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Di Nuove megalitiche librerie

| Il parere di Renato Novelli sulla possibile apertura di una grande libreria nel centro di San Benedetto

di Renato Novelli

Vorrei esprimere il mio iper - disaccordo con la posizione del sindaco Martinelli, secondo il quale, l'apertura di una mega vendita di libri usati e di giacenze invendute delle case editrici, best seller e anche altri libri, al posto dell'Upim nella via che porta alla stazione, sia un fattore positivo di rivitalizzazione del centro.(IL Resto del Carlino, Giovedì 18 Settembre.). Sono tre volte in disaccordo:come lettore di libri, come cittadino, come abitante del centro (anche se non commerciante).

Come lettore penso che San Benedetto abbia librerie molto qualificate dove si può trovare una merce ormai molto rara (ed anche Caro Sindaco, ricercata da fasce di compratori): la consulenza del libraio, la ricerca del libro, la competenza. Tutte doti che i lettori apprezzano. Se Lei si facesse informare sui dati di acquisto e lettura nella nostra città, scoprirebbe il mercato che insiste sulla nostra città è un mercato qualificato.

Mi capita qualche volta di chiedere libri mirati, di grande importanza e anche di grande costo. A San Benedetto se ne vendono copie più che in ogni altro centro delle Marche, Ancona e Pesaro compresi. Un testo come "Sale. Una biografia" cioè un saggio di storia e antropologia dell'alimentazione ha venduto 60 copie in una sola libreria della nostra città. L'opera omnia di Heidegger, filosofo popolare ma certamente non facile. Anche l'edizione critica di Walter Benjamin curata da Giorgio Agamben ha venduto le sue brave copie.

La nostra Biblioteca comunale è la più visitata della Regione ed è anche, aggiungo io, la più vissuta piena di anziani e di giovani. Tutti lettori che non comprano libri dal colore delle copertine o al mq. per riempire scaffali (amo talmente i libri che penso che non ci sia niente di sbagliato anche a comprarli per arredamento). Il numero dei lettori della fascia alta costituiscono il 30% del mercato. Ma comprano molto di più. Se non vogliamo regalare quelli che vivono nel territorio dove  San Benedetto è collocata, dobbiamo garantire il servizio di qualità senza perdere anche la clientela dei libri a chili o dei best seller.

L'apertura di mega negozi attraverso investimenti di grandi concentrazioni, non garantisce affatto la rivitalizzazione del centro cittadino, ma porteranno alla sua ulteriore desertificazione. Perché queste iniziative più che al mercato sono legate alle esigenze della comunicazione (iniziative che fanno parlare), della finanza (liquidità rapida o altro), della pubblicità. Raramente hanno successo nel mercato locale. Questi centri vendita feriscono come coltelli l'assetto delle zone centrali, portano in vie vecchie e dense di significati simbolici la riproduzione dei super  mercati delle estreme periferie e producono solo scenografia senza risultati.

Il centro di San Benedetto può essere rivitalizzato solo se lo si libera dai confini angusti che ne limitano le relazioni spaziali e culturali potenziali. Bisognerebbe romperlo verso il paese alto e verso il mare in termini spaziali per renderlo il capofila di  un sistema di centri significativi dei paesi del territorio collegati culturalmente e funzionalmente senza nessuna logica di accentramento.

Una rete di negozi di qualità, di servizi efficienti, di imprese commerciali qualificate e sofisticate, rivolte a segmenti di mercato articolati e altrettanto sofisticati, dovrebbe fare da supporto ala sistema dei centri storici. Dall'antiquariato bibliofilo, alla novità del E Book, passando per il 30% del mercato consapevole, fino ai "non libri" presentati da Costanzo, che si consumano in un giorno.
Dalle librerie presenti, al premio del Tascabile, dalla Biblioteca Comunale alle altre biblioteche dei comuni vicini, un patrimonio di conoscenze ed esperienze ci potrebbero candidare ad diventare nel mondo dei libri un centro di rilevanza nazionale.

Ma non accadrà. Come la costruzione della doppia corsia del lungomare negli anni sessanta fatta quando il modello del turismo di massa era all'inizio della sua crisi e richiedeva servizi più attenti all'ambiente , come l'espansione della città portata avanti quando altri facevano già piani regolatori attenti alla vivibilità, anche questa volta ci schiereremo per novità già vecchie distruggendo quanto di positivo abbiamo accumulato senza nemmeno accorgercene. Niente paura, per dirla con un dolente ironia come dice un mio amico di Ripatransone, anche il Titanic affondò con tutte le luci accese e bellissime.

20/09/2003





        
  



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