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Droga, è allarme rosso

| Non si possono più ignorare la diffusione dell'uso degli stupefacenti e le trasformazioni del fenomeno.

di Ettore Picardi

Non è mia abitudine né il catastrofismo né l'eccesso moralistico. Tuttavia l'amore per la verità ed un vivo senso di angoscia mi impongono di lanciare un grido di allarme forte e chiaro. L'uso e l'abuso di sostanze stupefacenti ha raggiunto livelli incredibili nelle nostre città e nelle nostre provincie. Gli studi, le statistiche e le impressioni di chi, come chi vi scrive, lavora in materia sono inequivocabili. Siamo ai massimi storici per numero di consumatori, tossicodipendenti, qualità e tipologia dell'offerta di sostanze, precocità dei soggetti coinvolti.
La prima riflessione che mi pare opportuna riguarda le modalità del fenomeno. La gran parte  di esso riguarda l'uso di droghe ritenute controllabili e non devastanti.

A differenza dei tradizionali eroinomani gli odierni consumatori di cocaina, ectasy e quant'altro sono poco visibili. Non camminano allucinati per strada, non subiscono il disprezzo dei passanti e l'emarginazione dalle famiglie e dalla società. Sono una gran massa silenziosa ed inconsapevole che danneggia in modo lento ed invisibile il proprio fisico e la propria psiche. Intendiamoci, i "tossici" classici esistono sempre, non sembrano neppure in diminuzione, ma sono la punta di un gigantesco iceberg che incombe.

Per questa minor visibilità del fenomeno e per una cultura prevalente o comunque diffusa, che banalizza e tollera il fenomeno, assistiamo all'esplosione di una cultura dello "sballo" che determina un degrado senza precedenti. L'uso di droghe c.d. leggere, ma soprattutto di pasticche anfetaminiche e cocaina, rigurda percentuali importanti di giovanissimi. Scuole, caserme, locali pubblici sono invasi da ragazzi che non vedono l'ora di fare bella figura e dimostrarsi all'altezza della situazione usando una qualche droga.

La soglia di attenzione si sta abbassando paurosamente ai tredicenni, che già sembrano in alcuni casi a rischio: la situazione sembra precipitare per gli alunni delle scuole superiori, che in percentuali allarmanti sono coinvolti nel fenomeno. Il tutto mentre una chiara politica, proibizionista o meno, manca e le contraddizioni delle leggi in materia restano intatte. Intorno si sentono sempre più voci, anche apparentemente autorevoli,  che banalizzazano i danni ed i rischi. E giovani e non solo giovani continuano a pensare che per divertirsi occorre lo sballo, cioè perdere il controllo delle proprie azioni.

Io non credo che il fenomeno si debba affrontare in modo inconsapevole. Non bisogna pensare che i ragazzi e la gente di oggi siano peggiori rispetto ad altri tempi. Non bisogna invocare il rogo, emarginare e mettere in galera le vittime di questa realtà. Però qualcosa si deve fare: io ad esempio vedo quattro livelli di intervento.Due  dipendono poco da noi, ovvero la lotta internazionale contro i grandi produttori e trafficanti di stupefacenti e poi la riforma della legislazione in materia, che chiarisca per bene cosa voglia e debba fare lo Stato in questo campo.

Peraltro su altri due piani tutti possono agire. Innanzitutto non bisogna pensare che il problema riguardi gli altri. Tutti in un modo o nell'altro possono improvvisamente trovarsi coinvolti. Il dramma avviene proprio perchè sorprende chi non se lo aspettava così vicino e diretto. Tutti dobbiamo informarci ed informare.
In secondo luogo dobbiamo smettere con approcci superficiali: le droghe proprio per essere state definite tali fanno male, in vario modo e grado: soprattutto non ci fanno divertire mai. Perchè monopolizzano gli interessi ed il tempo di chi ci entra.
Forse a questa nostra epoca manca la cultura, la pazienza ed il gusto per il divertimento.

24/03/2003





        
  



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