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Il turismo apre ai disabili

| CUNEO - "Un notevole passo avanti nel settore turistico" di Beppe Tassone*

di Stefania Ceteroni

La notizia è veramente importante e fa piacere riprenderla: stanno per essere organizzati corsi formativi, rivolti agli imprenditori turistici, perché anche in Italia si formino concretamente le basi per consentire ai disabili di usufruire, come hanno pieno diritto, delle opportunità turistiche.
Un turismo aperto ai disabili anche in un Paese che, fino ad ora, non ha fatto molto per mettersi al passo con le altre nazioni. Dalle barriere architettoniche in su, tutto rappresenta una difficoltà per chi già ha dei problemi e le barriere psicologiche sono ben più ostili di quelle fisiche, perché fanno anche male dentro.
 
Ben venga dunque quest’apertura promossa dall’EBIT (l’Ente Bilaterale Industria Turismo) che non fa altro che fotografare una situazione reale e fornire dei validi supporti statistici.
 
In Europa, infatti, sono 50 milioni le persone portatrici di handicap (alle quali vanno aggiunte altre categorie anche solo temporaneamente con difficoltà, quali le future mamme o quelle con i bimbi al primo anno di vita alle prese con le carrozzine e gli anziani della quarta età): l’indagine fornisce un dato quanto mai interessante che deve aver fatto meditare non poco gli operatori del settore.
Secondo il sondaggio, infatti, ben il 72% dei portatori di handicap sarebbe interessato a “fare turismo”, solo lo potesse, il che significa un esercito di quasi 36 milioni di cittadini europei.
Le difficoltà e le barriere architettoniche, unite ad una certa indisponibilità delle strutture, riduce purtroppo a soli 6 milioni il numero di invalidi che riesce a concedersi una vacanza: creare le giuste opportunità oltre ad offrire la sacrosanta possibilità, anche a chi già è tanto sfortunato, di usufruire come meglio crede e può del proprio tempo libero, consentirebbe anche di accrescere il bacino dei “potenziali” turisti.
 
Insomma un affare per tutti!
 
Il dato più confortante viene, però, dalla disponibilità del 63% degli operatori turistici italiani ad adeguare le strutture rendendole idonee ad ospitare persone diversamente abili.
Ora, tanto per essere molto chiari, questo rappresenterebbe un preciso obbligo di legge ed i comuni, in sede di rilascio delle licenze edilizie o delle autorizzazioni commerciali, avrebbero dovuto imporre, trattandosi di pubblici esercizi, l’adeguamento a precisi obblighi di legge, ma si sa come vanno le cose…
 
Ben venga dunque, anche per una ragione di tipo culturale, la disponibilità degli imprenditori ad agire concretamente e delle associazioni di categoria a porre in essere seminari e corsi per approfondire tematiche fino ad ora sconosciute ai più.
 
E’ l’Europa che avanza, un continente che si è notevolmente allargato sotto il profilo geografico e che cerca di omogeneizzare i propri comportamenti in un campo estremamente delicato, ma quanto mai importante.
 
Anche il settore del turismo all’aria aperta deve dare il proprio contributo a questo “cambiamento di pelle”: i campeggi troppo spesso non risultano idonei ad accogliere i portatori di handicap, anche se a volte sarebbero sufficienti solo pochi interventi dal costo irrisorio.
Nel campo della sicurezza, poi, si è molto distanti dal rispetto di norme che esistono e che sono precise.
 
Il dramma del campeggio di Soverato è ancora negli occhi e nei cuore di tutti e deve servire da monito e da impulso per impedire che simili tragedie abbiano ripetersi.
L’organizzazione di questi corsi, che c’è da augurarsi si estendano a tutte le regioni, sta dando risultati più che soddisfacenti.
 
Il vicepresidente dell’EBIT Toscana Andrea Giannetti, ad esempio così commenta per “Italia Oggi” la novità: “Da questa indagine si evince che esiste un’alta percentuale di albergatori, adv e tour operator che vuole adeguare i propri prodotti o servizi in modo non solo da allargare l’utenza turistica, ma anche per realizzare una cultura dell’ospitalità che fino ad oggi, almeno in Italia, ha registrato molte carenze. Un successo potenziale per questi corsi, che sono stati avviati da anni in Toscana, col risultato di aver prodotto, solo nello scorso anno, oltre 300 ore formative e 250 addetti formati secondo le esigenze della disabilità”.
 
Parole importanti e fatti concreti: la speranza è che, veramente, si sia voltata pagina e che si apra, anche nel nostro Paese, un capitolo nuovo.
 
Anche lo stato, peraltro, deve intervenire, promuovendo attraverso le autonomie locali corsi, favorendo finanziamenti per l’adeguamento delle strutture e ricordandosi anche degli utenti e del loro diritto, costituzionalmente sancito a sentirsi cittadini nello stesso modo e con i medesimi diritti di quanto non hanno necessità di una carrozzina o di un bastone bianco per muoversi.
 
La legge sull’agevolazione dell’IVA nell’acquisto degli autocaravan ad esempio, giace (parola adeguatissima) da troppi anni in Parlamento: un colpo d’ali sarebbe auspicabile.

Se non sono il cuore o la morale ad essere da impulso, lo siano almeno i dati forniti da questa statistica: 36 milioni di persone (oltre a chi di loro si occupa) costituiscono una realtà di tutto rispetto, anche sotto il profilo economico ed occupazionale.

* Camper Club La Granda

16/07/2004





        
  



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