“Verba volant scripta manent, regola inflessibile quando si tratta di pretese nei confronti della pubblica amministrazione”. A parlare è Carlo Popolizio, diregente del Settore Affari Legali del Comune di Porto San Giorgio: “Pretese di compensi professionali per prestazioni rese a favore dell’ente non suffragate da contratti scritti non sono una novità per il nostro Comune”.

 

E’ di questi giorni la sentenza della suprema corte di cassazione (n.11966/2004) che vede ancora una volta confutare le pretese creditorie di un progettista per un ammontare di circa 150.000 €.

 

La questione risale al 1989 quando il Comune decise di progettare la sistemazione del lungomare gramsci. L’incarico fu affidato ad un professionista capitolino ma la progettazione non ottenne mai l’approvazione da parte della Regione per contrasto con la normativa urbanistica regionale (p.p.a.r). Nonostante ciò, il professionista pretese il suo compenso e  riuscì ad ottenere dal tribunale di fermo un decreto ingiuntivo per svariati milioni, che il Comune, per evitare il pignoramento, pagò.

 

Il Comune, nonostante il pagamento, si oppose innanzi il Tribunale di Fermo a detto decreto ed ebbe la meglio. Il professionista impugnò la sentenza presso la Corte di appello di Ancona ove con sentenza n. 284/2000 subì la seconda sconfitta e venne condannato a restituire  152.167.600 delle vecchie lire oltre interessi legali dal 02.07.1993, oltre spese legali di I e II grado.

 

Non contento ricorse per Cassazione ove con sentenza n.11966/2004 è stata definitivamente decisa la questione. Il Comune aveva ragione e non doveva pagare. Il Comune peraltro, convinto della bontà della sua posizione, aveva già iniziato nel 2001 l’azione di recupero forzato per riprendersi i denari indebitamente pagati. azione che attaualmente e’ nella fase di vendita di alcuni beni immobili pignorati e che, dato l’esito del terzo grado di giudizio, forse il debitore si ravvederà a restituire spontaneamente.

“Pretese di questo genere non sono nuove per il comune di Porto San Giorgio – dichiara ancora l’avv. Carlo Popolizio -. Nel 1999 sfociava in lite innanzi la corte di appello di Ancona l’esosa richiesta di un professionista legale, per un parere urbanistico dallo stesso espresso a favore del comune di Porto San Giorgio. Riuscimmo anche in questo caso a dimostrare l’infondatezza della pretesa e a far condannare il legale anche al pagamento delle spese di lite. Stessa sorte e’ toccata a tre professionisti tecnici non meno di tre anni fa, quando chiesero un compenso di circa 200 milioni (vecchie lire) supponendo di aver progettato le strade collinari del comune. anche in questo caso il tribunale rigettò la pretesa e condannò i tre professionisti al pagamento delle spese legali. La motivazione, analoga a quella della suprema corte di cassazione sul caso recentemente deciso: i contratti con la pubblica amministrazione per poter esser fatti valere innanzi alla legge “devono avere forma scritta”.

Circostanza questa disattesa nella maggior parte dei casi.

 

*Dirigente del Settore