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Errare humanum est… storia di un microchip!

| MODENA - Tutto cominciò quest'estate, quando una persona, che di mestiere si occupa da anni del recupero di animali (leggasi accalappiacani), ci comunicò il ritrovamento e il conferimento di una giovane cagnolona al canile locale...

di Raffaela Millonig*

...la giovane bau-bau fu sottoposta al rituale controllo:

salute: così, così…
tatuaggio: no
microchip: sìììììììììì!

L’accalappiacani si segna il numero rilevato dal lettore e comincia a controllare le banche dati regionali online: Emilia Romagna, Lombardia, Veneto… nulla!

Così ci contatta il 14 luglio e spiega l’accaduto, comunicando la lettura del microchip e confermando a voce, dietro nostra esplicita richiesta, la correttezza dei dati. E’ il microchip col numero: 982001902255275.

Aspettiamo che le ricerche continuino e l’accalappiacani ci conferma durante varie telefonate che il microchip è quello che ci ha comunicato inizialmente e che, anzi, la lettura è univoca anche se effettuata con tre lettori diversi. Tutti e tre riportano la stessa sequenza di numeri.

Chiediamo che ci venga data conferma per iscritto, rivolgendoci con varie e-mail anche ad un volontario del canile, non si sa mai... Non riceviamo mai risposta.

La nostra redazione incomincia a cercare di propria iniziativa. Per la zona di ritrovamento segnalataci, è un codice inusuale e né l’accalappiacani, né altre persone interpellate via internet ne conoscono il produttore.

E per le mani abbiamo anche un altro codice: il microchip di una Yorkshire ritrovata a Firenze (la storia di Titina sarà disonibile a breve) e che delle amabili persone vorrebbero restituire ai legittimi proprietari, se solo fosse possibile ritrovarli – perché anche in questo caso il chip non è stato registrato da nessuna parte.

Passa il tempo e i cani sono lì che aspettano di venire identificati…
Visto che bisogna andare per esclusione… decidiamo di chiamare la Merial. Scriviamo una lettera inviandola via e-mail e ci rispondono in giornata. Velocissimi e gentilissimi ci comunicano che uno dei due chip è in effetti di loro produzione mentre il secondo potrebbe essere di un altro produttore: la ditta francese Allflex, rappresentata in Italia dalla OPIVI di Milano.

Scriviamo alla ditta OPIVI, è il 6 agosto. Ci rispondono in giornata, avvisandoci che quello non è un loro microchip ma che hanno notato un particolare. Hanno consegnato alla ASL di Senigallia un microchip con una sequenza identica ma invertita di sole due cifre, è il 982009102255275. Che qualcuno si sia annotato male il codice del microchip? La lettera si chiude avvisandoci gentilmente che l’azienda sarà in ferie fino al 16 agosto.

Torniamo a chiamare l’accalappiacani: no, no, no, lui non si è sbagliato! Come osiamo mettere in dubbio quello che ci dice? Ribadisce che la lettura è stata fatta anche con apparecchi diversi, torna a prendere il foglio con gli appunti: il codice è quello che ci ha dettato. Controllo incrociato: glielo rileggiamo a voce. Nessun errore di battitura. In tutte le telefonate, ci teniamo a precisarlo, siamo sempre stati cortesi e non abbiamo messo in dubbio la persona. Ci mancherebbe!

Arrivano le vacanze ma rimane il dubbio e continua a roderci il tarlo… e quel che è peggio: la vispa cagnetta è ancora al canile.

Ai primi di settembre decidiamo di accantonare il buon senso e quello che tutti ripetono: non esiste margine di errore nella codifica!

E se avesse sbagliato invece proprio la macchina che ha creato e codificato il microchip? Cosa dicono le statistiche in merito? Dicono che le macchine sono infallibili.

Quasi a malincuore chiamiamo la ASL di Senigallia – a costo di renderci ridicoli - ma a questa storia bisogna andarci fino in fondo... Sarebbe troppo facile non voler affrontare un problema, sempre che ci sia!

Gentili ci rispondono, gentilmente ci mettono a disposizione un indirizzo e-mail a cui scrivere, gentilmente ci richiamano dopo aver letto i dati e compreso l'importanza della nostra richiesta. Abbiamo mandato loro la nostra classica scheda segnaletica e coincidenza vuole che quasi tutti i dati tornino con il cane a cui la ASL aveva applicato il chip: tipologia animale, sesso, taglia, pelo, manto, più o meno anche l’età che comunque rimane presunta. Risulta essere stata accalappiata il 19 giugno e data in adozione il 25 dello stesso mese. L’unica cosa che non torna sono quelle due maledette cifre invertite del microchip…

Rimaniamo d’accordo che ci richiamano così come hanno notizie da parte del proprietario. E sono persone serie perché dopo poche ore ci richiamano: E’ PROPRIO LEI, combacia anche la località di smarrimento/ritrovamento!!!

Chiamiamo l’accalappiacani che sta per partire a sua volta per le vacanze con la buona notizia: veniamo accolti a male parole, ci sentiamo dire che è impossibile che si tratti dello stesso cane… visto che il microchip non torna!
E dalli…

Ma la gratitudine non è da tutti, né sempre di questo mondo quanto è altrettanto vero che l'ingratitudine è vissuta solo da pochi meschini.

Intanto però abbiamo scoperto almeno quasi tutta la verità ma se anche il caso della cagnolina si è chiuso, rimane aperto quello del codice e rimane sopratutto l’inquietudine: ma questi chip sono sicuri o no? O c'è anche un minimo margine di errore? Il caso di 1:1.000.000.000?

Basterebbe saperlo per evitare con facilità spiacevolissime conseguenze anche in futuro. Un milionesimo di errore diventa gestibile se lo conosci, se lo sai affrontare...

Così a Senigallia viene scaravoltato un intero canile, si controllano, una ad una tutte le partite di microchip e si controllano anche tutti gli animali a cui il codice nel frattempo è stato applicato. E nessun codice risponde in modo anomalo alla lettura! Il responsabile del canile è così disponibile da inviarci anche copia della documentazione originale che accompagna il microchip.

Rimane l'ultima deduzione plausibile: se a valle l’errore non c’è, non può che essere a monte! Nel frattempo, all’insaputa della OPIVI avevamo anche contattato direttamente la Allflex. Stesso esito: ma siete sicuri che qualcuno non abbia trascritto male le cifre? E la Allflex, posta davanti al problema, si esprime in modo inequivocabile: se l'errore c'è, non importa commesso da chi, è giusto che si sappia, per potere agire in modo coerente ed evitare spiacevoli conseguenze in futuro.

Alla fine, per un ultimo, puntiglioso scrupolo scriviamo al responsabile del canile dove lavora l’accalappiacani chiedendo di confermarci per iscritto la lettura del codice… visto che prima della sua dipartita per le vacanze non era stato mai comunque possibile ricevere una nota scritta da parte dell'operatore stesso.

Aspettammo un bel po’ e ci vergognammo pure per la nostra richiesta ma la regola è sempre quella, unica e inconfutabile: certe cose è bene metterle per iscritto!

E finalmente qualcuno si prese la briga di effettuare una rilettura accurata, di ricontrollare tutte le cifre e di riverificarne la sequenza… il lettore riporta in modo chiaro il codice così come comunicato da: Allflex, OPIVI e ASL di Senigallia.

Ci sono voluti due mesi e mezzo e la collaborazione di tante persone in gamba ma era l'unico modo per avere delle certezze!

E qual è la morale?
I microchip sono sicuri ma controllate sempre che TUTTE le trascrizioni siano conformi alla realtà!
E controllate SEMPRE tutte le 15 cifre, non limitatevi a verificare solo le ultime… che non si sa mai! ;-)))

Un ringraziamento personale a tutti e soprattutto alla disponibilità delle seguenti persone (rigorosamente in ordine alfabetico) che in questi mesi hanno dato piena prova della loro professionalità e disponibilità:

Alessandro Rigolin – OPIVI
Bruno Kirstgen – Allflex
Gregoire Wambergue - Responsabile Vendite per l'Italia di Allflex Europe
Rodolfo Colpo - Merial
Vinicio Franceschetti – ASL di Senigallia

*di Animali Persi e Ritrovati

15/10/2004





        
  



5+5=

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