elezioni, venne messo in circolazione l’ultimo, singolare numero del notiziario comunale.

Ora che la violazione è stata accertata, e che le responsabilità del primo cittadino sono venute a galla, tanto da vedersi inflitto il pagamento di trecento euro, Aronne Perugini non si esime dall’intervenire sulla vicenda di quel notiziario comunale fatto di sole foto e di un testo di presentazione del sindaco.

“Il 29 maggio segnalavo la violazione della legge da parte del sindaco uscente e candidato sindaco Basso - rammenta Perugini - violazione palese visto che si andava contro le regole che fanno divieto all’amministrazione pubblica, dai comizi elettorali fino alla chiusura delle operazioni di voto, di ogni attività di comunicazione che potesse in qualche modo pubblicizzare l’attività amministrativa e il candidato. Cosa che invece, con quel giornalino, ritenevo fosse fatta in maniera spudorata”.

E arriva ai tempi d’oggi. “Oggi apprendo che il sindaco è stato riconosciuto colpevole - prosegue scendendo nei dettagli - ma vorrei che fosse chiaro che non si può minimizzare il tutto facendolo passare come una multa, lasciando intendere che si tratti di una sanzione amministrativa. Da quanto recepito dal segretario comunale mi par di capire che si tratterebbe di un decreto penale di condanna che ha come antecedente un reato penale. Cosa piuttosto grave, direi. Il decreto penale di condanna evita il dibattimento su richiesta del pubblico ministero e viene previsto per evitare di ingolfare i tribunali per reati che non prevedono pena grave e per i quali è palese la colpa del reo. Per quest’ultimo il vantaggio è l’applicazione di una pena decurtata della metà e può decidere o di pagare, ma resta comunque un precedente penale, o di fare opposizione. In questo caso il tutto si trasforma in un procedimento ordinario e si va in tribunale. A quanto par di capire il sindaco, riconosciuto come reo, intende fare opposizione. Ben venga il relativo procedimento!”.

Ciò che preme di più a Perugini è l’aver dimostrato che “...la campagna elettorale è stata portata avanti in modo spregiudicato, in barba alle regole - incalza - ed anche se ciò non ha influenzato l’esito elettorale, è comunque un dato di fatto che si sia operato in modo scorretto, cosa che sosteniamo da sempre e alla quale gli amministratori sono piuttosto avvezzi”.

Inoltre, Perugini solleva l’aspetto economico della questione. In una interrogazione del 24 settembre chiede che si faccia chiarezza - cosa non fatta a suo tempo - in merito ai costi dell’operazione e alla relativa copertura finanziaria. “Chiediamo all’assessore che dovrà risponderci in consiglio di dire come stanno realmente le cose”.