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Domenica 19 novembre a In Art: quando l’arte tocca le corde dell’anima

San Benedetto del Tronto | Domenica 19 novembre a In Art: partecipazione, coinvolgimento e, soprattutto, intense emozioni.

di Elvira Apone

gli ospiti della serata con il direttore artistico

Domenica 19 novembre, sempre presso il pub Medoc di San Benedetto del Tronto, il secondo incontro della rassegna letteraria e musicale In Art, organizzata dall’associazione culturale Rinascenza con la direzione artistica di Annalisa Frontalini e in collaborazione con Paolo Soriani, ha nuovamente registrato una grande partecipazione da parte di un pubblico attento e coinvolto. Un appuntamento questo, ricco di contenuti, carico di suggestioni e denso di emozioni; una serata in cui quella bellezza, che solo nella vera arte trova la sua più perfetta e compiuta espressione, ha sfiorato tutti con il mistico tocco della sua eternità. In mostra, come per tutto il periodo della rassegna, anche le splendide fotografie di Paolo Soriani, fotografo musicale che ha donato a In Art la sua inedita esposizione fotografica “Di amore e di solitudine”.

L’incontro si è aperto con un interessante e coinvolgente dibattito abilmente condotto dal poeta, avvocato e consigliere comunale Gianni Massimo Balloni che, con acume e profondità, ha invitato gli ospiti ad affrontare uno dei temi forse più difficili e impegnativi: quello della morte. E della morte, ma anche della vita, ha parlato ampiamente la scrittrice e saggista Alice Di Stefano, attraverso il ricordo di sua madre, la scrittrice Cesarina Vighy, autrice del libro “L’ultima estate e altri scritti” (Fazi Ed.), presentato durante questo secondo incontro di In Art. Un libro che ha stupito, ha commosso, ha emozionato, ha invitato e invita tuttora a riflettere non solo sulla morte, verso la quale Cesarina Vighy, giunta ormai alla fine del proprio percorso esistenziale, mostra un atteggiamento di ironico distacco, di scanzonato disincanto, ma anche sulla vita, fatta di momenti vissuti e spesso condivisi con le persone care che, però, non sono riuscite ad accompagnarla per tutto il suo tragitto sulla terra. Un libro che, come ha confermato sua figlia, le ha avvicinate, le ha fatte conoscere meglio, ha permesso loro di superare quel conflitto che aveva caratterizzato il loro rapporto madre-figlia.

Donna esuberante, intelligente, anti-conformista, affascinante, a volte melodrammatica, ma, al tempo stesso, discreta, amante delle arti e soprattutto della letteratura, Cesarina Vighy ha fatto dell’ironia una maschera dietro cui celare la propria sofferenza, quel dolore sia fisico che spirituale con cui si è inevitabilmente scontrata quando, malata di SLA, aveva perso la capacità di muoversi normalmente, persino di usare tutte le dita delle mani. Ed è stata proprio la scrittura a salvarla dalla disperazione, la scrittura che, all’avvicinarsi della morte, è stata, invece, per lei fonte di vita, di conforto, di salvezza. La scrittura come liberazione, ma anche come cura di ogni male, la scrittura come atto d’amore verso se stessa e la propria esistenza, la scrittura attraverso la quale tutto il passato ha ripreso forma e che, come una inesauribile fonte di energia vitale, le ha restituito miracolosamente tutto ciò che le era stato sottratto. “Questa è la storia di una vita in cui ciascuno può proiettarsi” ha affermato Alice Di Stefano: la vita di una donna che fino alla fine dei suoi giorni non si è arresa di fronte alla morte, ma che, al contrario, l’ha “usata” per scavare dentro se stessa, ripescando tutte le emozioni, le sensazioni e i ricordi sopiti in fondo alla sua anima. Un’operazione complessa e sofferta, un viaggio interiore spesso intriso di malinconia e di cinismo, eppure liberatorio, catartico; un percorso di purificazione intrapreso da una donna che troppo spesso, come ha confermato sua figlia, si è sentita inadeguata, ma che, attraverso l’arte, è riuscita a ritrovare se stessa e a dare a tutti anche una grande lezione di vita.

E quello che Cesarina Vighy ha fatto nella letteratura, molti artisti sono riusciti a farlo nella musica, riscrivendo la propria esistenza o proiettandosi verso una nuova, seppure non esenti da quel senso di malinconia che, inevitabilmente, accompagna ogni tipo di addio. Interessanti i riferimenti fatti dai due musicisti ospiti della serata, il violinista Günther Sanin, primo violino dell’Arena di Verona, e il fisarmonicista e pianista Fabio Rossato. Come ha osservato Günther Sanin, compositori come Bartok e Dvorak “hanno scritto sinfonie nostalgiche per il proprio paese, dopo essere emigrati nel nuovo mondo”, dicendo, quindi, addio a una vita che non sarebbe più tornata; come ha ricordato Fabio Rossato,” esiste una sinfonia di Čajkovskij, “La Patetica”, in cui lui ha cercato di fare qualcosa di simile a quello che Cesarina Vighy ha fatto con il suo romanzo, pensando, cioè, alla propria morte, anche se la musica va interpretata perché utilizza un linguaggio più difficile da capire se il musicista non lo spiega”. Entrambe, però, riescono a toccare le più profonde corde del cuore; entrambe, come ha osservato Gianni Balloni, esprimono le più intime sensazioni dell’anima, proprio come hanno fatto Cesarina Vighy con il suo romanzo e i musicisti Günther Sanin e Fabio Rossato con il loro meraviglioso “Omaggio al Caffè Concerto”, una reinterpretazione più moderna e personale di opere classiche, vecchie melodie e note colonne sonore; una nuova “scultura compositiva”, come lo stesso Fabio Rossato ha definito la propria rivisitazione di Libertango di Astor Piazzolla, uno dei brani che il pubblico di In Art ha avuto l’onore di ascoltare durante il concerto di domenica sera.

Un concerto carico di energia e di calore, in cui le dolci e malinconiche note del violino di Günther Sanin hanno accompagnato con grazia ed eleganza le melodie disegnate dal suono dei tasti della fisarmonica di Fabio Rossato o da quelli del pianoforte; talento, virtuosismo, maestria, padronanza, passione e amore per la musica si sono fusi domenica sera a In Art, intrappolati tra le corde del magico violino di Günther Sanin e tra i preziosi tasti della fisarmonica di Fabio Rossato, per dare vita a una tra le più stupefacenti e straordinarie performance musicali.

Una serata di alto livello, in cui la letteratura e la musica di qualità hanno saputo regalare emozioni autentiche e indimenticabili, di quelle che penetrano negli angoli più nascosti dell’anima, imprimendole quel marchio incandescente che riesce a illuminarla e ad accenderla. E a cambiarla per sempre.

 

 

21/11/2017





        
  



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