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Raccolta di tartufi: candidati abilitati nella seconda sessione 2004

| MACERATA - La sessione si è svolta presso la sede della Provincia.

Si è svolta presso la sede della Provincia, a Macerata, la seconda  sessione di esami del 2004 per il rilascio dell'abilitazione alla raccolta dei tartufi. Davanti alla Commissione provinciale si sono presentati undici candidati e tutti hanno ottenuto l’idoneità per il rilascio dell’apposito tesserino. Questi i loro nomi: Silvano Venanzoni di Serravalle del Chienti, Luigi Baleani, Marco Pazzelli, Laura Bucossi e Andrea Marchionni (Camerino), Claudio Basilico (San Severino), Francesco Di Antonio (Castelsantangelo sul Nera),  Romina Mosciatti, Claudio Carlini, Primo Raschini, Gianni Scarponi (Macerata).
 
Dall’inizio dell’anno sono complessivamente ventiquattro i cittadini residenti nei comuni maceratesi che hanno ottenuto l’abilitazione alla raccolta dei tartufi, passione che accomuna l’amore per la natura a quella per la buona tavola. Se si è fortunati, la raccolta del tartufo può procurare anche un discreto introito economico, dato l’elevato prezzo di mercato di questo pregiato tubero.
 
Il tartufo.
Il tartufo è un fungo che vive nel sottosuolo in simbiosi con radici di piante. Gli antichi pensavano che i tartufi fossero originati dallo scaricarsi dei fulmini nei pressi degli alberi, in realtà nascono spontaneamente solo sotto alcuni alberi, in particolare querce, salici, tigli, pioppi e ciliegi. Essi  si originano per una coincidenza di condizioni: ambientali, climatiche, naturali. In quelle aree del territorio storicamente più propizie per la nascita del tartufo, è la natura che pensa a far sì che in determinati periodi dell’anno un mix irripetibile di umidità, precipitazioni atmosferiche, esposizione al sole (ed alla luna) renda possibile il miracolo del tubero.
 
Il tartufo è una vera e propria "sentinella ambientale", infatti esso non tollera l'inquinamento, i diserbanti, e quant'altro non rispetti la natura.
 
Le specie più conosciute per uso gastronomico sono: il tartufo bianco d'Alba o di Acqualagna, il tartufo nero pregiato di Norcia, lo scorzone o tartufo nero estivo, il tartufo nero, il tartufo bianchetto, il tartufo nero moscato.

La ricerca 

La ricerca è affidata da sempre al binomio inscindibile tra l'esperienza dell'uomo nell'individuare le piante idonee e l'infallibile fiuto del suo cane che, individuato il punto esatto, scava freneticamente per portare alla luce il prezioso e profumato tartufo. Gli attrezzi del "tartufaio" - così è chiamato il cercatore di tartufi -  sono limitati al minimo: scarponcini robusti a prova di fango, un bastone, utile eventualmente anche per spostare rovi o arbusti, un piccolo zappettino per scavare attorno al tartufo senza danneggiarlo.
 
Per essere in regola con la legge il tartufaio deve possedere un tesserino di riconoscimento che lo abilita alla ricerca nei luoghi in cui è consentita. Egli deve però agire nel rispetto della natura circostante e delle proprietà altrui. Per esempio egli deve rimettere a posto le zolle di terreno vengono rimosse da lui stesso, e prima ancora da cane, per “cavare” il tartufo.

18/08/2004





        
  



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